Gli effetti del “patto di stabilità” sulle imprese di costruzione

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Ance Udine Roberto Contessi foto Gasperi 1Indagine di Ance Udine. Contessi: “situazione esplosiva, si è verificato il blocco delle attività edilizie in Regione”

Il direttivo dei costruttori edili di Ance Udine guidato da Roberto Contessi, si è riunito presso la sede di Confindustria Udine per valutare le conseguenze dei vincoli del patto di stabilità che dal 1 gennaio 2013 stanno creando un vero e proprio blocco delle attività edilizie in regione e degli investimenti degli Enti Locali.

La situazione è esplosiva in quanto – riferisce Contessi – “le imprese stanno pagando le conseguenze di un patto scellerato e dai risvolti imprevedibili”. “Siamo all’assurdo che oggi le imprese rischiano di trovarsi in difficoltà non più per il cumulo delle posizioni debitorie, bensì per il sommarsi di crediti non onorati dalla pubblica amministrazione”. Così come l’automotive, anche il settore edile paga duramente il prezzo di scelte fiscali scellerate perpetrate dal governo dimissionario di Mario Monti, che ha pagato duramente pegno nelle urne per i suoi 15 mesi di pessima amministrazione del Paese.

Il direttivo di Ance Udine ha anche promosso un’indagine per rilevare l’esatta portata dei mancati pagamenti o del mancato avvio dei lavori, “affinché si passi, e con celerità, dalle parole ai fatti”. Nell’indagine oltre agli importi dei mancati pagamenti per lavori già correttamente eseguiti e fatturati, sono rilevati anche i numerosi casi di mancata consegna dei lavori e di mancato avvio del cantiere a fronte di contratti già aggiudicati. Infine rilevano anche i casi in cui le singole stazioni appaltanti, pur avendo già avviato le procedure di gara per l’affidamento dei nuovi lavori, stoppano tutto, rinviando sine die la prosecuzione dell’iter amministrativo.

Di fronte ad una situazione così complessa e preoccupante, tutti i componenti della filiera delle costruzioni si stanno mobilitando, dall’amministrazione regionale al mondo politico in genere, dai singoli comuni ai rappresentanti di categoria, dall’Anci all’Upi, dalle categorie economiche al mondo delle professioni, e “tutti sono concordi nel denunciare il pericolo di blocco e nell’invocare correttivi che a tutt’oggi, al di là di singoli annunci, non sono stati ancora adottati e resi operativi, con la conseguenza che i committenti pubblici tuttora non pagano e le imprese falliscono” sottolinea Contessi.

L’emergenza in Regione è scattata da quando con l’esercizio 2012 è stato introdotto il cosiddetto saldo di competenza mista che obbliga l’ente pubblico a pagare solo quando sussiste la coincidenza nell’anno tra incassi e pagamenti. “Condizione che nei lavori pubblici finanziati da mutui si realizza raramente in quanto gli introiti per la realizzazione degli investimenti sono sempre precedenti all’avvio dei lavori che poi verranno realizzati negli esercizi successivi. A titolo di esempio, in questi giorni sono stati diffusi i dati relativi al bilancio del comune di Udine, con residui pari a 60 milioni di euro che, nell’anno in corso, potranno essere spesi solo per un ammontare complessivo di 8 milioni” dice il presidente di Ance Udine.

Secondo Contessi è importante rendere operativo quanto stabilito dalla Giunta regionale per riequilibrare la situazione e procedere anche ad una rinegoziazione del “Patto di stabilità”, sottraendo le risorse che la Regione trasferisce agli enti locali per investimenti in conto capitale.

I costruttori edili friulani di Ance Udine stanno comunque verificando i comportamenti da porre in essere nel caso permangano situazioni di difficoltà, anche alla luce dell’entrata in vigore della direttiva comunitaria sui pagamenti della pubblica amministrazione e delle conseguenti sanzioni a carico del committente inadempiente.

Se lo Stato non si dà subito una mossa, rischia, oltre al danno derivante dalla chiusura di aziende sane per mancanza di commesse bloccate per insipienza di una classe di governo inesistente, pure la beffa di pagare sui propri errori anche gli interessi, andando così ad ingrossare un debito pubblico già sufficientemente mostruoso.