Approda in Consiglio provinciale la battaglia per migliorare la sicurezza sulla strada del Passo Fedaia che unisce Trentino al Bellunese

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Petizione-viabilità-fedaia-Elena-Testor-fassa-dorigatti-ilnordestConsegnata al presidente Dorigatti la petizione dell’Associazione Fassa con oltre 1.200 firme

L’annosa questione della viabilità e della sicurezza del passo Fedaia che collega in Val di Fassa il Trentino al Bellunese, per molti mesi all’anno critica per le continue slavine dalla Marmolada approda ora in Consiglio provinciale di Trento grazie all’iniziativa dell’associazione Fassa che ha raccolto oltre 1.200 firme in calce ad una petizione. “Speron che i la capesce ‘n outa per dutes…” dicono in buon ladino, i referenti dell’Associazione Fassa, con la presidente Elena Testor, con il vicepresidente Francesco Pitscheider e il segretario politico Luca Guglielmi. Gli esponenti di Fassa sono stati ricevuti dal presidente del Consiglio provinciale, Bruno Dorigatti, e dal dirigente del Servizio legislativo, Camillo Lutteri. Nelle loro mani sono state consegnate le 1.200 firme a corredo di una sollecitazione che suona – l’hanno detto Testor e Guglielmi – come una sorta di ultima spiaggia da parte di una comunità esasperata.

Il problema è conclamato oramai dal 13 maggio 2002, data in cui venne firmato un protocollo d’intesa tra provincia di Trento e regione del Veneto, con impegni per la messa in sicurezza della strada provinciale 641, cronicamente afflitta dalle valanghe e da continue chiusure al traffico per molti mesi all’anno, rendendo critica l’attività principe della zona, il turismo, e lo spostamento di molti pendolari.

“Nella scorsa stagione invernale – hanno detto i dirigenti del gruppo politico fassano – le giornate con la strada bloccata sono state 120, non se ne può davvero più dei relativi danni alle attività turistiche. Rocca Pietore, l’Agordino e il Veneto – visti i silenzi dell’amministrazione provinciale trentina – ormai minacciano di rimettere in discussione lo stesso, faticoso accordo sui confini della Marmolada”.

Quello che i fassani – Canazei in particolare – si aspettano, è la realizzazione di adeguate strutture paravalanghe nei 2,2 chilometri più esposti, all’altezza del lago Fedaia. Si tratta di un intervento certamente costoso, ma che è anche precondizione per poter parlare di sviluppo degli impianti di risalita della grande montagna trentino-veneta e di sfruttamento turistico-sportivo dell’anello per lo sci di fondo invernale e per il biking estivo.

Dorigatti – presente anche il consigliere Claudio Civettini (Lega Nord Trentino) che si è più volte attivato sul tema – ha espresso l’apprezzamento per il ricorso allo strumento democratico della petizione, peraltro avvertendo delle sue caratteristiche tecnico-giuridiche. I tempi di qui a ottobre prima delle elezioni per il rinnovo del Consiglio sono molto stretti. In quest’ultimo scorcio della XIV legislatura, le commissioni legislative sono affollate di testi che attendono di essere vagliati. Non si dovesse pervenire alla stesura del previsto documento informativo finale sulla petizione – da inoltrare a tutti i consiglieri provinciali e alla Giunta – la petizione andrebbe incontro alla decadenza per fine legislatura. Ciò significherebbe l’azzeramento dell’iter. Ai promotori, peraltro, in questa fase interessa soprattutto riaffermare l’urgenza del problema, che non può ulteriormente venir rimandato.