Friuli Venezia Giulia, allarme delle cooperative sociali: no a ulteriori tagli o si rischia l’arretramento del welfare

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Giuliana Colussi presidente federsolidarietà friuliveneziagiulia 1Le 166 cooperative aderenti a Federsolidarietà Fvg sono uno dei pilastri del welfare regionale con 6.500 addetti e migliaia di utenti

Le cooperative sociali del Friuli Venezia Giulia rappresentano un pilastro fondamentale del welfare, ma non per questo immune dalle conseguenze delle difficoltà dell’economia regionale.

“Dal 1991, anno della prima regolamentazione normativa – spiega Giuliana Colussi, presidente di Federsolidarietà Fvg – le cooperative sociali sono molto cresciute come numero e qualità dei servizi proposti. Nel 2012, c’è stato un aumento dell’1.6% dei soci (complessivamente quasi 7.000) e dell’1,1% del numero di addetti (complessivamente, 6.500), per 206 milioni di euro di fatturato. Numeri moderatamente positivi che però indicano soprattutto come, dopo vent’anni d’impetuosa e capillare diffusione del fenomeno della cooperazione sociale, ora le difficoltà stiano colpendo seriamente tutto il settore”. E per il biennio 2013-2014 i bilanci mostrano molto spesso il segno meno.

I reiterati tagli agli enti locali, da un lato, e le difficoltà delle famiglie colpite dalla crisi economica, dall’altro, sono i due estremi entro cui si muove il welfare prodotto dalla cooperazione sociale. Una situazione che richiederà anche un ripensamento proprio del modo di fare solidarietà e welfare. Confcooperative-Federsolidarietà, che rappresenta 166 cooperative sociali attive in regione, organizza un’assemblea di riflessione, giovedì 5 dicembre, a partire dalle ore 9.00, presso la Sala formazione della Federazione delle Bcc del Fvg (via Verzegnis, Parco Nord, Udine). “Si rischia davvero l’arretramento del welfare qualora si dovesse proseguire su una strada fatta solo di tagli. Perché già oggi le marginalità delle cooperative sociali sono molto esigue, unite alla particolare complessità gestionale di imprese che vogliono coniugare finalità sociale e buona gestione: per questo le risorse pubbliche non possono subire ulteriori tagli – spiega ancora Colussi -. Basti pensare che, per rendere effettivo il diritto all’inclusione lavorativo, le risorse pubbliche andrebbero addirittura raddoppiate rispetto a quelle, esigue e costantemente sotto attacco, oggi disponibili, secondo le stime di Confcooperative”.