Il Consiglio regionale del Trentino Alto Adige presenta i risultati della riforma dei vitalizi

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Il presidente Moltrer pubblica i dati: risparmiati 9 milioni di euro all’anno. 123 i consiglieri che fruiscono del trattamento

Dopo un lungo tira e molla con punte anche molto polemiche sui media locali tra i politici e le forze sindacali, il Consiglio regionale del Trentino Alto Adige ha mollato la presa e fatto chiarezza sull’entità dei trattamenti pensionistici dei consiglieri regionali, sia prima che dopo la riforma dei vitalizi introdotta nel 2012. Vitalizi, è bene ricordarlo, che molto spesso vanno ad assommarsi ad altri trattamenti pensionistici, visto che quasi sempre i politici eletti in Consiglio regionale provengono da una precedente attività dove continuano ad accumulare i relativi contributi per tutto il periodo di aspettativa.

Il risultato è che chi ha avuto la fortuna di vincere quello che è un vero e proprio terno al Lotto della politica porta a casa un trattamento netto di circa 2.500-2.800 euro netti al mese, con punte anche superiori se si fanno più legislature, situazione solo in parte mitigata rispetto alla riforma, visto che esistono trattamenti di reversibilità decisamente superiori che vengono erogati ai superstiti dei politici locali.

Con la riforma dei vitalizi del 2012, i vitalizi sono stati abrogati e sostituti da una forma di capitalizzazione del capitale versato da ciascun eletto. Proprio la liquidazione effettuata nelle scorse settimane ha destato scalpore, visto che alcuni politici non rieletti si sono visti liquidare cifre notevoli: a guidare la classifica è l’ex assessore Sabina Kasslatter Mur (Svp) con 1,4 milioni di euro, incalzata da Mauro Delladio (Pdl), Mauro Minniti (La Destra) e Hanspeter Munter (Svp) con 1,3 milioni di euro ciascuno. L’ex governatore altoatesino Luis Durnwalder ha portato a casa 919.000 euro per i suoi 30 anni di servizio alla politica, cui s’aggiunge una pensione mensile di quasi 3.000 euro netti al mese, in buona compagnia di Delladio.

A fare chiarezza sugli effetti della riforma dei vitalizi dei consiglieri regionali del Trentino Alto Adige sono stati il presidente del consiglio regionale Diego Moltrer insieme all’ex presidente del consiglio Rosa Zelger Thaler (Svp), responsabile della riforma del 2012. Se ai consiglieri dell’attuale legislatura sono stati azzerati i vitalizi, per quelli della precedente legislatura, il consiglio regionale del Trentino-Alto Adige ha stabilito, con la riforma del 2012, di far confluire le somme spettanti ai consiglieri da una parte in un Fondo famiglia regionale di 50 milioni di euro, e dall’altra in un fondo di investimento territoriale bloccato per cinque anni di 31.665.000 euro, che potrà essere restituito loro totalmente entro il 2021. Rosa Thaler ha anche spiegato che il calo per il futuro della spesa per gli assegni vitalizi e di reversibilità è calcolato in circa 5 milioni di euro l’anno. «La riforma delle indennità – ha aggiunto Moltrer – ha rappresentato un passo importante nella riduzione dei costi della politica». Ma non sufficiente, visto che le cifre in gioco sono ancora eccessivamente rilevanti, specie in considerazione del fatto che queste si vanno a cumulare con altri trattamenti pensionistici. In totale sono 123 i consiglieri della precedente legislatura che hanno contribuito al Fondo famiglia e l’effetto immediato della riforma dei vitalizi ha comportato una ricaduta immediata sulle collettività di 120 milioni di euro.

Per i nuovi consiglieri, con l’inizio della XV legislatura è stata azzerata la normativa in merito ai vitalizi. Per quanto riguarda i vitalizi in essere al momento dell’entrata in vigore della legge e per coloro che avevano maturato il diritto, in base alla normativa allora vigente, è stata applicata l’attualizzazione, in modo tale da risparmiare e creare un accantonamento e istituire un fondo, gestito da Pensplan (il fondo pubblico regionale di previdenza integrativa), volto a finanziare interventi del “Pacchetto Famiglia” della Regione e investimenti nell’economia locale per un periodo di dieci anni. La Legge ha messo in campo 141 milioni di euro: in particolare il Consiglio ha destinato al fondo “Family” la somma di 50 milioni di euro e 31.665.000 sono le quote in capo ai Consiglieri. Inoltre l’operazione ha comportato il versamento di 31.200.000 euro di IRPEF e 6.250.000 euro di IRAP. Ai consiglieri sono stati restituiti nell’immediato 22.110.000 euro, riducendo l’assegno mensile, per coloro che avevano diritto ad un importo superiore e che hanno aderito, a 2.800 euro circa. Insieme alla riforma delle indennità, grazie a questa legge, il risparmio è stato calcolato in circa 9.000.000 di euro all’anno. Dal 2018 gli ex consiglieri avranno diritto a riscattare, qualora ne facciano richiesta, la parte ora bloccata nel Fondo Family per un massimo del 25% della propria quota all’anno.

Nessuno nega che la politica costa e che politici preparati e capaci vadano pagati in modo adeguato, ma qui si va ben oltre il necessario come commenta il segretario generale della Uil-Sgk, Toni Serafini, secondo il quale “abbiamo sollevato già da anni il problema dei costi della politica e soprattutto dei privilegi. Purtroppo è ancora peggio di quello che pensavamo. Così non va. La politica torni ad essere sobria e al servizio del cittadino. La questione previdenziale va affrontata in maniera seria, strutturale e collegata alla normativa Inps», al pari dei trattamenti di tutti i comuni cittadini.

Assegni vitalizi diretti
Assegni vitalizi di reversibilità
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