Crisi aziendali, il Veneto apre il “cantiere della reindustrializzazione”

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tavola rotonda reindustrializzazione veneto 1 1La Regione Veneto, con Veneto Lavoro, Confindustria Padova e la finanziaria Veneto Sviluppo sperimenta nuove politiche attive per la riconversione produttiva e la tenuta occupazionale

Parte dal Veneto, roccaforte manifatturiera martoriata dalla crisi, la sperimentazione di nuove politiche attive per la reindustrializzazione e la tenuta occupazionale.

Sullo sfondo l’obiettivo di portare al 30% del Pil (dal 24,3% attuale) la quota del manifatturiero entro il 2020. Un cambio di paradigma, imposto dalla profondità (e durata) della crisi, deflagrata in casi-simbolo come Electrolux, ma che ha disseminato in cinque anni oltre 7.000 crisi aziendali (1.930 solo nel 2013), bruciato 70.000 posti di lavoro nel manifatturiero e raddoppiato l’indice di disoccupazione (dal 3,5 al 7,5%). E dettato dalla risoluta volontà della Regione e delle parti sociali di dotarsi di strumenti innovativi, non limitarsi a gestire le crisi (salvando il salvabile) ma riconoscerne sul nascere i segnali e prevenirle, preservare valori e strutture industriali e occupazionali imprescindibili, favorire operazioni di riconversione e re-start aziendale, anche attraverso l’individuazione di nuovi investitori, interventi di investitori privati e di acquisizioni dai dirigenti aziendali. Sulla scia dei casi positivi ma ancora isolati di ripartenza realizzati in Veneto, come Zen Fonderie (Pd), Galilei Refrigerazione (Pd), ACC Compressors (Bl).

Va in questa direzione il progetto “Cantiere d’innovazione” presentato a Padova, promosso dalla Regione del Veneto attraverso Veneto Lavoro, in collaborazione con Confindustria Padova e la finanziaria regionale Veneto Sviluppo. Un “cantiere” nel quale sperimentare un modello d’intervento pubblico-privato, che agisce sull’anticipazione dei fenomeni di crisi e la ripartenza aziendale, che punta a qualificare il Veneto come laboratorio nazionale per la reindustrializzazione, riproducibile in ogni settore in crisi o regione a declino industriale.

Il contesto è un’economia regionale in lentissima risalita (+0,8% quest’anno, dopo il -1,6% nel 2013) senza effetti sull’occupazione e ostacolata dalla riduzione del credito. Un tessuto di piccola e media impresa poco capitalizzata e attrezzata a riconoscere i sintomi d’instabilità finanziaria, che da fisiologica può degenerare in patologica. E la necessità di valutare le possibilità di recupero nei casi di crisi, che permettano non solo il salvataggio dell’impresa, ma il suo rilancio.

In questo contesto, sono quattro le azioni sperimentali del “cantiere”, da realizzare entro maggio 2015:

Progettare con il coinvolgimento delle imprese nuovi strumenti di indicatori strutturali e finanziari, necessari a rilevare anticipatamente possibili scenari di crisi (red flag) e le interdipendenze tra fenomeni economici e occupazionali, integrando le fonti dei partner.

Stimolare il cambiamento organizzativo delle imprese e la cultura finanziaria attraverso un modello sperimentale di “formazione-azione” e di conduzione che guidi l’evoluzione della gestione finanziaria.

Facilitare l’accesso agli strumenti di sostegno finanziario consolidando un servizio alle aziende di soluzione dei problemi (anche con competenze manageriali temporanee) per il migliore utilizzo degli strumenti finanziari disponibili, utili al rilancio produttivo e alla tenuta occupazionale.

Facilitare la nascita di nuovi soggetti imprenditoriali dalle crisi industriali attraverso un nuovo modello di relazioni industriali, che definisca processi di risanamento e rilancio nelle situazioni di declino accertate, ove ci sia la possibilità di recupero aziendale, e azioni funzionali a generare manifestazioni d’interesse di investitori privati o l’ingresso in capitale sociale di Veneto Sviluppo, nel caso vi siano le condizioni.

La novità è la convergenza di competenze pubbliche e private nella reindustrializzazione, riorganizzando l’intervento pubblico e concentrando le risorse. Con l’obiettivo di strutturare (e diffondere) i processi di re-start aziendale e di tenuta occupazionale.

«Abbiamo maturato una buona, positiva esperienza durante la crisi nella gestione delle emergenze aziendali e occupazionali – dichiara Elena Donazzan, assessore all’istruzione, formazione e lavoro della regione Veneto -. Oggi, anche con l’innovativo apporto del “Cantiere”, vogliamo ulteriormente perfezionare tale percorso, costruendo relazioni più forti e ancora più incisive tra Regione e parti sociali, sperimentando metodologie nuove e originali. Abbiamo un obiettivo comune: non disperdere il patrimonio industriale del Veneto e anzi rilanciarlo e rafforzarlo come riferimento indispensabile per la nostra terra, la sua economia, la sua identità».

Per Massimo Pavin, presidente di Confindustria Padova, «il rilancio del manifatturiero è la priorità per uscire dalla crisi. Questo progetto segna una discontinuità nell’intervento pubblico-privato e dà un chiaro segnale di fiducia. Riassorbire i danni della crisi non sarà una passeggiata e non sarà per tutti, ma c’è in Veneto la volontà di scelte radicali per la trasformazione e il rilancio del tessuto produttivo. Un sistema che ha perso quasi il 20% dei volumi prodotti, ma che è stato anche capace di aumentare le esportazioni del 30,3% in valore nel periodo 2009-2012. Vuol dire che il destino dell’industria non è segnato. Ma serve una visione di politica industriale, l’individuazione selettiva di aree di intervento ritenute chiave per la crescita, abbandonare una logica solo assistenziale degli ammortizzatori sociali a favore di una funzione di sostegno alla piena occupabilità. Serve una reindustrializzazione del Veneto, arrivare al 30% del Pil manifatturiero entro il 2020 è un obiettivo possibile».

Secondo Giorgio Grosso, presidente di Veneto Sviluppo, «cantiere d’innovazione è sicuramente per noi certezza e sfida insieme. Certezza che le strategie e le scelte assunte dalla Finanziaria regionale in quest’ultimo anno e mezzo, che alla  fine del 2013 ci hanno permesso di agevolare finanziamenti in oltre 10.000 casi industriali, senza contare i successi delle società da noi partecipate, siano quelle più adeguate a far ripartire il sistema impresa veneto. Una sfida, perché se abbiamo scelto di stare al fianco delle imprese venete in questi lunghi mesi, ora siamo chiamati insieme ai nostri partner di progetto a far crescere e rimodernare dove necessario il nostro modello di partecipazioni e di finanza agevolata, perché diventino criteri d’intervento non più riparatori “last minute”, e per questo solo parzialmente utili alle difficoltà dei nostri imprenditori, ma in grado invece di anticipare e programmare le formule di sostegno industriale più all’altezza, complete e durature, tracciando non il percorso più corto per uscire dal tunnel, bensì quello più idoneo a non rientrarci».

Secondo i dati di Veneto Lavoro, dal 2009 al 2013 sono state 7.107 le aperture di crisi aziendali in Veneto, con il picco di 1.930 nel 2013. I lavoratori coinvolti in Veneto sono stati 158.055, con il numero più alto ancora nel 2013. Nei cinque anni “orribili” sono state autorizzate in Veneto oltre 336 milioni di ore di cassa integrazione (336.315.060) tra ordinaria e straordinaria, mentre gli ingressi nelle liste di mobilità sono stati 53.186. Al 31 dicembre 2013 gli iscritti nelle liste di mobilità in Veneto erano circa 22.800, di cui il 45% over 50. Il settore più colpito dalla crisi è stato il manifatturiero (meccanico, legno arredo, sistema moda), che da solo ha perso oltre 70.000 posizioni lavorative. Seguono costruzioni, logistica/trasporti, terziario, pubblico impiego. Dal 2009 al 2013 l’indice di disoccupazione in Veneto è più che raddoppiato: dal fisiologico 3,5 al 7,5% (media primi tre trimestri 2013).