Tavolo Veneto della Moda, appello al Parlamento europeo per sostenere le imprese manifatturiere

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logo tutti uniti per il made in italy moda veneto 116 aprile 2014: “Made in” ad una svolta? Giuliano Secco, neo portavoce del Tavolo: «il voto è vitale e determinante. Il Governo italiano faccia sentire la propria voce ed i nostri eurodeputati non manchino al momento del voto».

«Potrebbe essere il loro ultimo atto da parlamentari europei ma anche l’occasione per “passare alla storia”. Il voto del 16 aprile è vitale e determinante per centinaia di migliaia di imprese che vivono di “Made in Italy” e per i loro dipendenti.

Il presidente del Consiglio Renzi faccia sentire la sua voce e i nostri eurodeputati non manchino al momento del voto!» Questo l’appello accorato lanciato da Giuliano Secco (Confartigianato), neo portavoce del Tavolo Veneto della Moda (il coordinamento che vede assieme, unico caso in Italia, Confartigianato, Cna, Confindustria, Confcommercio e Confesercenti regionali che rappresenta 23.000 imprese: 5.000 industriali, 7.000 artigiane – pari al 20% del manifatturiero – e quasi 11.000 del commercio) agli europarlamentari in vista del voto previsto il 16 aprile al Parlamento europeo per l’approvazione del regolamento comunitario sulla sicurezza dei prodotti destinati ai consumatori che, all’articolo 7 introduce l’etichettatura d’origine obbligatoria per i prodotti commercializzati nella Ue.

«La misura adottata dalla Commissione UE, ed in attesa del via libera definitivo dal Parlamento, che introduce l’obbligo dell’indicazione di origine sia per i Paesi Ue sia per tutti gli altri – ricorda Secco – è, in parte, il risultato della grande pressione fatta sul tema dal nostro Tavolo di Coordinamento che, in occasione dell’incontro avuto a Bruxelles il 24 novembre 2011 con il Commissario europeo Antonio Tajani, ha avanzato la proposta di una regolamentazione comunitaria che imponesse l’obbligo del “Made in” sui prodotti di importazione extra UE, in una logica di reciprocità e di comprensione dell’importanza che l’origine dei prodotti ha per il consumatore che li acquista, rispettosa delle norme internazionali ed accompagnata da strategie consapevoli dell’importanza dell’intera filiera della moda».

Secondo Secco «ora il voto di metà aprile è l’ultima chiamata perché, rendere obbligatoria l’indicazione d’origine significa tutelare a costo zero l’eccellenza, la qualità, l’artigianalità e il saper fare italiano che rende il “Made in Italy” unico in tutto il mondo e trova nell’export linfa vitale per la propria sopravvivenza. Una mancata legislazione a livello europeo provoca danni enormi alle imprese manifatturiere, non solo italiane: la concorrenza sleale dei paesi emergenti ad esempio danneggia le imprese, oltre a mettere a rischio il valore di una tradizione e di una originalità secolari».

Di qui l’appello agli europarlamentari veneti Berlato, Bizzotto, Cancian, Fontana, Gardini e Scottà in prima fila a dire “SI” all’articolo 7 del regolamento adottato dalla Commissione Ue.

Il Sistema Moda Italiano è indiscutibilmente uno dei comparti economici di maggior peso ed importanza del nostro Paese, produce un valore aggiunto di 27,4 miliardi di euro che si traduce nell’11% del valore aggiunto dell’intero manifatturiero italiano. La bilancia commerciale del sistema moda è positivo per 16 miliardi di euro, per un export che vale il 12% del totale dei ricavi internazionali italiani. Il sistema moda impiega 620.000 addetti, all’interno delle imprese artigiane ed industriali (che valgono il 37% del totale europeo), ed oltre 450.000 nel commercio.