Bard, no al nuovo PSR del Veneto

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bard belluno 1Il movimento autonomista bellunese contrario all’eccessivo allargamento dell’area montuosa anche alla Pedemontana

Il Movimento B.A.R.D. (Belluno Autonoma Regione Dolomiti) si pone in netto contrasto con i contenuti del Piano di Sviluppo Rurale (Psr) approvato dalla Giunta Regionale del Veneto con delibera n. 94 del 11 giugno 2014 perché le aree classificate montane, come delimitate nella tabella a pag. 10 del documento, finiscono per ricomprendere non solo le aree svantaggiate della Provincia di Belluno e delle altre zone alpine, ma anche buona parte dell’area collinare e pedemontana veneta, come i comuni di Malcesine, Negar, in parte anche Verona, Marostica, Caltecucco, Monfumo, Valdobbiadene, Refontolo fino a Vittorio Veneto, verosimilmente secondo il Bard, non tra le più bisognose di aiuto in campo agricolo.

Per gli autonomisti bellunesi «considerato che il metodo di individuazione di tali aree montane viene definito in poche righe alle pag. 313 e 314 sotto il titolo di “informazioni specifiche” e questo modo di operare non offre nessuna garanzia che le risorse in campo agricolo riservate dall’Unione Europea per le aree montane arrivino effettivamente alle aziende che operano nelle aree svantaggiate e accertato che la struttura burocratica regionale di non riconoscere le istanze della montagna privandola delle risorse e delle misure indispensabili per il rilancio della nostra economia e che nessuna delle richieste a suo tempo avanzate dal mondo agricolo e dalla società bellunese è stata accolta, s’invitano le associazioni di categoria a mobilitarsi per contrastare l’approvazione di tale Piano che non tutela gli interessi della nostra gente che vive e lavora in montagna». Non solo: il Bard «chiede anche e fermamente ai nostri consiglieri regionali di bloccare, con ogni azione possibile, la ratifica in Consiglio di tale documento».

Da questa vicenda, e dal fatto che le istanze del Bellunese sono state sostanzialmente disattese, il Bard arriva alla conclusione che ciò “dimostra una volta di più l’immediato bisogno della nostra Provincia di staccarsi completamente dal contesto amministrativo del Veneto da sempre incapace di riconoscere alla montagna quanto gli spetta di diritto».