Immigrati e tutela della salute pubblica, Veneto e Friuli Venezia Giulia all’erta

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immigrazione operazione mare nostrum 3Registrati nuovi casi di scabbia nel Trevigiano. Serracchiani visita il centro di Palmanova

In Veneto e in Friuli Venezia Giulia cresce il grado di attenzione verso lo status sanitario degli immigrati presenti sul territorio e di quelli che arrivano a seguito delle operazioni di salvataggio “Mare nostrum”.

A fronte dei due casi di scabbia registrati nel Trevigiano su due nordafricani ospitati in un centro accoglienza, il governatore del Veneto è intervenuto dando incarico al direttore generale della sanità di alzare ulteriormente lo stato di allerta negli ospedali e nei presidi di salute pubblica del Veneto. «Mi chiedo – dice Zaia – se gli ipocriti che danno del razzista agli altri in nome di un buonismo che non ha rispetto della dignità dei profughi e degli extracomunitari che vorrebbero difendere, non sia il caso che incomincino a ricredersi. Io credo che un presidente degno di questo nome, cui la Costituzione demanda il compito di salvaguardare la salute dei veneti – sottolinea Zaia – abbia l’obbligo di tutelare la salute pubblica e di preoccuparsi prioritariamente delle famiglie, delle scuole, dei luoghi di lavoro e di socialità. Tbc, scabbia, il rischio di Ebola che nessuno deve sottovalutare: nessuno vuole fare demagogia o approfittarsi di allarmi per seminare panico, tuttavia a fronte di malattie e ceppi virali batterici che credevamo definitivamente sconfitti si ha l’obbligo di alzare le difese e la prevenzione».

Per il governatore del Veneto sono «devastanti le sottovalutazioni di certi ambienti cui fa da contraltare la preoccupazione vera della famiglie e dei cittadini veneti. Se l’Oms dice che il virus di Ebola incuba dai 2 ai 21 giorni, che rimane attivo in casi di guarigione fino a oltre 40 giorni nello sperma, se l’Organizzazione definisce questa come la peggiore epidemia degli ultimi 40 anni, io ho il dovere di richiamare tutte le strutture sanitarie in un’allerta generale che ha già visto la bocciatura dei luoghi di accoglienza indicati da uno stato borbonico per l’accoglienza di profughi che probabilmente, se dovessimo loro 40 euro al giorno direttamente nel loro paese, ripenserebbero a percorrere una tragica e spesso letale marcia attraverso l’Africa e Medioriente per ritrovare qui niente di più della povertà di cui soffrivano già in patria».

In Friuli Venezia Giulia, la presidente Debora Serracchiani ha visitato a Palmanova l’area attrezzata dalla Croce Rossa ai primi di luglio, adiacente all’Ospedale e alla sede della Protezione Civile regionale,  dove vengono accolti i profughi che raggiungono il Friuli Venezia Giulia nell’ambito della operazione “Mare Nostrum”. «Qui – ha detto Serracchiani – si fanno controlli molto accurati, per offrire le migliori garanzie di salute ai profughi e naturalmente alla nostra popolazione».

La struttura è diretta da Maurizio Blasi, sotto il coordinamento del Prefetto di Udine. Vi operano volontari che si alternano giorno e notte per prestare assistenza. Finora qui ne sono arrivati circa 120, di diverse etnie, prevalentemente da Siria, Eritrea, Etiopia. Spesso famiglie intere con bambini piccoli. «Voglio rassicurare i cittadini sul fatto che qui c’è la massima attenzione per i controlli sanitari e che stiamo facendo il nostro lavoro per dare garanzie di salute non soltanto ai migranti ma anche ai nostri concittadini», ha detto Serracchiani, ringraziando i volontari e i medici che «con grandissima passione, senso di accoglienza e il senso più alto della civiltà stanno aiutando queste persone in un momento difficile della loro vita, interpretando al meglio valori che ci appartengono profondamente» e ricordando che il Friuli Venezia Giulia per queste persone, quasi sempre, rappresenta solo una tappa del loro viaggio.

In proposito la presidente ha evidenziato come dall’inizio dell’emergenza “Mare Nostrum”, lo scorso mese di aprile, il Friuli Venezia Giulia è stato raggiunto da 3.000 persone. Al momento nelle varie strutture di accoglienza nelle quattro province ne sono presenti 821. «Significa – ha indicato la presidente – che ben oltre 2.000 hanno già lasciato la nostra regione per raggiungere altre mete, generalmente il Nord Europa».