Confartigianto Veneto sonda la base sui primi 4 mesi del governo Renzi

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artigiani veneti bocciano Renzi 1Ancora al 30% quanti danno un certo grado di fiducia ma il Governo non convince nelle riforme principali. Sbalchiero: «apprezziamo quanto realizzato ma, per rilancio, serve una svolta vera»

Cosa pensano gli artigiani veneti del Governo Renzi dopo 4 mesi di lavoro? Il grande entusiasmo espresso con il voto delle europee viene confermato?

E l’agenda di Governo come viene giudicata? A queste domande risponde l’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Veneto che, nell’ambito semestrale Osservatorio congiunturale sull’artigianato e la piccola impresa nel Veneto con cui intervista 807 imprese con meno di 9 addetti, ha inserito un focus specifico per misurare la fiducia sui primi 4 mesi del Governo Renzi.

Dopo 4 mesi di lavoro, tre artigiani veneti su dieci danno ancora un certo grado di fiducia al presidente del Consiglio Renzi. Un risultato non lontano da quello inaspettato 34% di consenso registrato nel nostro specifico sondaggio per le votazioni europee di fine maggio e soprattutto molto indicativo dato che si riferisce al lavoro svolto qui e non nella “lontana” UE.

«Attenzione, non è tutt’oro ciò che luccica – dichiara il presidente degli artigiani del Veneto, Giuseppe Sbalchiero – ed il Governo deve rendersi conto che la nostra fiducia è a termine. Se infatti il 30% dei rispondenti è ancora fiducioso, è anche vero che la quota maggioritaria pari quasi alla metà si esprime per dare poca fiducia. Molto probabilmente sono in attesa di prendere tempo e vedere come opererà il governo. In ogni caso il saldo tra chi attribuisce un certo grado di fiducia e chi non da nessun credito all’attività del Governo è nettamente a favore del primo gruppo».

«Il giudizio varia, anche di molto, tra i diversi settori e soprattutto nelle diverse provincie – prosegue Sbalchiero -. Ad esempio, le differenze più evidenti per settore si vedono tra i servizi alla persona, dove la fiducia è più alta pari al 36%, rispetto i servizi alle imprese che raggiunge il valore più basso pari al 25%. Più marcata è la differenziazione per provincia. A Rovigo si raggiunge il livello più alto con il 40%, seguita da Belluno e Padova. Il minimo si registra a Treviso con il 25% di consensi ed il 30% di totale mancanza di fiducia».

Ma è sul giudizio dell’operato concreto del Governo e sui singoli provvedimenti che emerge la bacchettata all’esecutivo per la scarsa incisività nelle riforme. Come si può osservare dal grafico, i risultati si possono dividere in due gruppi: il primo dove la quota di coloro che si espressa per una sufficienza solida (punteggio da 6 a 10) è maggioritaria e il secondo gruppo dove i rispondenti che attribuiscono un punteggio d’insufficienza (punteggio da 1 a 5) sono in maggioranza.

«Il Governo – spiega Sbalchiero – viene promosso per tutti qui provvedimenti che hanno in qualche modo risposto alle nostre sollecitazioni e denunce come: il taglio dell’Irap; la riduzione del costo dell’energia, lo sblocco del pagamento dei debiti della PA, abolizione del SITRI, il bonus fiscale degli 80 euro in busta paga e “spending review” della pubblica amministrazione. La riforma del lavoro (“Job Act”), forse perché ancora un po’ nebulosa nei contenuti, fa da spartiacque con i giudizi equamente divisi tra positivi e negativi. Ma sono le riforme vere, quelle sulla tassazione eccessiva, la burocrazia ed gli eccessivi costi della politica che il Governo viene sonoramente bocciato. Troppi annunci – conclude Sbalchiero – e pochi fatti. Settembre è alle porte e con esso la ripresa del lavoro (per chi ce l’ha). Lo scenario internazionale, tra embarghi e “locomotive” che rallentano, non è dei più rosei, speriamo almeno in novità dall’interno».