Renzi bigia gli impegni con le imprese: la pubblica amministrazione deve loro ancora 35 miliardi di euro

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Matteo Renzi 6 1La Cgia fa i conti in tasca al premier: «entro San Matteo non avrà mantenuto le promesse». Cresce anche il debito per i mancati rimborsi tributari

Galeotta fu la trasmissione di “porta a Porta” e il solito slancio parolaio del giovane premier di Rignano all’Arno: «entro il 21 settembre, giorno di San Matteo, la pubblica amministrazione (Pa) pagherà tutti i debiti contratti con le imprese». San Matteo cade giusto domani, ma all’appello, secondo i conteggi diffusi dagli artigiani della Cgia di Mestre, mancano ancora 35 miliardi di euro.

Il conteggio della Cgia si basa su dati ufficiali del Ministero dell’Economia, secondo i quali nel biennio 2013-2014 sono stati messi a disposizione 56,8 miliardi di euro: entro il 21 luglio 2014 (ultimo aggiornamento disponibile) ne sono stati pagati 26,1. In buona sostanza, l’incidenza dei pagamenti effettuati sul totale delle risorse stanziate si ferma al 46%. Per estinguere completamente le risorse a disposizione, le aziende devono ricevere ancora 30,7 miliardi di euro.
Stando alle dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dal ministro Pier Carlo Padoan, dopo il 21 luglio sarebbero stati pagati altri 5/6 miliardi di euro. Pertanto, la cifra totale erogata sino ad ora dovrebbe attestarsi attorno ai 31/32 miliardi di euro, pari al 56% circa del totale stanziato. In termini assoluti alle imprese rimarrebbero da saldare altri 24/25 miliardi di euro.
Al di là del mancato pagamento di tutte le risorse messe a disposizione, rimane una questione da chiarire: a quanto ammonta lo stock di debito accumulato dalla Pa nei confronti delle imprese? Secondo la Cgia, attualmente non si dispone di dati ufficiali. Chi ha cercato di stimarne l’importo è la Banca d’Italia. Secondo i dati riportati nella “Relazione annuale 2013”, presentata a Roma il 30 maggio scorso, alla fine del 2013 i debiti commerciali della Pa ammonterebbero a poco più di 75 miliardi. Una cifra, secondo la Cgia, molto sottostimata. Comunque se dallo stock dimensionato dalla Banca d’Italia si tolgono 8,4 miliardi di euro che sono stati ceduti a intermediari finanziari con la clausola del “pro soluto”, lo stock di debito nei confronti delle imprese ammonterebbe a  poco più di 66,5 miliardi di euro.
«Se sino ad oggi dovrebbero essere stati pagati circa 31/32 miliardi di euro – fa notare il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – per azzerare complessivamente il debito accumulato con le aziende, la Pa deve pagare, in linea di massima, ancora 35 miliardi di euro». Una cifra imponente che nel frattempo potrebbe aumentare ulteriormente a seguito del perdurare dei ritardi con cui la Pa continua a pagare i fornitori.
«Nonostante gli sforzi fatti dagli ultimi esecutivi siano stati encomiabili, lo Stato italiano rimane il peggiore pagatore d’Europa. Sebbene la Direttiva europea 2011/7/Ue imponga alle Pa di pagare le forniture commerciali entro 30 giorni – conclude Bortolussi – tranne alcune eccezioni riguardanti principalmente i servizi sanitari, per i quali il limite è di 60 giorni, nel 2014, secondo Intrum Justitia, la media in Italia è di 165 giorni. Se in questo ambito anche le pubbliche amministrazioni di Grecia, Cipro, Serbia e Bosnia sono più efficienti della nostra, vuol dire che il lavoro da fare è ancora molto».
La reprimenda sul premier-Pinocchio riguarda anche i rimborsi fiscali, visto che secondo lo studio di Contribuenti.it lo Stato tarda anche a rimborsare le imposte non dovute: in media, impiega 14,7 anni a rifondere i denari estorti, contro una media europea di 12 mesi. Se lo Stato paga e rimborsa con ampio comodo, non così i cittadini: quando si tratta di pagare le tasse, il fisco non perdona. Basta anche un solo giorno di ritardo per far scattare sanzioni ed interessi da capogiro.
Secondo Contribuneti.it negli ultimi cinque anni il debito pubblico italiano per i rimborsi fiscali si è quasi triplicato passando da 20,2 miliardi del 2008 a 58,6 miliardi del 2014, da rimborsare a 14,6 milioni di contribuenti.
Tutto questo accade perché l’amministrazione finanziaria, dopo 14 anni, non ha ancora dato attuazione all’art. 8 dello Statuto del contribuente, in dispregio della Carta Costituzionale, che prevede la possibilità di pagare tutte le imposte mediante compensazione dei crediti tributari.
«Per esigenze di cassa non si può sempre far leva sui rimborsi fiscali – afferma Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it – agiremo innanzi alle Commissioni tributarie e alla Corte di giustizia europea per far valere i diritti dei contribuenti italiani. I fondi recuperati dalla lotta all’evasione fiscale non sono stati utilizzati per ripianare i debiti che lo Stato ha nei confronti dei contribuenti. Urge un’armonizzazione fiscale in modo che, quanto prima, in tutta Europa, la tassazione possa essere omogenea e i rimborsi fiscali possano essere erogati con gli stessi tempi e modalità».