Friuli Venezia Giulia, a processo il doppiopesismo di Serracchiani

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FVG nuovo consiglio regionale 1Una mozione del centro destra (respinta a maggioranza dal centro sinistra) critica l’operato del presidente della Giunta regionale (e vicesegretario nazionale del PD)

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha “processato” il doppiopesismo della presidente della Giunta regionale (e vicesegretario nazionale del PD) Debora Serracchiani in fatto di etica e morale politica.

Ad aprire il dibattito una mozione presentata dagli esponenti di centro destra Riccardo Riccardi (FI), Renzo Tondo e Roberto Dipiazza (AR), Alessandro Colautti (NCD), Luca Ciriani (FdI/AN): «chiedo scusa – esordisce Riccardi – a Gianni Torrenti se abbiano utilizzato la sua storia perché è un uomo che si è guadagnato l’apprezzamento non solo della maggioranza, ma anche del centrodestra. Però è una mozione emblematica di troppe storie come la sua, perché non è solo relativa a Gianni Torrenti, ma è un pezzo di storia degli ultimi 20 anni, entra nel rapporto tra la politica e la magistratura, un rapporto malato».

Nel documento si legge che la presidente Serracchiani, già in occasione delle elezioni per il Consiglio regionale aveva imposto ai candidati del PD un passo indietro se raggiunti da un avviso di garanzia, ma nonostante questo diktat, i consiglieri democratici che hanno ricevuto un avviso di garanzia non si sono mai dimessi e non sono mai incappati in alcun provvedimento da parte del Pd o della Serracchiani stessa. La mozione rammenta, poi, che Serracchiani, insieme al presidente Renzi, sostenne l’opportunità che l’allora ministro della Giustizia del governo Letta, Annamaria Cancellieri, si dimettesse senza neppure essere stata raggiunta da un avviso di garanzia né tantomeno da un rinvio a giudizio. Non solo, perché in occasione dello scandalo sul Mose di Venezia, in merito alla posizione del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, sempre la Serracchiani, nella sua veste di vicesegretario nazionale del PD, ha direttamente provveduto a dimissionarlo. Diversamente, ha chiesto al presidente dell’Emilia Romagna, Vasco Errani, di ripensare alle proprie dimissioni, rassegnate a seguito di una condanna in appello. A seguire, la mozione rammenta altri esempi di comportamenti non sempre chiari da parte di esponenti politici e di governo.

I firmatari della mozione chiedono alla presidente della Regione di chiarire una volta per tutte la sua posizione in merito al principio di presunzione d’innocenza fino alla condanna in terzo grado, caposaldo costituzionale di una vera cultura garantista da opporre con forza a ogni strumentale giustizialismo; successivamente, a procedere, con coerenza e assumendosene la responsabilità politica, all’adozione di ogni conseguente atto relativo alla conferma o alla definitiva revoca e sostituzione dell’assessore Torrenti dalla Giunta. «Torrenti non può fare l’assessore “per parti”, o lo fa o non lo fa – ha chiosato Riccardi.- Noi restiamo dalla parte dei garantisti, ma vorremmo sapere se il garantismo è una linea oppure, alla fine, in qualche modo ne vieni comunque fuori».

Da parte sua, Serracchiani ha rimandato al mittente diverse vicende che hanno riguardato esponenti del centrodestra e ha giustificato ogni sua scelta parlando di sensibilità politica. «Qui oggi – ha affermato – si è fatta troppa giurisprudenza e troppo poca politica, che invece compete a quest’Aula. La sensibilità politica è altro rispetto ai giudizi dei magistrati. Nella vicenda dell’assessore Torrenti ho agito proprio sulla base della mia sensibilità politica e di quella dei componenti della mia Giunta, con cui ho parlato a lungo e ho deciso solo dopo averne discusso con loro. La sospensione dell’assessore, decisa in un primo decreto, ha riguardato solo il periodo in cui la Giunta non si riuniva. Il fatto che lo riguarda è precedente al periodo dell’appartenenza alla mia Giunta. Con il secondo decreto, abbiamo sciolto le cause di conflitto di interesse che lo avrebbero investito come assessore alla Cultura». Attualmente, Torrenti è in carica quale referente per i Beni culturali, mentre la presidente Serracchiani stessa è referente temporale per le Attività culturali).

«La mia sensibilità politica – ha concluso Serracchiani – è coerente con tutte le scelte prese in passato e con quelle che saranno prese in futuro – ha concluso la presidente. Non si tratta di presunzione di non colpevolezza, ma di pura sensibilità politica».

A seguire, l’Aula ha bocciato la mozione con 24 no dei gruppi di centrosinistra più il voto della presidente e dell’assessore Sara Vito, 15 sì espressione di tutti i gruppi del centrodestra, nessuna astensione.