La “Nona” di Beethoven al Filarmonico di Verona

0
345
Fondazione Arena 2007 Ton Koopman credits Eddy Posthuma de Boer 1
Fondazione Arena 2007 Ton Koopman credits Eddy Posthuma de Boer 1Appuntamento per il cartellone della Stagione Sinfonica con il concerto diretto da Ton Koopman

Al Teatro Filarmonico di Verona prosegue la Stagione Sinfonica 2014-2015 con l’esecuzione della monumentale Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven (venerdì 31 ottobre 2014 alle ore 20.30; replica domenica 2 novembre alle ore 17.00).

L’Orchestra dell’Arena di Verona diretta da Ton Koopman, direttore, musicologo, organista e clavicembalista olandese, che festeggia i suoi settant’anni sul podio del Teatro Filarmonico alla guida dell’Orchestra areniana, esegue la partitura op. 125 in re minor, mentre le parti soliste, accompagnate dal Coro areniano, sono affidate a Yetzabel Arias Fernandez (soprano), Bogna Bartosz (contralto), Jörg Dürmüller (tenore) e Christian Senn (baritono).

La serata, che continua la proposta dedicata al Classicismo viennese, offre all’ascolto la più celebre delle sinfonie beethoveniane. La “Nona” per soli, coro e orchestra è l’ultima sinfonia del compositore di Bonn ed è il frutto di quasi trent’anni di gestazione, dal 1794 fino al 1822, anno in cui Beethoven inizia a dare corpo alle idee che confluiscono nel monumentale lavoro terminato nel febbraio del 1824 ed eseguito per la prima volta a Vienna il 7 maggio dello stesso anno. In questo vero e proprio capolavoro Beethoven fa una reale sintesi fra le tensioni idealizzate delle sinfonie Terza e Quarta e la lucida astrattezza della Settima, nel definitivo trionfo della forma classica, esaltata dalla forza emotiva e drammatica del messaggio che la sinfonia intende trasmettere. È in questa logica strutturale che s’insinua, nel 1817, un’idea che trova compimento nel quarto movimento: la parola cantata che, dopo un’ampia introduzione orchestrale, sorge dalle profondità gravi degli archi, cosicché coro e solisti concludono in un Finale vocale-strumentale. Tutto nella Nona tende al Finale, dove l’autore ridispone alcune strofe tratte dall’ode di Schiller An die Freude in base alle sue esigenze compositive, senza sminuirne la sostanza etica: la Gioia della libertà politica e di pensiero, per una resurrezione della coscienza civile e dello spirito dei popoli. E proprio nella Nona Richard Wagner vedrà «la compiuta opera d’arte dell’avvenire, e cioè il dramma universale del quale Beethoven ci ha dato la chiave artistica».