Renzi firma accordo di riconversione ferriera di Servola

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Sottoscrizoone accordo rilancio ferriera servola da sx Federica Guidi Min Sviluppo economico Giovanni Arvedi Matteo Renzi Debora Serracchiani Pres FVG Gian Luca Galletti Min Ambiente 1
Sottoscrizoone accordo rilancio ferriera servola da sx Federica Guidi Min Sviluppo economico Giovanni Arvedi Matteo Renzi Debora Serracchiani Pres FVG Gian Luca Galletti Min Ambiente 1Salvati 410 posti di lavoro. Seracchiani: «ora il rilancio dell’impianto nel rispetto al territorio»

Firmato a Roma l’accordo per il salvataggio e il rilancio della Ferriera di Servola.

«Grazie ad un investimento privato e in parte pubblico abbiamo salvato 410 posti di lavoro diretti e un migliaio nell’indotto. Un segnale di speranza in una delle aree colpite dalla crisi» ha sottolineato il premier Matteo Renzi presentando nella Sala dei Galeoni, a Palazzo Chigi, l’accordo di programma per l’attuazione del progetto integrato di messa in sicurezza, riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nell’area della Ferriera. Alla firma erano presenti la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti. «Un lavoro di squadra – ha osservato Serracchiani – ha permesso dopo un anno di trovare la soluzione per quell’area. Questa è la fotografia migliore di un paese che cerca di risollevarsi e l’Italia non può rinunciare alla siderurgia che è fondamentale. Questa è la risposta migliore a coloro che non credono nel paese».

L’intesa odierna fa seguito al cosiddetto “Accordo di Trieste” siglato il 30 gennaio scorso dai rappresentanti di cinque ministeri, regione, dalla provincia e dal comune di Trieste, dall’Autorità portuale e dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa (Invitalia). Il documento aveva gettato le basi per la cessione dello stabilimento e a tracciare il percorso che oggi si completa con la firma dell’accordo di reindustrializzazione da parte di Siderurgica Triestina, che in agosto aveva presentato un’offerta di acquisto impegnandosi a mettere in atto interventi, in sinergia con la parte pubblica, per la messa in sicurezza e la reindustrializzazione del sito produttivo.

A garanzia degli interventi, Siderurgica Triestina ha già effettuato i previsti depositi cauzionali, cui si aggiungono le garanzie prestate da Arvedi nei confronti del Commissario straordinario della Lucchini per garantire da un lato il mantenimento dei livelli occupazionali, dall’altro gli interventi a finalità ambientale. L’azienda si è impegnata su un cronoprogramma che prevede di avviare entro i prossimi 30 giorni gli interventi di prevenzione, presentando contestualmente i progetti per la messa in sicurezza dei suoli, delle acque di falda e per la rimozione dei rifiuti, comunicando periodicamente alle autorità competenti lo stato di avanzamento dei lavori.

La Ferriera di Trieste, nata nel 1896, nel 1961 diviene proprietà di Italsider. Nel 1988 venne ceduta al gruppo Pittini, cui nel 1995 subentrò il gruppo Lucchini. Nel 2005 il colosso siderurgico russo Severstal assume il controllo, prima parziale e poi totale del gruppo. Nel 2010 il gruppo russo decide di cedere il suo 80% di Lucchini Spa e di mettere all’asta l’ex Ilva di Piombino e gli altri quattro stabilimenti italiani di sua proprietà (Trieste, Lecco, Condove e Bari), assieme alle quattro fabbriche francesi targate Ascometal (anch’esse controllate da Severstal attraverso Lucchini Spa). Dal 21 dicembre 2012 la Ferriera è in amministrazione straordinaria a seguito della richiesta presentata dall’azienda Lucchini Spa.

«Una scommessa importante che va beneficio dei lavoratori e di tutto il sistema industriale italiano». E’ il commento della ministra per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, che ha definito «un esempio eccellente che dimostra come nonostante i problemi ci siano, con la buona volontà di tutti è possibile trovare una soluzione». Guidi ha sottolineato che «fin dall’inizio tutti hanno avuto a cuore un interesse primario, strategico, nel preservare la siderurgia, nel preservare posti di lavoro, in un totale rispetto dell’ambiente. Anzi, puntando ad un miglioramento dal punto di vista ambientale, con un’impresa , un imprenditore che fa il suo mestiere: ci crede, rischia e condivide con le istituzioni locali e con il Governo».

Per Giovanni Arvedi, presidente dell’omonimo gruppo siderurgico, «l’Italia non ha più l’acciaio elettrico, lo avremo a Trieste e lo stabilimento di Servola fungerà da completamento del sito di Cremona, che aveva bisogno di un’area sul mare che Trieste, uno dei porti più importanti d’Italia anche per i suoi fondali, garantendo un luogo ideale per lo sbarco e l’imbarco dei materiali». Dunque, «Trieste consentirà di completare il ciclo produttivo del Gruppo, con la laminazione a freddo, che purtroppo a Terni è stata tolta», rimanendo quella a caldo a Cremona.

Soddisfatta dell’accordo la governatirice del Friui Venezia Giulia Debora Serracchiani: «abbiamo fatto lavoro di squadra. Con lavoratori, sindacati, Arvedi, istituzioni locali e Governo abbiamo trovato un punto di equilibrio che ha consentito di risolvere in circa un anno una crisi industriale complessa, tra le più gravi del paese, con la continuazione di un’attività industriale ma soprattutto, nell’interesse dei cittadini, con il risanamento ambientale di un sito fortemente messo a prova dalle produzioni».

Più nel dettaglio nell’area saranno investiti complessivamente 211,5 milioni di euro. Si tratta di interventi ambientali attivati dalla Regione e relativi alle aree pubbliche per complessivi 41,5 milioni di euro. Sono risorse a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione 2007-2013 e 2014-2020. Saranno utilizzate prioritariamente  per eliminare la diffusione degli inquinanti nel mare. Sono previsti quindi un  barrieramento fisico di quasi 2.000 metri, comprensivo di un sistema di drenaggio, nonché della realizzazione di un impianto di trattamento dell’acqua. Siderurgica Triestina, firmando l’accordo di programma, si impegna ad investire 170 milioni di euro, di cui 10 per la messa in sicurezza dei suoli e 15 per il risanamento ambientale degli impianti. La restante parte (145 milioni) riguarda l’ammodernamento e l’efficientamento dell’attuale impianto e la realizzazione di nuove attività tra le quali la metallurgia a freddo, con la quale tornerà ad essere prodotto in Italia l’acciaio magnetico (o elettrico). L’azienda intende inoltre sviluppare l’attività logistica di intermodalità marittimo-ferroviaria, per collegare gli impianti di Cremona del Gruppo Arvedi con la banchina di Servola, ottimizzando il carico dei convogli ferroviari, per trasportare le materie prime verso Cremona e, in direzione opposta, ‘coils’, ossia rotoli di acciaio prefinito, destinati alla laminazione nel nuovo impianto produttivo di Trieste. L’accordo prevede infatti il riassorbimento di più di 400 lavoratori, di cui 380 già reimpiegati e altri 30 entro la fine dell’anno.