Il Trentino esporta malati verso gli ospedali del Nord per 18 milioni di euro all’anno

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intervento chirurgico 1I problemi della sanità trentina si riverberano nel “turismo” sanitario che registra una spesa in crescita

L’esodo dei pazienti trentini verso gli ospedali dell’Italia del Nord comporta un costo di 18 milioni di euro alle casse dalla Provincia autonoma di Trento. Cifre cresciuta tra il 2012 e il 2013 di 650.000 euro. Lo ha detto il consigliere provinciale di Amministrare il Trentino, Nerio Giovanazzi, che ha presentato un’interrogazione a risposta immediata sul tema della mobilità nel sistema sanitario provinciale.

L’assessora competente, Donata Borgonovo Re, ha segnalato che contro la mobilità passiva, «tema delicato per il nostro sistema sanitario», l’Azienda sanitaria provinciale ha adottato misure che hanno permesso nel 2013 una decrescita dei ricoveri, che sono stati oltre 2.000 in meno rispetto ai sei anni precedenti (12.839, mentre erano 14.993 del 2008). L’assessora ha anche ricordato che per i trapianti e i reparti non presenti in Trentino, il ricorso a prestazioni fuori provincia è inevitabile, ma non molto significativo. Con riferimento al dipartimento ortopedico potenziato negli ultimi anni, il saldo tra mobilità tra attiva e passiva inferiore ai 6 milioni di euro. Quanto all’accreditare alle strutture private posti letto destinati all’aumento della mobilità passiva, Borgonovo Re ha ricordato che – in base al decreto Monti sulla revisione della spesa del 2012 e del regolamento sugli standard relativi all’assistenza ospedaliera approvato dalla conferenza Stato-Regioni il 5 agosto scorso – gli standard di posti letto accreditati a carico del servizio sanitario regionale per i casi acuti sono meno di tre posti letto per mille abitanti, e per la riabilitazione più la lungodegenza meno di 0,7 posti letto per mille abitanti. L’assessora ha ricordato che le stesse norme prevedono inoltre che le manovre di riduzione dei posti letto per rientrare negli standard siano effettuate per una quota non inferiore al 50% a carico dei posti letto pubblici.

«Dal 2012 l’Azienda sanitaria – ha concluso l’assessora – ha adottato misure che hanno determinato la sola riduzione dei posti letto negli ospedali pubblici. Operazione che ha fatto rientrare la Provincia negli standard per i posti letto per acuti. Il grado di posti letto riferito invece all’area riabilitativa e di lungodegenza attualmente ancora oltre la soglia nazionale. In considerazione di ci- ha concluso l’assessora – non risulta possibile oggi procedere con ulteriori accreditamenti di posti letto».

Intanto, la sanità trentina continua a mostrare carenze, ad iniziare da oculistica, dove mancano circa il 50% dei medici in pianta organica.