Friuli Venezia Giulia, per gli ex consiglieri regionali incostituzionali i tagli alle loro pensioni

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FVG consiglio regionale aula 1Il direttivo dell’Associazione dei consiglieri regionali critica i tagli del 10%

Ancora una volta si assiste ad una levata di scudi da parte della casta dei politici, questa volta gli ex consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia dinanzi alla prospettiva di vedersi tagliati le loro pensioni politiche di un misero 10%.

Per l’Associazione degli “ex”, attraverso il proprio Consiglio direttivo, ad una prima e attenta valutazione della proposta di legge afferente la riduzione in regione dei cosiddetti vitalizi, rileva che essa, per come è formulata e per le finalità che vuole perseguire presenta, nell’impianto di fondo e in alcuni specifici punti, evidenti elementi di dubbia costituzionalità secondo consolidati pronunciamenti della Corte costituzionale. Non solo: quanto ai contenuti – rileva il direttivo in una nota diffusa alla stampa – «le misure di riduzione previste (che sono tra le più alte d’Italia), non tengono conto alcuno del fatto che in Friuli Venezia Giulia sugli assegni è già applicata da ben nove anni una riduzione del 10% (ciò non avviene in molte altre Regioni), che per gli assegni stessi da tempo non è previsto alcun aggiornamento Istat e che il loro importo, per una certa sua parte, è ora soggetto a doppia tassazione». Poverini.

A parere del direttivo dell’Associazione, «ben altra valutazione avrebbe da esso avuta il provvedimento qualora avesse abbracciato in un disegno organico di contenimento della spesa, l’intero e non trascurabile comparto della politica a cominciare dalla Regione: indennità dei consiglieri in carica – assessori esterni – segretari dei consiglieri regionali (uno per consigliere) – rimborsi spese forfetari e esentasse – segreterie assessorili ipertrofiche ecc.- includendovi pure gli ex consiglieri». Per i politici “a riposo” «l’assenza totale di una tale organicità di impostazione, che fa assumere alla proposta di legge un carattere “vessatorio” nei confronti di chi ha fatto il proprio dovere istituzionale, la mancanza di una connotazione solidaristica del provvedimento, impongono l’indizione dell’Assemblea degli iscritti per una comune valutazione e per le determinazioni conseguenti, ivi compresa l’azione in sede giurisdizionale, come del resto avvenuto in altre Regioni (Lombardia) e come da indirizzo del Coordinamento nazionale. Il Direttivo mette infine in atto una attenta ricognizione dei costi dell’attuale politica per evidenziarli all’attenzione di chi vuole ridurne l’onere per i cittadini».

Che dire? Probabilmente molti “ex” servitori della Regione (così come di altre cariche pubbliche) ritengono che l’aver servito per qualche anno la collettività dia loro più diritti degli altri cittadini, di coloro che dei loro cosiddetti “diritti acquisiti” si è fatta più di una volta strame, vuoi per questa o per quella necessità più o meno contingente. A quando si tornerà ad intendere la politica come un servizio civile, un onore da svolgere per poco tempo e per di più a titolo meramente onorario (fatto salvo un rimborso spese che copra solo quelle effettivamente documentate e utili al mandato pubblico)?