Manifestazione Coldiretti al Brennero a difesa del vero “Made in Italy” alimentare

0
513
coldiretti protesta brennero tir
Con l’ausilio delle forze dell’ordine, rinvenuti trasporti di merce irregolari. Dalla Polonia un carico di mozzarelle dirette a Firenze, insalata dall’Olanda ai mercati di Salerno

 

coldiretti protesta brennero tirSono circa duemila gli agricoltori e gli allevatori giunti al Brennero da ogni regione d’Italia per il presidio della Coldiretti contro l’assenza di regole sull’etichettatura e la provenienza dei prodotti agroalimentari d’importazione. Altri sono attesi nel corso della giornata. Con l’intervento della polizia, vengono fermati tir provenienti da oltre confine e controllate le merci trasportate. Tra l’altro, sono state trovate partite di latte e carne con origine in altri Paesi dell’Ue e destinate ad aziende di trasformazione italiane. Tutto in regola, perché le regole non ci sono o sono poche. I carabinieri del Nas, ad esempio, hanno messo i sigilli ad un camion che trasportava carne con etichetta non indelebile.

Le merci trovate nei camion fermati al presidio della Coldiretti al Brennero «sono l’esempio di prodotti che arrivano in Italia senza l’indicazione della provenienza e che magicamente diventano prodotti agroalimentari italiani – afferma Ettore Prandini, vicepresidente di Coldiretti -. Anche a fronte del tavolo che si apre a Bruxelles che discute misure di sostegno al settore agroalimentare, la richiesta principale di Coldiretti è di arrivare, prima ancora di pensare a forme di supporto economico, a stabilire l’obbligo di indicare l’origine di tutti i prodotti agroalimentari, perché questo tutela agricoltori ed allevatori italiani. Come abbiamo visto qui al Brennero – prosegue Prandini – ci sono prodotti che entrano dal confine già con brand “Made in Italy”. L’obbligo d’indicazione dell’origine dei prodotti non è solo un aiuto al settore agroalimentare italiano, indebolito dall’assenza di regole, ma anche una risposta etica per mettere i consumatori nelle condizioni di sapere cosa acquistano».

Non solo latte, cagliate e polveri, dall’inizio della crisi ad oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall’estero sono aumentate in valore del 28%. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti relativa ai dati del commercio estero nei primi cinque mesi del 2015. L’organizzazione ha annunciato che la mobilitazione degli agricoltori alle frontiere del Brennero si allarga, dal latte alla carne fino all’ortofrutta, e prosegue anche martedì 8 settembre con migliaia di agricoltori provenienti dalle diverse Regioni. 

Secondo Coldiretti sono cresciuti del 12% gli arrivi di carne di maiale spesso destinati a diventare prosciutti italiani, mentre le importazioni di cereali, «pronti a diventare pasta e riso spacciati per “Made in Italy” hanno fatto registrare un vero boom (+59%), con un +77% per il grano e un +80% per il riso. Netta pure – continua la Coldiretti – la crescita delle importazioni di frutta e verdura, +44 per cento, su tutti il pomodoro fresco (+78 per cento), ma cresce anche quello concentrato (+72 per cento). Aumentano anche – prosegue Coldiretti – gli arrivi di succo di frutta dall’estero, +29% spesso venduti come italiani perché sulle etichette non è obbligatorio indicare l’origine ma solo il luogo di confezionamento industriale».

Coldiretti pres Roberto Moncalvo coldiretti controllo brennero«In un momento difficile per l’economia – afferma il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo – dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e dare completa attuazione alle leggi nazionale e comunitaria che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti. Ma è necessario che sia anche resa trasparente l’indicazione dei flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero».

Coldiretti Salerno al Brennero, durante la manifestazione a difesa del “Made in Italy” agroalimentare, ha scoperto “mozzarelle fresche” dalla Polonia dirette a Firenze e 350.000 cespi di insalate prodotte in Olanda e dirette verso il mercato salernitano. «E’ una situazione paradossale – denuncia il presidente di Coldiretti Salerno, Vittorio Sangiorgio – le insalate prodotte all’estero arrivano, per essere vendute come salernitane, nel distretto più forte d’Europa nella produzione di insalate. E’ uno schiaffo ai produttori della Piana del Sele e dell’agro sarnese nocerino che è da sempre patria di questo tipo di produzioni di eccellenza. Non riusciamo a capire la convenienza economica di questa operazione – spiega Sangiorgio – considerato che la lattuga rimane spesso nei campi per difficoltà nell’essere commercializzata. Dopo il vino, l’olio extravergine e il pomodoro san Marzano aggiungiamo un altro prodotto al paniere delle nostre eccellenze assediate da traffici illeciti – osserva il presidente di Coldiretti Salerno – a discapito della nostra economia e dell’occupazione sul territorio. Siamo al Brennero per riaffermare la necessità di difendere il settore dal falso “Made in Italy” affinché si giunga anzitutto ad indicare l’origine di tutti i prodotti agroalimentari, che spesso entrano dal confine già con brand “Made in Italy”».

Dall’inizio della crisi sono state chiuse in Italia oltre 172.000 stalle e fattorie, ad un ritmo di oltre 60 al giorno, con effetti drammatici sull’economia, sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale. E’ quanto emerge dal dossier presentato da Coldiretti al valico del Brennero dove sono giunti migliaia di agricoltori «per fermare i traffici di una Europa che chiude le frontiere ai profughi e le spalanca alle schifezze alimentari – osserva l’organizzazione agricola -, mentre a Bruxelles si sono mobilitati i giovani della Coldiretti per chiedere un cambiamento delle politiche europee». 

Sono oggi meno di 750.000 le aziende agricole sopravvissute in Italia – calcola Coldiretti – ma se l’abbandono continuerà a questo ritmo, in 33 anni non ci sarà più agricoltura lungo la Penisola, «con conseguenze devastanti sull’economia e sull’occupazione e sull’immagine del “Made in Italy” nel mondo ma anche sulla sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini». Secondo Coldiretti «bisogna cambiare verso anche in agricoltura dove la chiusura di un’azienda significa maggiori rischi sulla qualità degli alimenti che si portano a tavola e minor presidio del territorio, lasciato all’incuria e alla cementificazione». «Sono questi – ricorda Coldiretti – i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l’agricoltura: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente».

«Rischiamo di perdere un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che faccia bene all’economia all’ambiente e alla salute», afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo che sarà anche domani, al Brennero, al presidio della Coldiretti in difesa del “Made in Italy”. Alla mattina, alle 8.30, è atteso l’arrivo del ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, reduce dal consiglio dei ministri a Bruxelles.

Coldiretti evidenzia come dalle frontiere italiane passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, ma anche concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri e la metà delle mozzarelle in vendita sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta, denunciano gli allevatori della Coldiretti. 

In Italia le poco più di 35.000 stalle sopravvissute hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte, mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente: per ogni milione di quintali di latte importato in più – denuncia la Coldiretti – scompaiono 17.000 mucche e 1.200 occupati in agricoltura. «E la situazione sta precipitando nel 2015 – aggiunge Coldiretti -, con il prezzo riconosciuto agli allevatori che non copre neanche i costi di produzione e spinge verso la chiusura gli allevamenti. L’impatto negativo è anche sulla sicurezza alimentare. Nell’ultimo anno – denuncia la Coldiretti – hanno addirittura superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10 per cento dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall’Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità. La situazione rischia di aggravarsi – conclude Coldiretti – con la richiesta della Commissione europea all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale».