Veneto, il Coordinamento delle categorie economiche della Bassa Padovana chiede alla Regione la realizzazione della Strada regionale n. 10

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FIRMA da sx pattaro cappello marchetti zillo cagnotto zovi e vascon
Marchetti: «senza la nuova “Padana Inferiore” nel nostro territorio non ci sarà ripresa economica»

 

FIRMA da sx pattaro cappello marchetti zillo cagnotto zovi e vasconIl Coordinamento delle categorie economiche della Bassa Padovana formato da Ascom, Cia, Cna, Coldiretti, Confagricoltura, Confesercenti, Confindustria Padova e Upa ha incontrato la stampa per chiedere con voce unitaria e forte alla Regione del Veneto di tener fede agli impegni presi con l’intero territorio e i suoi abitanti per la realizzazione della nuova Strada Regionale n.10 “Padana Inferiore”.

Un progetto che ha avuto un iter lungo e travagliato, ma il cui finanziamento, solo pochi mesi fa, veniva esibito dalla Regione Veneto come un successo da attribuire al “federalismo stradale” realizzato grazie alla sinergia tra istituzioni locali.
Peccato che la Bassa Padovana abbia visto svanire i 36 milioni di euro stanziati nell’ultimo bilancio regionale, fondamentali per avviare i lavori della seconda tratta della variante alla SR10. Quel finanziamento, aggiunto ai 200 milioni del consorzio temporaneo d’imprese cui sono stati affidati i lavori, avrebbe consentito la firma del contratto e l’avvio dell’opera. «Con un tratto di penna – cappello marchetti zillosottolinea la portavoce del Coordinamento, Cristina Marchetti – si è cancellata la SR10 in nome di una razionalizzazione della spesa regionale che sembra non  preoccuparsi di selezionare gli interventi sui quali va a incidere valutandone la bontà e l’urgenza. Non è accettabile che razionalizzare la spesa della Regione significhi cancellare i finanziamenti di un investimento che è atteso da oltre tre decenni e che, se non sarà realizzato, aggraverà la già insoddisfacente dotazione infrastrutturale (materiale e immateriale) e capacità di attirare investimenti che caratterizza l’area della Bassa Padovana, rendendo ancora più accidentato il cammino della ripresa economica e del riposizionamento competitivo».
Da qui l’iniziativa unitaria del Coordinamento delle Categorie Economiche della Bassa Padovana, riassunta nello slogan “Senza Sr10 non c’è ripresa”.
Il Coordinamento delle categorie economiche è nato con lo scopo di creare, attraverso nuove progettualità, le condizioni favorevoli per sostenere la competitività delle imprese e lo sviluppo del territorio sempre cercando di coinvolgere in questo le Istituzioni e gli enti locali. Oggi, di fronte alla cancellazione di una infrastruttura irrinunciabile, l’unità che esprimono i soggetti a diverso titolo attivi sul territorio, deve costituire un elemento di attenzione imprescindibile per le istituzioni chiamate a dare risposte coerenti con le necessità dei cittadini.
Solo due anni fa, il Coordinamento presentava uno studio volto a indicare le linee guida per trovare una nuova collocazione competitiva della Bassa Padovana. La ricerca restituiva l’immagine di un territorio ricco di risorse importanti per lo sviluppo futuro, ma al tempo stesso caratterizzato da vincoli che non permettono di sfruttarle appieno e anzi rischiano di dissiparle. Due i pesanti vincoli trasversali: il primo legato alla governance; il secondo alla dotazione di infrastrutture di collegamento. «Sul primo vincolo continuiamo a lavorare costantemente, cercando di superare quella frammentazione dei centri decisionali che ha prodotto in passato l’incapacità di esprimere una visione d’area per il futuro e ha reso più difficile attrarre finanziamenti e investimenti dice Marchetti -. Il secondo vincolo capace di limitare lo sviluppo futuro dell’area è rappresentato dalla mancanza o dall’arretratezza di alcune infrastrutture, colpevole – tra le altre cose – di avere ostacolato l’insediamento di imprese anche ad alta tecnologia».
Per il Comitato sul ritardo infrastrutturale «gioca un ruolo importante la politica che, nel caso della SR10, è ancora in tempo a fare la cosa giusta riallocando i fondi necessari. Lo chiediamo con forza in nome di un territorio di oltre 900 km quadrati, che comprende 50 comuni ed ha una popolazione di oltre 200.000 abitanti distribuita nei territori del Conselvano, Monselicense, Estense e Montagnanese. Lo chiediamo con forza per un territorio nel quale operano quasi 19.000 imprese e lavorano 55.000 addetti nell’industria, commercio, turismo, servizi e artigianato; sono insediate oltre 5.000 imprese agricole. Lo chiediamo con forza da un territorio considerato “cerniera” tra il Basso Vicentino, l’Alto Polesine ed il Basso Veronese. Lo chiediamo con forza perché questo territorio dovrà confrontarsi con scelte che sempre più verranno prese fuori dai confini locali e nazionali e che coinvolgono gli obiettivi di sviluppo definiti dall’Unione Europea. Lo chiediamo con forza per costruire il futuro di un’opera come quella dell’Ospedale di Schiavonia e anche per sfruttare al massimo le opportunità di sviluppo economico, derivanti dall’essere finalmente inseriti nella rete autostradale. La Regione del Veneto non può ignorare una richiesta così forte e unitaria».