Arriaga, Rodrigo e Mendelssohn per il IV appuntamento della Stagione concerti sinfonici al Teatro Ristori di Verona

0
414
fondazione arena stagione sinfonica EMANUELE SEGRE 2
L’Orchestra della Fondazione Arena di Verona impegnata con il chitarrista Emanuele Segre

 

fondazione arena stagione sinfonica EMANUELE SEGRE 2Sabato 28 (ore 20.30) e domenica (ore 17.00) 29 novembre al Teatro Ristori il direttore Pablo Mielgo guida l’Orchestra areniana nell’ultimo appuntamento sinfonico prima delle festività natalizie. Il programma prevede l’esecuzione dell’Ouverture de Gli schiavi felici di Juan Crisóstomo de Arriaga, seguita dal Concierto de Aranjuez per chitarra di Joaquín Rodrigo in cui spicca il virtuosismo del chitarrista Emanuele Segre, per concludere con l’esecuzione della Sinfonia n. 3 op. 56 in la minore “Scozzese” di Felix Mendelssohn.

Il penultimo appuntamento concertistico dell’anno 2015 presenta un programma molto particolare, a partire dalle prime due proposte legate a compositori iberici poco frequentati nei repertori sinfonici tradizionali. Ed impegnato alla direzione dell’Orchestra dell’Arena di Verona troviamo proprio un direttore madrileno, Pablo Mielgo, considerato uno dei più illustri musicisti spagnoli della sua generazione, che ha calcato il podio dei principali teatri e orchestre di America Latina, Stati Uniti, Europa e Medio Oriente.

Il pezzo d’apertura, l’Ouverture per l’opera in due atti Gli schiavi felici, è tra le poche partiture sinfoniche di Juan Crisóstomo de Arriaga conservate fino ai nostri giorni. Del resto dell’opera, infatti, composta su libretto del celebre drammaturgo Luciano Francisco Comella, non ci resta traccia. Il motivo è riconducibile al fatto che le composizioni di Arriaga furono dimenticate – ad eccezione di tre quartetti per archi pubblicati mentre il compositore era ancora in vita – fino a che, alla fine dell’Ottocento, il movimento del nazionalismo musicale basco riscoprì il compositore di Bilbao, scomparso a soli 20 anni, alimentandone il mito fino al paragone con il genio di Mozart per la precoce creatività.

La seconda proposta sinfonica vede l’esecuzione dell’opera forse più nota del pianista Joaquín Rodrigo, fra i compositori spagnoli più famosi del primo dopoguerra, cieco dall’età di 3 anni: il Concierto de Aranjuez. Scritto in braille all’inizio del 1939 a Parigi, su suggerimento dell’amico chitarrista Regino Sáinz de la Maza che sarà anche il dedicatario della composizione, costituisce la prima opera di Rodrigo per chitarra e orchestra e s’ispira, come suggerisce il titolo, ai giardini del Palazzo Reale di Aranjuez. Lo stesso compositore, in occasione della prima esecuzione, infatti descrive il Concerto come una «sintesi del classico e del popolare, di forma e di sentimento, [che] suona nascosto sotto le fronde del parco che circonda il Palazzo Barocco e vuole soltanto essere agile come una farfalla ed elegante come una veronica». Il concerto è suddiviso in tre movimenti, Allegro con spirito, Adagio e Allegro gentile, nei quali la chitarra dialoga con l’orchestra restando strumento solista per l’intera esecuzione. Dei tre, il secondo movimento è il più conosciuto, anche grazie al popolare utilizzo in ambito televisivo e cinematografico, e molti sono i musicisti che con i più diversi generi musicali hanno reinterpretato l’opera: tra questi Miles Davis che dal Concerto di Rodrigo si è lasciato ispirare per l’album Sketches of Spain. Al Teatro Ristori si confronta con la partitura di Rodrigo il chitarrista Emanuele Segre, affermato solista vincitore di diversi prestigiosi concorsi internazionali e protagonista in importanti teatri e festival in tutto il mondo.

Completa il concerto al Teatro Ristori l’esecuzione della Terza Sinfonia, detta “Scozzese”, di Mendelssohn. Abbozzata nel 1829 durante un viaggio del compositore in Gran Bretagna, venne poi ripresa insieme alla Quarta Sinfonia durante il soggiorno in Italia, tra il 1830 e il 1831, per poi essere completata a Berlino nel 1842, anno della prima esecuzione, che avvenne il 3 marzo a Lipsia. Dedicata alla regina Vittoria ed ispirata dalla visita delle rovine di una cappella presso Holyrood Palace a Edimburgo, prende l’appellativo di Scozzese anche dai tipici caratteri della musica folk scozzese presenti nel secondo movimento. Sebbene sia stata l’ultima sinfonia del compositore ad essere completata, fu però la terza ad essere pubblicata e divenne nota come Sinfonia n. 3.