Latte veneto: tavolo di crisi in regione

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TAVOLO CRISI LATTE
Pan: «un milione di euro nel bilancio regionale e un piano di interventi ad ampio spettro per salvare le stalle venete»

 

TAVOLO CRISI LATTETavolo in Regione del Veneto per affrontare la crisi del settore lattiero-caseario che rischia di dimezzare il numero delle 3.300 stalle attive: l’assessore all’agricoltura Giuseppe Pan ha convocato nella sede del Dipartimento i rappresentanti delle associazioni degli allevatori, dei produttori, dei caseifici e tutte le categorie del settore per coordinare gli interventi e mettere in campo le possibili strategie per contrastare il crollo del prezzo del latte verificatosi con la fine del regime europeo delle quote di produzione. Negli ultimi anni circa 700 stalle in Veneto hanno già chiuso i battenti.

«La Regione vuole investire in qualità e in progetti integrati di filiera – dichiara Pan -. Chi rischia di più sono i piccoli allevamenti, che faticano a reggere i costi di gestione e di ammortamento di fronte ad una concorrenza sempre più aggressiva. Dobbiamo aiutare le nostre imprese che hanno investito nel benessere animale e nella sicurezza ambientale a non perdere il proprio potenziale produttivo. Come? La Regione, per parte sua, provvederà ad erogare aiuti al credito di esercizio e utilizzare i fondi del  Psr. Il bilancio 2016 della Regione  prevede un milione di euro per gli interventi previsti dalla legge regionale 19 del 2009: apriremo un bando e, tramite Avepa, sosterremo le aziende del settore zootecnico e lattiero-caseario che faranno ricorso al credito bancario.  Nel contempo, con i fondi del programma di sviluppo rurale, incentiveremo i progetti integrati di filiera per favorire la connessione tra agricoltura, allevamenti e agroindustria. Le risorse ci sono e quella del latte rappresenta una filiera primaria da promuovere e valorizzare».

Spinta all’aggregazione, promozione della qualità totale del latte e dei latticini “nostrani” attraverso il marchio QV (Qualità verificata) e integrazione della filiera restano il binario privilegiato dell’intervento regionale per tutelare un settore nel quale il Veneto è il terzo produttore nazionale, con oltre un 1.113.000 tonnellate di latte, per l’85% trasformato in formaggi Dop o tradizionali. Ma l’altro fronte di azione, sollecitato da categorie e produttori, resta la “difesa” del latte veneto dalla concorrenza del latte d’importazione.

«Sto attivando il coordinamento regionale di tutti gli organi di controllo, dai Nas all’Istituto repressioni frodi – annuncia Pan – per intensificare la vigilanza sulle importazioni di latte dall’estero,  in particolare su quello proveniente dagli allevamenti del nord Europa e dell’Europa centrale che, a seguito dell’embargo russo, sta invadendo il mercato italiano. Le sanzioni alla Russia si sono dimostrate inutili e dannose e ne chiediamo con forza la revoca. Tuttavia, i produttori veneti devono attrezzarsi, come i loro concorrenti europei, per reggere la sfida di un mercato sempre più globale e volatile:  serve un grande investimento tecnologico per creare impianti per la produzione del latte in polvere e di siero. E in questo la Regione può esercitare il proprio ruolo di programmazione  e coordinamento». 

Il tavolo veneto anti-crisi ha predisposto un pacchetto di richieste anche nei confronti di Roma e Bruxelles. «I produttori veneti e la Regione – sintetizza l’assessore – chiedono al ministero per le Politiche agricole di attivare  tutte le misure previste dal Programma nazionale di sviluppo rurale per la gestione del rischio, come  i fondi di mutualizzazione e le misure di stabilizzazione del reddito. E alla Commissione europea lanciamo un appello perché l’Europa inserisca nella propria normativa l’etichettatura obbligatoria di origine per i latte e i derivati, contro le frodi. Non basta investire in qualità, se non tuteliamo la tracciabilità del nostro latte con l’obbligo di etichettatura».