Unioncamere del Veneto: rapporto sull’economia regionale 2016

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Economia 2016s copia
L’economia regionale è ripartita. Il futuro passa per lo sviluppo ecosostenibile

 

Economia 2016s copiaNel 2015 l’economia del Veneto è ripartita. La crescita è modesta, sostenuta più dall’accelerazione dei consumi delle famiglie e degli investimenti delle imprese che dalla dinamica delle esportazioni. Nel 2016 l’attività economica dovrebbe consolidarsi, con un apporto significativo della domanda interna e un lieve rallentamento delle esportazioni. Non vi sono tuttavia attese di una vera fase espansiva, in grado di riportare velocemente l’economia regionale vicina ai livelli pre-crisi. 

La 49esima edizione del Rapporto annuale di Unioncamere Veneto ripercorre il 2015, descrivendo le dinamiche che hanno caratterizzato l’economia e la società regionale e tracciando alcune previsioni per l’anno in corso.
Mette in luce alcuni fattori di sviluppo che potrebbero consolidare la crescita del sistema economico nei prossimi anni partendo dalle criticità che oggi frenano l’economia regionale. 

Concentra l’attenzione sui numeri che descrivono l’avvio della nuova fase di crescita e sui soggetti economici che si muovono nel sistema produttivo, imprese e famiglie, giovani e studenti, lavoratori e disoccupati, banche e istituzioni, al fine di cogliere gli elementi critici, i fattori dinamici e le esigenze di intervento da suggerire ai decisori politici. 

L’economia regionale deve confrontarsi con il contesto internazionale e nazionale. Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che l’output globale nel 2015 è cresciuto del 3,1%, esito di un incremento dell’1,9% per le economie avanzate e del 4% per le economie emergenti e in via di sviluppo. Le proiezioni previsionali relative al 2016 non superano il 3,2%, mentre nel 2017 la crescita del prodotto dovrebbe attestarsi al 3,5%. A livello europeo le stime della Commissione vanno nel senso di un incremento dell’output dell’1,6% nel 2016 e dell’1,8% l’anno seguente; a trainare la ripresa rimarrà comunque la domanda interna stimolata dai provvedimenti di politica monetaria varati dalla BCE e alimentata dal calo del prezzo delle commodity, dall’andamento evolutivo del mercato del lavoro e dal timbro prudentemente espansivo delle politiche fiscali. 

Il 2015 per l’economia italiana è stato l’anno della svolta: per la prima volta dopo un triennio recessivo il PIL è tornato a crescere (+0,8%): il principale propellente del motore economico italiano si è rivelato la domanda interna, in aumento dell’1,5%, mentre il contributo delle esportazioni nette è stato negativo soprattutto per i maggiori flussi importati. Il Documento di Economia e Finanza (DEF) del Governo delinea un contesto moderatamente favorevole per cui lo scenario “tendenziale” vede il PIL italiano crescere dell’1,2% in termini reali per poi stabilizzarsi su questo livello negli anni seguenti; driver del processo virtuoso sarà la domanda interna: saranno prevalentemente i consumi delle famiglie, spinti da un maggior reddito disponibile e dagli incrementi occupazionali, a trainare la crescita ma anche per gli investimenti si prefigura una dinamica favorevole. 

Il PIL regionale ha chiuso il 2015 con una crescita dello 0,8%, che raddoppia la percentuale registrata nel 2014 (+0,4%) ma si pone al di sotto delle stime previsionali dei principali Istituti di ricerca. Tale crescita modesta è frutto dell’incremento delle esportazioni, ma dopo alcuni anni anche i consumi delle famiglie e gli investimenti privati hanno dato un apporto positivo. In Veneto il mercato del lavoro è leggermente migliorato spinto dalla de-contribuzione delle assunzioni con contratto a tutele crescenti, ma una verifica più puntuale potrà essere fatta solo quando tali incentivi cesseranno.
Dopo sette anni di crisi che avevano segnato un netto confine tra imprese internazionalizzate con ritmi di crescita buoni e imprese che operavano sul mercato interno con difficoltà molto marcate, nel 2015 questo paradigma è, almeno parzialmente, cambiato: sono ripartiti le vendite al dettaglio e gli investimenti delle imprese chiamate a “svecchiare” il loro parco macchine. Il modello di sviluppo legato soprattutto alle esportazioni è stato positivo per l’economia regionale, ma comporta rischi e incertezze legate alle sempre più frequenti crisi internazionali. Tale modello va quindi ri-equilibrato favorendo la ripresa della domanda interna anche se non mancano rischi legati al difficile ricambio generazionale della popolazione residente e alle difficoltà di alcuni tra i principali istituti di credito locali. Imprese 2016s copia

Secondo le stime di Unioncamere, il PIL regionale dovrebbe crescere nel 2016 dell’1,3%, un incremento appena superiore alla crescita dell’1,1% italiana, con un apporto significativo della domanda interna e un rallentamento delle esportazioni: non vi sono tuttavia attese di una vera fase espansiva in grado di riportare velocemente l’economia regionale vicina ai livelli pre-crisi. 

La produzione industriale, secondo i dati dell’indagine VenetoCongiuntura, ha registrato nel 2015 un aumento del +1,8%, in linea rispetto allo scorso anno (+1,8%). La convincente ripresa dei livelli produttivi è stata confermata nel 2015 anche dall’indice del grado di utilizzo degli impianti, che in media d’anno si è attestato al 74,2% della piena capacità produttiva. Anche l’indicatore del fatturato industriale ha evidenziato una crescita media pari al +2,3%, confermando il cambio di tendenza registrato nell’anno precedente (+1,9%) dopo i segni negativi del 2012 e nel 2013 (rispettivamente -3,9% e -0,3%). Nel 2015 quasi il 48% delle imprese manifatturiere del Veneto con almeno 10 addetti ha effettuato investimenti materiali e immateriali, impegnando il 25% di risorse in più rispetto al 2014. I dati hanno confermato che il ciclo degli investimenti sembra destinato a proseguire anche nel 2016: il 45,2% degli imprenditori prevedono di investire anche nell’anno in corso, una quota di poco inferiore a quella del 2015. 

Il Veneto ha chiuso il 2015 con una dinamica positiva delle vendite al dettaglio dopo le variazioni a ribasso registrate nei tre anni precedenti. L’aumento medio annuo del fatturato è stato pari a +2,9% su base tendenziale con una dinamica crescente nel corso dell’anno.
Nel 2015 il settore agricolo ha dovuto fare i conti ancora con l’andamento climatico, più caldo e meno piovoso rispetto alla norma. In termini di prodotto il dato più importante riguarda il valore complessivo della produzione lorda agricola veneta, che nel 2015 è da stimarsi in 5,7 miliardi di euro, in leggera flessione (-1%) rispetto all’anno precedente. 

Le esportazioni e il movimento turistico degli stranieri hanno continuato a sostenere l’economia veneta. Le vendite di beni all’estero hanno registrato un progresso del 5,3%, superando in termini nominali la soglia dei 57,5 miliardi di euro e marcando un nuovo record storico. Con un passo lievemente più spedito (+5,9%) le importazioni si sono approssimate ai 42 miliardi, indicando una ripresa generalizzata degli acquisti oltrefrontiera. Il saldo della bilancia commerciale ha superato i 15,6 miliardi di euro (+588 milioni di euro rispetto al 2014). La crescita dell’export ha interessato la quasi totalità delle merci esportate. In particolare, i flussi sono stati assai favorevoli per l’occhialeria (+12,7%), i macchinari (+6%), primo prodotto di punta del manifatturiero veneto (vale un quarto dell’export totale) e i prodotti alimentari (+13,7%). I maggiori Paesi destinatari dei prodotti, oltre alla Germania (+3,1%) che detiene il primato, vanno segnalate le ottime performance di Stati Uniti (+16,6%) e Regno Unito (+17%). 

Quanto ai flussi di turisti stranieri, gli arrivi (+5,8%) e le presenze (+2,2%), mai così rilevanti, sono stati un elemento decisivo per i destini del settore, premiando principalmente le città d’arte e le località lacustri. Il 2015 ha visto il rilancio della montagna dopo anni difficili, grazie a un clima decisamente favorevole, ma ha fatto emergere la sofferenza del mare disertato dalla sua più fedele clientela, quella tedesca. Il bilancio termale è apparso in chiaro scuro per il calo significativo dei pernottamenti (-1,5%). Le minori presenze di olandesi, russi e danesi si sono fatte sentire, ma i maggiori contributi di Germania, Cina, Regno Unito e Stati Uniti hanno colmato il vuoto, mentre altre provenienze extraeuropee lasciano presagire un buon riscontro per il futuro. 

Nel 2015 il traffico veicolare complessivo sulla rete autostradale regionale è aumentato rispetto all’anno precedente. Spiccano le direttrici che hanno origine e/o destinazione nell’area centrale veneta, in particolare: l’A27 Mestre-Belluno (+4%), l’A4 Brescia-Padova (+3,7%) e l’A22 Modena-Brennero (+3,3%), soprattutto per quanto riguarda la componente pesante. Il porto di Venezia, con oltre 25 milioni di tonnellate, ha registrato un aumento del traffico merci del +15,3 per cento, anche se negli ultimi cinque anni le merci movimentate sono diminuite (-4,9%) rispetto agli altri porti dell’Alto-Adriatico (Triste +20%, Koper +34,7%). Lo scalo di Chioggia ha invece trasportato 1,6 milioni di tonnellate, in aumento del 4 per cento rispetto all’anno precedente, dopo anni di continue flessioni (-19,2% il calo dal 2010 al 2015). Trasporti 2016s copia

Positiva la dinamica relativa ai flussi aeroportuali veneti. Nel 2015 il traffico passeggeri negli aeroporti del Veneto ha evidenziato un incremento nel “Marco Polo” di Venezia (+3,3%) e nel “Canova” di Treviso (+6%), mentre ha segnato una flessione nel “Catullo” di Verona (-6,6%). Molto positivo invece il trend del traffico merci negli scali di Venezia (+14,7%) e Verona (+8,2%). L’interporto di Verona nel 2015 ha movimentato 28 milioni di tonnellate di merci, delle quali 20 milioni via camion e quasi 8 milioni via treno. Il traffico ferroviario è stato di quasi 399 mila UTI (corrispondente a più di 713 mila TEU), risultato in aumento rispetto all’anno precedente (+1,9%). L’interporto di Padova ha toccato i 275 mila TEU, con un incremento dell’1,9 per cento rispetto al 2014 e del 9,9 per cento rispetto al 2012. 

Tra i fattori fondamentali per lo sviluppo dell’economia del Veneto, l’innovazione occupa il primo posto. Utilizzando le conoscenze in modo efficace aumenta la produttività ed il benessere e crea nuove opportunità di mercato. Il presente lavoro illustra una serie delle più recenti evidenze sulle attività di innovazione mettendo a confronto l’Italia con le altre grandi economie dell’Unione europea ed il Veneto con le principali regioni manifatturiere simili per dimensione. L’Italia ed il Veneto continuano ad essere considerati innovatori moderati con una spesa in ricerca e sviluppo in rapporto al Pil molto inferiore agli standard europei. Questo dato però può nascondere qualche sottostima: utilizzando il numero di addetti dedicati ad attività di ricerca e sviluppo o la quota di imprese innovative, emerge che la distanza dell’Italia e del Veneto è meno profonda. Ciò non toglie che, soprattutto per il Veneto, ci siano ampi margini di miglioramento in particolare sul piano della collaborazione, del trasferimento tecnologico e del capitale umano. 

Promuovere processi di sviluppo di ecosistemi territoriali può diventare un’opportunità per rendere l’economia regionale più competitiva a livello nazionale ed europeo. Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una crescente attenzione sulla riduzione dell’impatto delle attività produttive sull’ambiente che hanno portato all’adozione di politiche nazionali mirate, con il merito di rilanciare alcuni settori e di porre il tema del risparmio e dell’economia circolare al centro del dibattito. Non si tratta solo del mutato atteggiamento di alcuni, sempre più numerosi, imprenditori illuminati ed attenti all’ambiente, mossi da una personale sensibilità svincolata dall’applicazione della normativa cogente. Sembra affacciarsi, se pur lentamente, una presa di coscienza generalizzata dell’importanza, anche economica, della riduzione dei consumi, che si riflette su una chiara riduzione dei costi, dell’uso di certificazioni come promozione sia del proprio prodotto che del processo aziendale o ancora degli investimenti in innovazione al fine di migliorare l’impatto ambientale e parallelamente il fatturato. Seguendo l’esempio del legno-arredo, anche le imprese del settore della meccanica/meccatronica, uno dei comparti manifatturieri più rilevanti dell’economia regionale, stanno mostrando una nuova e crescente sensibilità verso i processi innovativi per la riduzione dell’impatto ambientale, che sta diventando un driver strategico per la competitività, per l’accesso a nuovi mercati e, al contempo, per lo sviluppo di quelli già consolidati. 

Puntare sullo sviluppo della bioeconomia in Veneto, definita il motore della prossima ondata di crescita globale, potrebbe rappresentare una scelta strategica per l’economia regionale. La bioeconomia si prefigge di superare la perdurante dipendenza dalle risorse di origine fossile verso un sistema globale più attento alla conservazione della natura e degli ecosistemi che definisca una serie di regole e priorità per la produzione sostenibile di biomassa con differenti finalità, dagli usi alimentari a quelli energetici a quelli dei materiali e biotecnologici. Da una prima disamina la bioeconomia in Veneto appare oggi un fenomeno ancora marginale – non tanto in termini assoluti quanto in termini relativi sul totale dell’economia regionale. Tuttavia i potenziali di crescita di questo nuovo motore di sviluppo sono molto elevati: nuove opportunità di lavoro, mitigazione dei cambiamenti climatici, efficienza delle risorse. 

Lo sviluppo della bioeconomia non potrà comunque prescindere dalla capacità di strutturare politiche equilibrate e partecipate insieme a modelli di business sostenibili che tengano in considerazione gli interessi di una moltitudine di attori. Le prospettive di crescita “fisiologica” della bioeconomia infatti, e la stessa percezione da parte delle imprese che già producono beni e servizi da risorse rinnovabili, inducono a riflettere sul fatto che, come avvenuto in altri contesti, per favorire cambi drastici sul fronte tecnologico, è fondamentale il ruolo dello Stato, sia come investitore nella ricerca di base che come acquirente di prodotti con determinate caratteristiche di sostenibilità e innovazione.