Dall’auto nel 2015 72 miliardi di gettito fiscale, in crescita sul 2014

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Secondo l’Anfia, le entrate derivanti dalla motorizzazione costituiscono il 16% del totale del gettito fiscale, pari al 4,4% del Pil, un punto percentuale in più rispetto alla media europea

 

auto caro tasse euro soldi fotolia 45053343Ma chi ha detto che la pressione fiscale sull’auto si è stabilizzata? Il carico fiscale complessivo gravante sulla motorizzazione italiana è ulteriormente cresciuto nel 2015, salendo a 71,9 miliardi di euro, con un incremento dello 0,5% rispetto all’anno precedente. A fronte di un incremento del 5,9% del totale delle entrate tributarie nazionali rispetto al 2014 – derivante da un andamento positivo sia delle imposte dirette (+9,1%) che delle imposte indirette (+2,2%), basate sui consumi – la quota percentuale del gettito proveniente dal settore automotive sul gettito complessivo calcolato secondo il criterio di cassa, risulta leggermente diminuita, passando dal 16,8% del 2014 al 16% nel 2015.

«Dopo anni di inasprimento delle imposizioni fiscali sui veicoli, a compensazione della perdita di capacità di spesa degli italiani durante la lunga crisi economica, la ripresa del mercato auto nel 2015 non poteva che far lievitare ulteriormente questo prelievo, con introiti derivanti dall’acquisto degli autoveicoli – IVA e IPT – in crescita del 13,6% e dell’11,2% rispettivamente – commenta Aurelio Nervo, presidente di ANFIA, la filiera industriale italiana dell’automotive -. La percentuale del gettito fiscale derivante dal comparto sul PIL risulta del 4,4%, la più alta tra i maggiori Paesi europei, visto che la media si aggira tra attorno al 3,4%2. Il gettito derivante dall’utilizzo dell’autoveicolo resta la voce più rilevante, pari all’81% del gettito complessivo proveniente dal comparto, per un valore di 58,2 miliardi di Euro (appena lo 0,8% in meno rispetto al 2014)». 

I tempi, secondo l’ANFIA, sono dunque maturi per attuare una revisione della fiscalità in chiave ambientale – nella UE 20 paesi su 28 già applicano forme di tassazione in funzione delle emissioni di CO2 – al fine di favorire la diffusione dei veicoli ecologici e la sostituzione dei più inquinanti ancora in circolazione: si pensi che, in Europa, i veicoli “nuovi” (meno di un anno di anzianità), e quindi rispondenti alle normative ambientali più recenti Euro 6, sono appena il 5% del circolante. Accelerare questo processo è una delle leve fondamentali per il raggiungimento dei futuri target di riduzione delle emissioni, oltre a portare con sé vantaggi economici e di sicurezza della circolazione sulle strade. Va in questa direzione, quindi, anche il mantenimento di una fiscalità di vantaggio per i carburanti alternativi, inclusi i biocarburanti.

Nel 2015, per il secondo anno consecutivo dopo 7 anni di calo, i consumi complessivi di carburanti sono risultati in crescita dell’1,5%. Nello stesso anno, i prezzi medi alla pompa, per via del ribasso del prezzo del petrolio, hanno subito significative flessioni: -10,2% per la benzina, -12,6% per il gasolio, -20,2% per il GPL, mentre il metano è rimasto stabile (-0,5%). A fronte di una forte riduzione del prezzo industriale dei carburanti (prezzo della materia prima e margine lordo), si è assistito ad un’ulteriore crescita della componente fiscale (IVA e accise) sul prezzo finale, passata dal 60,7% al 65,5% per la benzina, dal 56,5% al 62% per il gasolio, dal 37,2% al 42,1% per il GPL e dal 18,5% al 22,4% per il metano. «E ulteriori rialzi potrebbero verificarsi nel biennio 2017-2018, nel caso scattino le clausole di salvaguardia a copertura delle spese e per il raggiungimento dei target fiscali stabiliti per l’Italia dall’Unione Europea. Sempre in tema di costi legati all’utilizzo del veicolo – prosegue Nervo – bisogna puntare a una rimodulazione basata sulla logica “paga per quanto viaggi”, capace di orientare il settore verso modelli di consumo sostenibili. Questo tipo di soluzione è già garantita dalla telematica applicata ai trasporti e si sta diffondendo, nel nostro Paese, soprattutto grazie alla crescita del mercato della telematica legata alle assicurazioni, con una progressiva riduzione dei costi assicurativi, oltre che delle frodi relative agli incidenti stradali. Ci auguriamo, quindi, che il mercato degli ITS cresca ulteriormente nei prossimi anni, con l’obbligo atteso, dal 2018, dell’“e-Call” (la chiamata di emergenza automatica) sulle autovetture, e con lo sviluppo della trasformazione digitale delle infrastrutture, recentemente annunciata dal Ministro dei Trasporti Graziano Delrio. In sintesi – conclude Nervo – la necessaria revisione della fiscalità di cui si è detto rientra in un piano per la mobilità sostenibile di cui il Governo dovrebbe dotarsi in tempi rapidi, puntando sulla diffusione dei veicoli ecologici e sullo sviluppo delle nuove tecnologie dell’auto connessa e della guida autonoma».

Proseguendo nella ripartizione del prelievo calcolata sui diversi momenti impositivi del “ciclo di vita contributivo” degli autoveicoli, dopo la quota di tassazione derivante dall’utilizzo dell’autoveicolo nel corso dell’anno, di cui si è già detto, si colloca al secondo posto la quota di contribuzione al momento dell’acquisto dell’autoveicolo (versamento IVA e IPT), pari al 10,7%, per un totale di 7,7 miliardi di Euro. Questa voce è cresciuta addirittura del 13,1% rispetto al 2014, in conseguenza dell’aumento delle immatricolazioni di vetture nuove che, dopo 6 anni di calo, e un primo segnale di ripresa nel 2014, hanno chiuso il 2015 a +15,8% rispetto all’anno precedente.

Infine, il possesso dell’autoveicolo rappresenta una quota dell’8,3%: 6 miliardi di euro derivanti dalla tassa di possesso – il bollo auto – che segna un decremento dell’1,2% (circa 75 milioni di Euro in meno) rispetto al 2014. Dal momento che il parco circolante, nel 2015, ha visto un incremento dello 0,7% (per un totale di oltre 42,6 milioni di autoveicoli esclusi motocicli e motocarri), è probabile che questa riduzione sia dovuta a una crescente evasione della tassa, anche in conseguenza della lunga crisi economica. A questo proposito, è interessante il recente provvedimento che la Regione Lombardia ha introdotto all’interno della legge di semplificazione 2016, che consente di pagare il bollo auto mediante addebito in conto corrente con RID, ottenendo uno sconto del 10% sul totale dovuto. Un automatismo che, qualora adottato anche dalle altre regioni italiane, potrebbe contribuire ad arginare il rischio evasione, consapevole e non. Passando all’analisi di dettaglio, in fase di immatricolazione degli autoveicoli sono stati versati al Fisco, nel 2015, circa 6,20 miliardi di euro (+13,6%), risultanti dal pagamento dell’IVA e dei diritti di motorizzazione. Oltre all’aumento delle vendite di nuovi autoveicoli, ha inciso su questo rialzo anche la ripresa della quota di auto acquistate da privati (compreso leasing persone fisiche), che pagano l’IVA al 100%, pari al 64% contro il 62,7% del 2014. Le vetture intestate a società, invece, sono risultate ancora in flessione, attestandosi al 16,2% dell’intero mercato nel 2015, contro il 17,9% del 2014, mentre si è verificato un nuovo aumento delle vetture a noleggio, pari al 19,8% del totale immatricolato (19,4% a fine 2014).

Anche il mercato delle auto usate, in crescita del 5,9% nel 2015 rispetto all’anno precedente, per un totale di oltre 2,7 milioni di passaggi di proprietà reali, ha contribuito – sottolinea l’Anfia – all’innalzamento di questa voce di spesa. Dall’11 dicembre 2015, inoltre, il Decreto Interministeriale 5 ottobre 2015, n. 331 ha introdotto degli incrementi dei Diritti di Motorizzazione (da 9,00 euro a 10,20). Anche il gettito derivante dalla riscossione dell’IPT ha evidenziato un balzo in avanti, registrando un incremento dell’11,2%, per un totale di 1,52 miliardi di euro. Quanto alle voci di contribuzione relative all’utilizzo dell’autoveicolo, il gettito fiscale sui combustibili, per i motivi già illustrati, ha segnato un decremento del 3%: 35,86 miliardi di euro rispetto ai 36,96 del 2014. Il prelievo fiscale relativo ai lubrificanti, nel 2015 ha registrato un aumento del 2,1%, passando da 0,96 a 0,98 miliardi di euro. Aumenta anche il gettito IVA relativo a manutenzione e riparazione degli autoveicoli e all’acquisto di ricambi, accessori e pneumatici, che registra un +6,8% rispetto al 2014 per un valore complessivo stimato in 9,90 miliardi di euro, contro i 9,27 del 2014. Il miglioramento del quadro economico e del clima di fiducia ha determinato un recupero degli interventi d’officina rinviati durante la crisi. Ha contribuito ad aumentare la spesa complessiva anche la già citata crescita del parco circolante. L’avanzamento tecnologico degli ultimi anni, inoltre, se da un lato ha prodotto un allungamento degli intervalli di manutenzione delle vetture, offrendo prodotti sempre più affidabili, sicuri ed ecologici, li ha resi anche più complessi. Alcuni interventi, quando sono necessari, diventano più costosi, non solo per un incremento dei prezzi, ma anche per l’alto numero di ore dedicate. Anche i nuovi obblighi di legge relativi alla revisione dell’autoveicolo possono aver dato una spinta alla domanda di autoriparazione. Dal 1 gennaio 2015, infatti, è entrata in vigore la nuova procedura di revisione, che dovrebbe mettere fine alle cosiddette finte revisioni, eseguite in maniera approssimativa e superficiale. La nuova procedura – spiega l’Anfia – prevede che la revisione sia effettuata tramite videosorveglianza e comunicata in tempo reale alla Motorizzazione. Questo implica nuovi oneri, ma anche una maggiore sicurezza dei dati, l’imparzialità dei risultati e lo stop alle frodi, diventando impossibile per gli operatori modificare un eventuale esito negativo della stessa.

La voce d’imposta relativa ai pedaggi autostradali ammonta nel 2015 a 1,95 miliardi di euro, in rialzo del 4,7% rispetto al 2014. La crescita deriva, in parte, dal trend positivo dei volumi di traffico, per il secondo anno consecutivo, nel 2015: la chiusura d’anno è positiva in riferimento sia alla componente veicolare leggera (+3,6%), sia a quella pesante (+3,8%). Complessivamente, sottolinea ancora l’Anfia, i veicoli-km percorsi sulla rete autostradale nel corso del 2015 sono stati 79,4 miliardi, il 3,6% in più rispetto al 2014. Ha pesato sull’incremento di questa voce di spesa anche l’aumento delle tariffe dei pedaggi, scattato a inizio 2015, con un rialzo medio dell’1,3% rispetto al 2014. 

Gli introiti derivanti dai premi assicurativi per RC, furto e incendio, registrano una riduzione del 5,4%, per un totale di circa 4 miliardi di euro (4,23 nel 2014). Secondo i dati diffusi da Ania, si tratta del quarto anno consecutivo in calo per la raccolta dei premi RC auto. Un trend reso possibile anche dall’accesa concorrenza tra le imprese, che hanno beneficiato di un lungo periodo di riduzione della sinistrosità, iniziato nel 2010. I fenomeni fraudolenti a carico delle assicurazioni, uniti all’incremento degli spostamenti, che porta con sé una maggiore incidentalità, mantengono il premio RC Auto più alto rispetto ad altri paesi europei, dove questi fenomeni sono più limitati e meno impattanti sul bilancio assicurativo. Si spera che le novità introdotte con la Legge di Stabilità 2015 – dematerializzazione del certificato di rischio assicurativo (a partire dal 1 luglio 2015) e dell’attestato di pagamento (a partire dal 18 ottobre 2015), lotta all’evasione dell’RC Auto tramite i controlli automatici garantiti dai dispositivi telematici (autovelox, tutor, accessi per le Zone a Traffico Limitato, Vergilius e altri) – possano contrastare le frodi, permettendo ulteriori riduzioni dei premi medi, grazie ai maggiori introiti ottenuti. Sempre secondo Ania, prima dell’introduzione delle novità della Legge di Stabilità 2015, gli automobilisti in circolazione fuori regola, che non hanno pagato il premio annuo di assicurazione, rappresentavano circa l’8,7% delle auto in circolazione, con picchi sino al 13,5% nel Sud Italia. La “Riforma Fornero” (legge 92/2012) ha introdotto, a partire dal 2013, una franchigia di 40 Euro per la detrazione del contributo al Servizio Sanitario Nazionale, facendo così perdere il vantaggio fiscale alla maggior parte degli automobilisti (18 milioni circa, quelli con premio RC inferiore a 380 Euro). Dal 2015, inoltre, non è più possibile portare in deduzione neanche la parte eccedente i 40 Euro, per effetto del Decreto IMU (comma 2-bis, articolo 12, DL IMU n. 102/2013, convertito nella Legge 124/2013). 

La voce parcheggi e contravvenzioni, infine, nel 2015 vale 5,50 miliardi di euro, con un incremento dell’1,9% rispetto al 2014, sostanzialmente dovuto alla crescita del numero di autoveicoli in circolazione e del numero di spostamenti. In riferimento alle contravvenzioni, ricordiamo che la Legge n.98/2013 di conversione del cosiddetto Decreto “del fare” n. 69/2013, ha introdotto la possibilità di una riduzione del 30% dell’importo delle sanzioni per cui è previsto il pagamento in misura ridotta, per i pagamenti entro 5 giorni dalla data di contestazione immediata o di notifica differita della contravvenzione. Sembra che di questo tipo di “sconto”, in realtà, abbiano usufruito solo gli automobilisti già paganti, senza rendere più virtuosi gli altri, visto che si è verificata una perdita di gettito.