Emilia Romagna, ancora in calo il numero delle imprese attive, ma cresce l’imprenditoria femminile e l’artigianato

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Bene il comparto turistico, specie nelle città. Nell’artigianato cresce la produzione

artigiano artigianato 1Nel 2016 l’Emilia-Romagna ha perso 2.776 imprese attive, ovvero lo 0,7% del 407.514 aziende della Regione. Il calo, in corso da anni, fa segnare però un’inversione di tendenza nel comune di Bologna dove, dopo cinque anni, si registra un leggerissimo segno più (0,1%, pari a 36 aziende): una crescita, che non si registrava da cinque anni, dovuta in particolare alle aziende che lavorano nel turismo, alle imprese femminili e a quelle gestite da stranieri. Lo rileva un’analisi sui dati della Camera di commercio fatta dall’ufficio statistica del comune di Bologna.

Le imprese attive nel territorio in città a fine 2016 sono salite a quota 32.459: era dal 2011 che non si registrava una variazione positiva, per quanto lieve. Crescono le società di capitale, mentre se si analizza la tipologia si scopre che il segno più riguarda i servizi ricettivi e di ristorazione, i servizi alle imprese e le aziende che si occupano di istruzione e sanità.

In città crescono anche gli imprenditori stranieri: a fine 2016 sono saliti del 3,8% rispetto al 2015 quelli provenienti dalla Comunità europea, e del 3,6% quelli che arrivano da paesi extra Ue, e tra questi ultimi gli asiatici mantengono il primo posto. Infine c’è un aumento tutto rosa: crescono infatti le imprese femminili che in città superano quota 7.100, 74 in più rispetto al 2015, e rappresentano il 21,9% delle aziende operanti sul territorio di Bologna. Nell’area della Città metropolitana (il territorio provinciale) l’andamento si attesta a metà strada fra quello del territorio regionale e quello del comune capoluogo: c’è infatti un calo, più contenuto rispetto a quello dell’Emilia-Romagna, dello 0,4%. Nell’ultimo decennio è aumentato però del 70% il numero degli imprenditori stranieri, sia europei sia extraeuropei, titolari di imprese individuali, passando da 4.511 a 7,673. 

Nella città di Bologna un impresa individuale su quattro ha un titolare straniero, di questi, quattro su dieci sono di origine asiatica. Fanno registrare un brusco calo, invece, le imprese giovanili, ovvero quelle gestite prevalentemente da under 35. Nella provincia di Bologna sono 6.532, in calo del 2,9% (ne sono sparite 193 in un anno), rispetto al 2014. Rispetto al 2011, primo anno di rilevazione di questa tipologia, le aziende under 35 sono diminuite di circa mille unità. In città la situazione è lievemente migliore, ma si registra come un calo dell’1,6%.

L’artigianato è uscito da una lunga recessione durata ben otto anni. Il quarto trimestre del 2016 si è chiuso con un miglioramento della congiuntura, trainata dal mercato interno, che ritorna su livelli prossimi a quelli della seconda metà del 2010. Il fatturato complessivo a prezzi correnti è aumentato dell’1,2%. La crescita della componente estera rallenta e si ferma all’1,3%. Accelera la tendenza positiva della produzione, che aumentata dell’1,6 per cento si allinea a quella del complesso dell’industria e ottiene il miglior risultato dal terzo trimestre del 2010. Il rallentamento della dinamica degli ordini (+1,0%), in particolare di quelli esteri (+0,6%), suggerisce cautela per il futuro. 

Nel 2016 l’artigianato manifatturiero ha fatto segnare un leggero aumento della produzione dello 0,4 per cento, che segue la lieve flessione dello 0,1% del 2015. La crescita del fatturato e degli ordini ha tratto beneficio dall’accesso ai mercati di esportazione, che hanno mostrato una dinamica superiore. La Cassa integrazione guadagni non ha riflesso il leggero miglioramento congiunturale nel corso del 2016. Si è trattato esclusivamente di interventi in deroga e le ore autorizzate sono aumentate del 40,5%, giungendo quasi a quota 3.270.000. Gli effetti della crisi passata continuano però a manifestarsi nell’emorragia delle imprese artigiane attive nell’industria in senso stretto, che a fine anno erano 28.830, in calo del 2% rispetto alla fine del 2015, pari a 580 imprese in meno. La flessione è risultata analoga a quella delle loro omologhe a livello nazionale (-1,9%).