Manovra finanziaria 2020: entrate sovradimensionate rispetto al probabile gettito

Il servizio bilancio del Senato smonta la Manovra. Critiche anche dalle associazioni imprenditoriali: «sulle tasse scelte errate e controproducenti». La tassa sulla plastica costerà 109 euro in più a famiglia e danneggerà il secondo comparto produttivo d’Europa.

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La Manovra finanziaria 2020 del governo BisConte e della maggioranza M5s, Pd e schegge varie è costruita sull’acqua e i numeri sono segni gettati al vento: secondo il Servizio bilancio del Senato, «la manovra rischia di sovrastimare gli incassi previsti dalle nuove tasse, da quella sulle auto aziendali a quelle sulla plastica», chiedendo «una verifica su una sovrastima della “plastic tax” per circa 800 milioni di euro. Da chiarire anche perché si considerafisso” l’incasso visto che si dovrebbero ridurre gli imballaggi monouso. Lo stesso vale per la “sugar tax”. Dubbi anche sulle sigarette: in via prudenziale sarebbe opportuno non ascrivere maggiori entrate nel 2020».

Dalle audizioni delle categorie produttive alla Commissione bilancio del Senato, emerge un coro di proteste e di commenti negativi nei confronti dell’operato del governo BisConte e dei partiti della sua maggioranza. Secondo Rete Imprese Italia (l’associazione interconfederale promossa da Casartigiani, Confartigianato, Confcommercio, Confesercentie Cna), «bene il blocco degli aumenti Iva, ma occorre rafforzare l’impegno per la crescita ed affrontare con urgenza la questione della costruzione di una fiscalità non distorsiva nei confronti delle micro, piccole e medie imprese. “Plastic tax”, “sugar tax”, “local tax”, stretta sulle auto aziendali e sul rimborso delle accise sul gasolio per l’autotrasporto merci sono scelte errate».

Per Rete Imprese Italia «le preoccupazioni per la mancata crescita e l’urgenza di un rilancio degli investimenti produttivisono dunque ampiamente giustificate. La stretta fiscale sulle auto aziendali, “plastic tax” e “sugar taxsono purtroppo la negativa conferma di un mancato confronto e di una mancata valutazione d’impatto. Sono dunque scelte che vanno riconsiderate. Va valutato inoltre l’impatto della “local tax”, non solo come strumento di semplificazione, ma anche in relazione ai suoi effetti in termini di possibili inasprimenti dei tributi locali anche in ragione della discrezionalità applicativariconosciuta ai comuni. Nelle more di un’approfondita valutazione d’impatto, se ne richiede dunque l’abrogazione».

In particolare, Rete Imprese Italia ritiene errate «le programmate restrizioni in materia di rimborso delle accise sul gasolioconsumato dall’autotrasporto merci, perché adottate in assenza di una strategia di coinvolgimento dei diversi settori economici in maniera proporzionale alle rispettive responsabilità emissive, intervenendo così su un settore responsabile di meno del 5% delle emissioni climalteranti totali del Paese (valore in corso di riduzione nel tempo) e senza che le risorse risparmiate vengano destinate a politiche attive per la riconversione ambientale del settore medesimo: settore le cui più rappresentative organizzazioni hanno proclamato lo stato di agitazione».

«La manovra non traccia un disegno organico di politica economica di medio-lungo termine. Il combinato degli interventi, insieme a quelli del dl fisco e i recenti sviluppi su Ilva alimentano un clima di sfiducia» ha detto Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, nel corso dell’audizione davanti alla commissione Bilancio del Senato. Panucciha sottolineato come «lo sforzo per disinnescare le clausole di salvaguardia Iva rischia di essere vanificatodall’introduzione di nuove tasse sulle imprese con ripercussioni negative sulla domanda interna e la “plastic taxpenalizza i prodotti, non comporta benefici ambientali e rappresenta solo una leva per rastrellare risorse, con costi pesanti su consumatori, lavoratori e imprese». Nuove tasse che non piacciano a Confindustria compreso l’aumento di quella sulle auto aziendali, «una stangata per 2 milioni di lavoratori ed è in contraddizione con la riduzione del cuneo fiscale».

Sulla “plastic tax” che peserà per circa 109 euro a famiglia nel 2020 (sempre che non venga cassata nel corso della discussione parlamentare), scende in campo anche il presidente del ramo Piccola Industria di Confindustria, Carlo Robiglio, secondo cui «andrebbe a penalizzare un settore produttivo, senza dare tempo alle aziende di riposizionarsi o di adottare possibili alternative tecnologiche. Stiamo assistendo ad una imprudente tendenza ad introdurre, dall’oggi al domani, pericolose ed inutili penalizzazioni. Ci pare inoltre di sentire serpeggiare, cosa che non accadeva da tempo, termini e concetti di matrice antindustriale, che ritenevamo ormai sepolti».

Con un tweetGrazie #ConteDracula”, scende in campo anche Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati: «altro che scelta “green”, altro che ambientalismo da quattro soldi. La “plastic tax” tanto voluta dal governo giallorosso sarà, lo conferma Confindustria, un vero e proprio salasso per gli italiani: previsto un impatto di 109 euro annui per ogni nucleo familiare». Per non dire della tassa sulle auto aziendali: «alla maggioranza M5s-Pd-ItaliaVivariesce pure l’esproprio di un mese di stipendio ai dipendenti incolpevoli utilizzatori delle auto aziendali, che non sono un bene di lusso, ma uno strumento indispensabile per svolgere il loro lavoro al servizio dei clienti aziendali» chiosa Gelmini.

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