Piano “Fit for 55” alla prova del voto all’Europarlamento

Si vedrà se l’Europa sarò chiamata o meno ad assistere all’harakiri di intere filiere produttive sull’altare dell’azzeramento delle emissioni climalteranti. 

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piano fit fo 55

Domani, mercoledì 8 giugno, l’Europarlamento sarà chiamato a votare i contenuti del fantasmagorico pianoFit for 55”, che nella versione originale presentata dalla Commissione europea condanna gran parte delle filiere manifatturiere europee ad un rapido declino, con conseguente ingente perdita di fatturato e, soprattutto, di posti di lavoro.

Il tutto per azzerare il già contenuto contributo al totale dell’inquinamento globale (solo l’8% del totale mondiale) a costi sociali ed economici decisamente elevati, in più in presenza dell’aumento dell’inquinamento da parte di India e Cina che hanno già dichiarato di non volere apportare alcuna riduzione alle loro emissioni attuali almeno fino al 2050.

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Di fatto, se il pianoFit for 55sarà approvato dall’Europarlamento così com’è stato ideato, per la società europea il futuro è quello di un inesorabile declino, con calo della ricchezza e dell’occupazione, a favore dell’aumento delle quote di mercato di realtà come Cina e India che rimarranno più competitive sui mercati internazionali per via dei minori costi ambientali.

Ne vale la pena? La domanda devono porsela seriamente tutti gli europarlamentari, che in queste ultime settimane sono stati destinatari delle pressioni di gran parte dei governi nazionali e delle filiere manifatturiere che rischiano un drastico ridimensionamento. Sul loro voto peseranno conseguenze molto pesanti sull’economia e sugli equilibri sociali di molti paesi europei, con molti eurodeputati che rischiano il posto al rinnovo del mandato per avere affossato punti di Pil e milioni di posti di lavoro.

Viceversa, l’Europarlamento farebbe bene a farsi parte attiva nel difendere gli interessi europei dinanzi al lobbismo di molti competitori esteri, che per entrare nel mercato europeo puntano ad affossare la concorrenza con provvedimenti semplicemente demagogici, come la proposta di mettere fuori mercato, a partire dal 2035, dei veicoli con motore termico a favore dell’unica scelta dell’elettrico che apre le autostrade del mercato europeo alla produzione cinese. Il tutto nel presupposto fallato che l’auto elettrica sia meno impattante di una con motore termico, magari alimentato con carburanti alternativi completamente rinnovabili.

Si vedrà a voto concluso se la demagogia e la sciatteria di molti, troppi eurodeputati avrà avuto la meglio o se, invece, ci sarà un sussulto di dignità e di orgoglio autenticamente europeo come auspica “Lo Schiacciasassi”.

Buona visione.

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