Dsa, il commissario Ue al mercato interno Breton svela l’obiettivo del bavaglio

«Garantire sotto elezioni europee una comunicazione verificata e veritiera». Ma chi controlla e chi decide che la comunicazione sia effettivamente veritiera, libera e democratica?

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La Commissione europea con il Dsa, il Digital Service Act dimostra di voler gestire e controllare la comunicazione, specie quella politica, in vista dell’appuntamento elettorale per il rinnovo dell’Europarlamentodel giugno 2024 e la conferma arriva seppur indirettamente dal commissario Ue al mercato interno, il francese Thierry Breton nel corso di un’intervista ad un quotidiano francese.

Di fatto, Breton afferma che la «Dsa permetterà di lottare contro la disinformazione e, in particolare, contro la propaganda pro-Russia durante le elezioni europee» perché «certi paesi utilizzano abbondantemente la disinformazione per indebolire la nostra democrazia. L’abbiamo vissuto e lo viviamo ogni giorno in Europa, specie durante le elezioni nazionali».

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Breton prosegue in un crescendo di auspici: «saremo molto attenti durante le elezioni europee e il Dsa ci aiuterà a controllare meglio questo punto». Tombola!

Di fatto, obiettivo della Commissione Ue guidata dalla fallimentare Ursula von der Leyen è osservare in modo pregnante, invasivo i contenuti dell’informazione perché non si vorrebbe mai che ci fosse qualcuno che faccia disinformazione per l’alto valore di difendere la democrazia europea.

Ma il problema più grande e tutt’ora irrisolto viene ora: chi controlla la qualità dell’informazione veicolata dalle piattaforme digitali e dai canali social? Forse quell’annunciato “Comitato europeo per i servizi digitali” che deve rispondere solo alla Commissione europea, di suo nominata da 27 governi degli stati dell’Unione senza alcuncontrollo da parte dell’Europarlamento?

A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Sembra di assistere al secondo tempo della comunicazione ufficiale accaduta durante la pandemia da Covid che cozzava spesso frontalmente con quella “ufficiosa” alimentata dall’esperienza diretta di medici e cittadini, che poi, spesso, si è verificato fosse l’unica veritiera.

Sembra che la Commissione europea abbia una fifa nera della capacità di discernimento e giudizio da parte dei cittadini europei, specie in occasione degli appuntamenti elettorali, meglio ancora se europei.

Anche se Breton nell’intervista cerca di mettere una toppa allo sbrego che il Dsa sta causando ad uno dei principi fondamentali della democrazia come la libertà di pensiero e di espressione oltre che d’informazione, affermando che «moderazione non è sintomo di censura» e che «non ci sarà un ministero della verità in Europa» – e ci mancherebbe: il Minculpop è già stato sperimentato nel Ventennio fascista – e che la «parola d’ordine del Dsa è la trasparenza», il problema è sempre capire chi potrà stabilire il “vero” da ciò che èfalso”, perché quello che per il Comitato e la Commissione saràverolo sarà effettivamente, mentre il resto no.

E per dare pratica attuazione allo scenario dell’imbavagliamento europeo dell’informazione è che il Dsa obbligale piattaforme della comunicazione Web ad agire rapidamente per bloccare le informazioni nonvere”,stoppando tutte quelle informazioni od opinioni non ufficiali che non potranno più diventare virali.

Un motivo in più nelle urne europee per dare un profondo cambio ad un Europa sempre più lontana dai cittadini e dalle loro libertà fondamentali. Ricordiamoci a giugno di quell’Ursula eletta cinque anni fa solograzie all’aiutino provvidenziale dei M5S di Luigino Di Maio – che oggi gode lautamente ricompensato quel voto con l’incarico di Alto commissario europeo per i paesi del Golfo persico – e che oggi vorrebbe disperatamente una riconferma.

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