Motori termici addio rinviato dal governo inglese: «dobbiamo evitare la bancarotta»

Netto il premier britannico: «serve una politica climatica più realistica e pragmatica».

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motori termici

Nel moloch europeo dei piani fantasmagorici di azzeramento delle emissioni climalteranti, qualcosa inizia ad incrinarsi e la spinta finale potrebbe arrivare dal governo inglese che potrebbe fare da apripista ad un profondo cambiamento delle politiche comunitarie, perché il premier Rishi Sunak ha deciso di posticipare dal 2030 al 2035 il divieto alla vendita dei veicoli con motori termici, con la possibilità di andare anche oltre.

All’interno dell’Europarlamento ormai uscente, specie ora dopo l’addio dell’eurotalebano ambientalista FransTimmermans che si è dimesso dalla vicepresidenza della Commissione e da responsabile delle politiche ambientali, qualcosa sta cambiando, anche perché con l’avvicinarsi delle elezioni europee del giugno 2024 stanno crescendo le insoddisfazioni del mondo sociale ed economico per le conseguenze che il pianoFit for 55arrecherà alla società europea.

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E il divieto alla vendita di veicoli a motori termici al 2035 potrebbe essere il primo a saltare, specie se nel nuovo europarlamento ci sarà una maggioranza più realistica e pragmatica come denuncia Sunak per evitare scelte irreparabili e la bancarotta di ampie fette di cittadini europei privati del loro lavoro.

Si vedrà nei prossimi mesi la piega che prenderà la politica, ma già oggi l’Europa deve recuperare la propria indipendenza economica e politica da ogni gioco monopolista estero, a partire da quello cinese, che controlla la quasi totalità dei materiali necessari al passaggio elettrico della mobilità e di gran parte dell’economia europea.

Serve molta attenzione e politici più avveduti di quelli oggi in servizio all’Europarlamento, con una Commissione europea formata da personaggi di spessore, capaci e competenti, non esuberi della politica nazionale, mandati a Bruxelles in attesa del giro di ruota vincente a livello delle singole nazioni. A partire dall’attuale presidente della Commissione, quell’Ursula von der Leyen eletta rocambolescamente solo grazie a quei 9 voti M5s di Giggino Di Maio, guarda caso premiato proprio dalla Commissione per i servigi resi con una carica palesemente ridondante per il suo profilo professionale.

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