Nadef 2023, la Ue consiglia all’Italia la rivalutazione catastale degli immobili

Emergono le sorprese spiacevoli del documento di preparazione della manovra 2024. Se applicato, per i contribuenti sarebbe un’ulteriore mazzata sulla casa.

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Nadef 2023

Dalla lettura approfondita della Nadef 2023 propedeutica alla stesura e approvazione della finanziaria 2024emergono le prime novità spiacevoli per i contribuenti italiani, come la “raccomandazione” del Consiglio Ueall’Italia ad adeguare i valori catastali degli immobili italiani al reale valore di mercato.

Insomma, con una “manovra2024 sempre più difficile per il calo delle risorse economiche disponibili, molte delle quali saranno reperite facendo nuovo debito invece che tagli al moloch di 1.000 miliardi della spesa pubblica – con i ministri che hanno avanzato al premier Meloni richieste per oltre 80 miliardi – per cercare di arginare la crescita indiscriminata del debito pubblico italiano Bruxellesconsiglia” al governo italiano di fare un altro giretto di vite fiscale sugli immobili, già da tempo gravati da fior di tassazione.

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Dietro le “Raccomandazioni del Consiglio dell’Ue per l’Italia” nella Nadef 2023 è contenuto nero su bianco, alla voce politica fiscale, di «allineare i valori catastali ai valori di mercato correnti». Tradotto concretamente, alzare le tasse sugli immobili, che nel solo 2022 hanno scontato un gravame fiscale di ben 38 miliardi, in crescita di 237 milioni (+0,5%) sul 2021. Dell’intero gettito fiscale sul mattone, ben 23,3 miliardi (il 61%) è a carico di personefisiche. Nel 2022, lo Stato ha incassato dalle case 41,92 miliardi (circa 1 miliardo in più dell’anno prima): 20,4 miliardi dall’Imu, 6 miliardi di Iva, 4,3 miliardi di imposta di registro, 2 miliardi sulle ipoteche, 1 miliardo sulle successioni a cui si aggiungono 4,5 miliardi di Irpef, 3,1 miliardi di cedolare secca e circa 600 milioni di Ires. Senza contare il gettito della Tari, la tassa sui rifiuti urbani, pari ad altri 11 miliardi di euro.

Da anni si parla di adeguare i valori catastali a quelli di mercato, anche per superare le discriminazioni esistentitra i proprietari di case di vecchia costruzione, magari anche più volte ristrutturati e situati in zone che oggi sono centrali o semi centrali, che scontano ancora i valori del primo accatastamento, e gli edifici moderni, magari situati in periferia, il cui valore venale è inferiore ai primi, ma catastalmente superiore perché la loro stima è piùrecente.

Ma il problema finale è che sulla casa volteggia famelico il fisco, che si prepara ad anticipare la strage che potrebbe arrivare da Bruxelles se verrà approvata la norma che impone l’adeguamento energetico degli edificinelle classi più basse, con costi che, al momento, sono posti esclusivamente a carico dei relativi proprietari. Insomma, oltre all’adeguamento dei valori catastali, la ristrutturazione energetica esproprierebbe ai proprietarialtri 50.000 euro ciascuno, per un valore complessivo, prendendo in considerazione i circa 12 milioni di unità da riqualificare, almeno 6-700 miliardi di euro. Una cifra mostruosa, che impallidisce anche dinnanzi ai 150 miliardi del Superbonus 110% grillopiddino.

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