Assistenzialismo Italia: nel Paese il raddoppio della spesa non ha azzerato la povertà

Dal 2008 al 2022 la spesa è cresciuta del 120%, mentre il numero dei poveri assoluti è più che raddoppiato mentre quelli in povertà relativa è cresciuto dal 25%.

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Assistenzialismo italia

Assistenzialismo Italia, ovvero una repubblica sempre più fondata sull’aiuto e sull’integrazione ai redditi e alle pensioni che di lavoratori che pagano le tasse. Il rapporto 2023 di Itinerari Previdenziali è impietoso su come, a fronte di una crescita del 120% della spesa assistenziale, passata dai 73 miliardi di euro del 2008 ai 157 miliardi del 2022 non abbia affatto combattuto la condizione di bisogno di larghe fette della popolazione.

Tutt’altro: nello stesso periodo temporale, il numero degli italiani in condizione di povertà assoluta, ovvero di coloro che faticano ad arrivare a fine del mese e ad acquistare i beni di prima necessità, è passato da 2,1 a 5,7 milioni, mentre quelli in povertà relativa sono cresciuti da 6,5 a 8,7 milioni.

Qualcosa non quadra, perché a fronte di un raddoppio della spesa sociale sarebbe stato lecito vedere concretizzarsi quel proclama grillino di abolizione della povertà in Italia. Ma così non è stato e la povertà si è allargata andando a colpire duro specie tra quei ceti che, prima della pandemia, la povertà non l’avevano mai conosciuta: migliaia di commercianti, artigiani e professionisti sono stati costretti a sospendere la loro attività senza alcuna tangibile forma di sostegno, andando ad ingrossare le fila delle mense dei poveri.

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Il rapporto di Itinerari Previdenziali fa emergere anche un’altra stridente verità: lo stato sociale italiano si regge solo sui contributi fiscali di una ridotta platea di cittadini tartassati, quelli che hanno la disgrazia – verrebbe da dire – che guadagnano più di 35.000 euro lordi all’anno – e a coloro che superano i 50.000 euro lordi va pure peggio -: su tutti costoro, pari a 5 milioni di contribuenti e al 14% dell’intera popolazione nazionale grava il 62,5% di tutto il gettito Irpef nazionale, oltre a doversi pagare quasi tutti i servizi pubblici di cui godono.

Una condizione decisamente differente da coloro che stanno sotto la soglia dei 35.000 euro, il cui contributo fiscale alla copertura dei servizi pubblici e delle pensioni è o nullo o molto ridotto. Per non dire di quel 41% di pensionati – pari a circa 16 milioni di persone – che incassano dall’Inps una pensione senza avere mai corrisposto in vita loro neanche un contributo.

Assistenzialismo Italia: alla politica il compito di rendere più equo il sistema, equità che non passa dalle quote pensionistiche di cui si è fatta paladina la Lega Salvini che con le varie anticipazioni di cui hanno beneficiato circa un milione di soggetti, ma attraverso una redistribuzione tra i cittadini del carico fiscale e delle varie prestazioni pubbliche.

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