Ocse e patrimoniali: il solito disco rotto

Critiche dal centro destra, Unimpresa e Confedilizia.

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L’invito rivolto all’Italia dall’Ocse è tassare le pensioni più ricche, introdurre le patrimoniali, ridurre i prepensionamenti, combattere l’evasione fiscale: questo il menu mandato all’Italia dall’Ocse, l’organismo internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico, che nel rapporto economico sull’Italia suggerisce al governo di Giorgia Meloni di «portare il debito su un percorso più prudente».

Nello studio appena pubblicato, l’Ocse stima una crescita economica pari allo 0,7% per il 2024, allineandosi alle previsioni di BankItalia, Confindustria e Confcommercio, dimezzata rispetto alla previsione della Finanziaria 2024, dopo un analogo aumento nel 2023, e all’1,2% nel 2025. L’inflazione dovrebbe diminuire gradualmente dal 5,9% del 2023 al 2,6% nel 2024 e al 2,3% nel 2025. Gli investimenti pubblici, che hanno iniziato a risalire, dovrebbero invece continuare a crescere e sostenere l’economia nel corso dei prossimi anni.

L’attività economica italiana, afferma l’Ocse nel rapporto di 135 pagine interamente dedicato alla situazione del Belpaese, «ha superato bene le crisi recenti, ma la crescita sta attualmente rallentando in un contesto di irrigidimento delle condizioni finanziarie». I timori dell’organismo parigino riguardano soprattutto il debito pubblico, pari a circa il 140% del Pil, il terzo più elevato zona Ocse. Per ridurlo in maniera durevole, a partire dal 2025, l’Ocse pensa ad un taglio delle pensioni che – si legge nel rapporto – rappresentano una «quota cospicua della spesa complessiva».

In particolare, «riducendo la generosità delle pensioni per le famiglie a reddito più elevato, si potrebbe limitare l’incremento della spesa, mantenendo allo stesso tempo adeguati servizi pubblici e protezione sociale», suggeriscono dall’Ocse, evocando, tra l’altro, la necessità di «eliminare gradualmente i regimi di pensionamento anticipato», come in parte già fatto superando la salvinianaQuota 100”. Nel breve termine, sarebbe poi «opportuno mantenere la parziale deindicizzazione delle pensioni elevate, per poi sostituirla nel medio termine con un’imposta sulle pensioni elevate, che non siano correlate ai contributi pensionistici versati. Il contributo di solidarietà – si precisa nello studio – potrebbe essere mantenuto finché il reddito relativo dei pensionati sarà allineato alla media dell’Ocse».

Peccato che l’Ocse metta tutte le pensioni in un unico calderone, evitando di distinguere tra quelle frutto dei contributi versati dai lavoratori che sono ampiamente sotto controllo e che sono ingiustamente penalizzate con il blocco della rivalutazione, specie in quelle più elevate, mentre i problemi esistono – e forti – verso la spesa assistenziale, la cui spesa è raddoppiata, passando dai 73 miliardi del 2008 ai 157 miliardi del 2022, senza peraltro abbattere la situazione di bisogno che paradossalmente è aumentata.

Per l’Ocse «in assenza di variazioni delle politiche di spesa e fiscali, l’aumento della spesa per pensioni, sanità e assistenza di lungo termine, nonché l’incremento dei costi del servizio del debito, porterebbero il debito pubblico a circa il 180% del Pil entro il 2040 e continuerebbero ad aumentare rapidamente in seguito».

Sul piano fiscale, una delle raccomandazioni dell’Ocse propone di «spostare l’imposizione dal lavoro alle successioni e ai beni immobili». Il che «renderebbe il mix fiscale più favorevole alla crescita, consentendo al contempo di incrementare le entrate». L’Ocse chiede anche un aggiornamento dei calcoli della base imponibile tenendo conto degli impatti distributivi e di «proseguire le azioni di contrasto all’evasione fiscale», anche «continuando a promuovere l’uso dei pagamenti digitali e invertendo l’aumento del massimale per le operazioni in contanti». Peraltro portato dalla stessa Commissione europea a 10.000 euro, il doppio del tetto vigente in Italia.

Tra le raccomandazioni viene quindi suggerito anche di «ampliare l’accesso alla nuova prestazione di assistenza sociale (Assegno di inclusione – Adi) alle persone con prospettive molto deboli sul mercato del lavoro».

Guardando alle riforme in corso nel settore della giustizia civile e della pubblica amministrazione «saranno fondamentali per aumentare gli investimenti e la produttività. La lunga durata dei processi e l’eccessiva burocrazia hanno frenato gli investimenti pubblici e privati».

L’Italia viene inoltre invitata ad «eliminare le restanti barriere normative alla concorrenza, in particolare nel settore dei servizi professionali», oltre che ad incentivare l’accesso di giovani e donne al mercato del lavoro, «ampliando in misura considerevole la copertura dei servizi per la cura della prima infanzia, nonché aumentando ulteriormente gli incentivi per il congedo di paternità».

Le proposte dell’Ocse hanno sollevato pesanti critiche dal centro destra, mentre sono state salutate con favore da parte delle opposizioni. Critiche dal fronte dell’economia, che parla «di disco rotto dell’Ocse». Per Confedilizia «puntuale come le tasse, arriva la periodica richiesta di tasse, sugli immobili, da parte dell’Ocse» che, come il Fmi e la Commissione Ue, «insiste nella sua cantilena. Smetterà di farlo solo quando, come diceva Margaret Thatcher, i “soldi degli altri’ finiranno”» tuona il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.

«Nel nuovo “Economic Survey” sull’Italia si legge l’ennesimo appello a colpire il risparmio degli italiani, motivato – secondo Spaziani Testa – con la (non dimostrata) tesi secondo la quale le tasse sugli immobili sarebbero più favorevoli alla crescita, arriva pochi giorni dopo che questa tesi – già smentita da autorevoli studi, oltre che dai fatti – è stata sonoramente bocciata in un articolo pubblicato nella rivista scientifica dell’Agenzia delle entrate»,

Per il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara, «l’invito dell’Ocse, rivolo al governo italiano, volto a incrementare le tassazioni patrimoniali, mobiliari e immobiliari, è un disco rotto che non ha più alcun senso, considerando soprattutto che il processo di riforma fiscale appena avviato tenderà a migliorare l’attuale quadro sia normativo sia impositivo. È necessario attendere gli sviluppi dei provvedimenti, eventualmente accelerando la riduzione di alcune aliquote. Altre considerazioni, che arrivano da chi osserva il nostro Paese sistematicamente in maniera distorta, non hanno alcuna ragion d’essere».

«Il mattone, in Italia, è già ampiamente sottoposto a prelievo fiscale, con circa 30 miliardi di euro di gettito tributario, mentre si dimentica che buona parte dei risparmi e degli investimenti, comunque soggetti a tributi specifici, sono reddito già tassato dall’Irpef. In totale, le imposte patrimoniali già in vigore in Italia ammontano a oltre 50 miliardi e di ulteriori stangate non abbiamo alcun bisogno» aggiunge Ferrara.

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