Superbonus 110%: la fine frena (-7%) l’edilizia nel 2024

Secondo l’Osservatorio Ance -21,3% le abitazioni. Brancaccio: «manca una visione industriale a medio e lungo termine del settore da parte della politica».

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effetti superbonus 110%

La fine del Superbonus 110% farà ridurre del 7,4% gli investimenti sull’edilizia nel 2024 rispetto al 2023, nonostante la spesa sulle costruzioni degli enti pubblici aumenti di un quinto, grazie ai fondi del Pnrr. Ma questa crescita coi fondi europei non riuscirà a compensare il crollo del 21,3% del mercato delle case secondo i dati che emergono dai dati dell’Osservatorio congiunturale 2024 dell’Ance, la Confindustria dei costruttori edili.

«La stretta sugli incentivi fiscali sull’edilizia avrà un segno negativo molto forte nel 2024, bilanciato parzialmente da un più sugli investimenti in opere pubbliche, il Pnrr in particolare – ha spiegato la presidente di Ance, Federica Brancaccio -. Questo non riuscirà però a compensare. Quindi noi prevediamo un calo di circa 7 punti nel 2024, ovviamente su tre anni eccezionali che ci sono stati».

«Per il 2025 si prevede di nuovo un aumento del settore edile – ha proseguito Brancaccio -, però dobbiamo giocarci bene il Pnrr. Sul Piano si sono molto accorciati i tempi fra bandi aggiudicazioni e aperture di cantiere» e «il dato dei comuni e della spesa sulle piccole medie opere è molto positivo». Tuttavia, rileva Brancaccio, «rileviamo rallentamenti forti nella fase di esecuzione, per le solite criticità del nostro paese (autorizzazioni, intoppi e imprevisti). Bisogna intervenire lì, perché nei prossimi tre-quattro mesi si giocherà il futuro del Pnrr».

Uno scenario che le recenti inchieste della procura di Milano su alcune iniziative di riqualificazione urbana rischiano di aggravare ulteriormente la situazione, con un centinaio di funzionari dell’amministrazione milanese addetta alle pratiche immobiliari ha chiesto di cambiare mansioni per evitare di incappare negli strali della giustizia per norme poco chiare.

Per il 2024, le previsioni sul comparto delle opere pubbliche sono di una crescita del 20%, pari a circa 10 miliardi di euro aggiuntivi rispetto al 2023. Ma il traino del Pnrr non sarà sufficiente per compensare il calo dell’edilizia abitativa dopo la fine del Superbonus 110%, previsto al 21,3% nel 2024 rispetto al 2023. Complessivamente, per le costruzioni in Italia nel 2024 si prevede un calo del 7,4% rispetto all’anno precedente. Nel 2023, i bonus edilizi hanno generato lavori per oltre 80 miliardi, di cui 44 miliardi (9 in più rispetto al 2022) relativi al Superbonus 110%.

Ance prevede che la fine del Superbonus 110% e il ridimensionamento degli incbentivi per l’efficientamento energetico e sismico porteranno a un crollo del 27% del mercato della riqualificazione abitativa e del 4,7% delle nuove costruzioni (-21,3% complessivo). Le opere pubbliche hanno registrato un +18% nel 2023, in gran parte grazie a Pnrr e fondi Ue. Ma circa 9 miliardi di grandi cantieri del Piano aggiudicati non riescono a partire per problemi burocratici e carenze progettuali.

Brancaccio ha commentato che nel settore delle costruzioni «noi non vediamo una politica industriale con una visione a medio e lungo termine. Nella legge di bilancio, di tutte le risorse appostate fino al 2037, il 92% è assorbito dal ponte sullo Stretto. Noi non possiamo che essere d’accordo su un’infrastruttura così importante, che unisce il continente alla Sicilia. Ma finito il Pnrr, qual è la politica di settore, quale mercato ci aspetta?» Difficile darle torto.

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