Manifestazione a Trieste delle marine e porti turistici italiane contro le nuove norme fiscali

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Per Assomarinas il rischio è la perdita delle presenze italiane e di quelle straniere. Più che una tassa sullo stazionamento giornaliera, meglio una tassa sul possesso per tutti

Oltre 300 rappresentanti di marine e porti turistici italiani, che rischiano di perdere 30.000 imbarcazioni a seguito dell’introduzione della tassa sulle barche di lunghezza superiore ai 10 metri che entrerà in vigore a maggio, hanno protestato a Trieste contro la norma del governo Monti e per proporre soluzioni alternative. I manifestanti sono arrivati da tutte le regioni italiane per il presidio organizzato da Assomarinas, l’associazione che raggruppa 88 porti turistici, partner di Ucina e Federturismo.
La scelta di Trieste è legata alla vicinanza delle coste concorrenti di Slovenia e Croazia, verso cui (assieme a quelle della costa azzurra e della Corsica) è già cominciato un consistente l’esodo dei diportisti italiani e stranieri. Assomarinas stima che duemila imbarcazioni abbiano già lasciato i porti italiani per approdare sulla riviera croata, ma anche in Grecia, sulla sponda adriatica, mentre per quanto riguarda il Tirreno è in atto un massiccio spostamento in direzione della Corsica. Secondo le stime dell’associazione, sui 30.000 scafi che l’Italia rischia di perdere, 20.000 sono di proprietari italiani e 10.000 di stranieri, con una perdita complessiva per il comparto turistico nazionale che si aggira attorno al miliardo di euro, oltre al blocco totale dei progetti di edificazione di circa 50.000 nuovi posti barca in Italia, senza contare la perdita di posti di lavoro diretti ed indotti: un notevole risultato per una norma assurda varata da un governo tecnico che dovrebbe invece puntare sul rilancio dell’economia nazionale, ma che invece rischia di fare colassare un settore strategico dell’economia italiana.
Il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini, ha ricevuto le rappresentanze dell’Associazione italiana porti turistici (Assomarinas), subito dopo la manifestazione nazionale di protesta tenutasi in città. “Rispetto alle ragioni della protesta e alla condivisione della struttura generale delle misure del Governo – ha dichiarato Cosolini – mi sento di poter dire che ritengo questo un provvedimento per certi versi sbagliato, pur nel suo intento di produrre effetti positivi. Il gettito che ne deriverà rischia infatti di essere molto minore di quello che il nostro comparto nautico e la nostra industria turistica andranno a perdere a vantaggio dei paesi vicini quali la Slovenia e la Croazia. Non si tratta soltanto del lavoro delle marine e dei servizi nautici collegati, ma anche dell’impatto conseguente su tutta l’industria turistica”. Cosolini ha anche espresso la sua preoccupazione perché l’offerta della benzina e dei servizi commerciali e artigianali presenti nella vicina Slovenia avviene a un prezzo ridotto che crea seri problemi di concorrenza all’economia del territorio: “se dalla manovra ci si attende un risultato economico derivante dal comparto del turismo nautico, meglio sarebbe che al posto di questa imposta ce ne fosse una sul possesso, rivolta esclusivamente ai cittadini italiani e ai residenti in Italia”, ha aggiunto Cosolini che ha annunciato l’invio di una lettera con queste considerazioni al presidente del Consiglio Monti e che interesserà dell’argomento i parlamentari del territorio per valutare le iniziative possibili per aggiustare il provvedimento governativo.
La proposta di Cosolini è stata condivisa da Assomarinas per ovviare all’esodo delle imbarcazioni all’estero a causa della nuova tassa sulle barche di lunghezza superiore ai 10 metri introdotta dal governo Monti. “E’ giusto che la nautica faccia la sua parte in un momento di crisi – ha aggiunto Roberto Sponza, esponente di Assomarinas – ma trasformando la misura prevista in tassa di possesso eviteremmo di penalizzare gli stranieri, colpendo invece gli italiani che hanno le proprie barche all’estero, e che non avrebbero più motivo di tenerle fuori dall’Italia”.
Assomarinas è convinta che la tassa di possesso potrebbe risolvere ogni problema: “se si introducesse una tassa di possesso di 200 euro di media anche sulle imbarcazioni meno lunghe di 10 metri – ha spiegato Sponza – avremmo la garanzia di incassare quello che il Governo ha previsto senza creare disastri in tutta la filiera nautica ed evitando di incentivare questi esodi all’estero che poi difficilmente tornano indietro”.
“Valuteremo tutte quelle che sono le prerogative della Regione per ricorrere contro questa manovra, anche sul fronte della tassa sulle barche con più di 10 metri di lunghezza” ha detto l’assessore regionale del Friuli Venezia Giulia al turismo, Federica Seganti, a margine della manifestazione di protesta di Assomarinas in Piazza dell’Unità a Trieste. “Purtroppo già diverse barche se ne sono andate dalle marine del Friuli Venezia Giulia, e questo è un dramma – ha continuato Seganti – perché già l’effetto annuncio di certe norme ha un effetto devastante sull’economia del territorio. Abbiamo organizzato un pool di esperti in Regione per capire quale strada sia possibile percorrere per il ricorso”.
L’assessore ha quindi aggiunto che saranno “valutate e analizzate le questioni di diritto, ma quello che è importante è cercare comunque di essere al fianco degli operatori del settore”. Ad ogni modo, ha concluso Seganti, “se non vi sarà un’nversione di rotta su questa norma, a fronte di una tassazione così ingiusta per i proprietari di imbarcazioni, non so come potremo convincere i diportisti a venire da noi o a rimanerci piuttosto che andare da altre parti, con ulteriori danni per tutto il sistema turistico nazionale e regionale”.