Trentino, protesta per la continua chiusura di uffici postali in città e nelle valli

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poste italiane logo 1Divina: “Poste Italiane agisce troppo ragionieristicamente dimenticando i suoi obblighi di servizio universale”

In Trentino (e non solo in questa realtà) continua lo stillicidio di chiusure degli uffici postali, sia in città che nelle valli, esponendo popolazione ed aziende a notevoli disagi nell’accesso ai servizi postali che, specie nei paesi, costituisce anche l’unica forma di accesso ai servizi bancari per la riscossione di stipendi e di pensioni e il pagamento delle utenze.

La chiusura, a detta di Poste Italiane, è determinata dal basso carico di lavoro e dagli elevati oneri fissi inerenti gli uffici in via di chiusura. Una motivazione che non convince la popolazione e gli amministratori locali, che contestano all’azienda di trascurare i suoi obblighi di servizio universale.

Per il senatore Sergio Divina, “lo Stato non può chiedere ai cittadini il saldo IMU il giorno 17 dicembre e il 18 chiudere gli sportelli che hanno consentito i rispettivi pagamenti. Anche se la giustificazione è che Poste Italiane è una società per azioni posseduta dallo Stato, come tale deve avere un sano equilibrio di bilancio, non di meno la coesione sociale ed il riequilibrio territoriale rimangono sempre compiti primari dello Stato, anche se qualcuno tende a dimenticarlo”.

LNT SergioDivina3 1Divina chiama alle rispettive responsabilità gli amministratori locali: “nemmeno il presidente della provincia Lorenzo Dellai può cadere dal pero argomentando che le decisioni non sono di sua competenza. Egli deve imporsi con tutta la sua determinazione per evitare che comuni non di secondo piano perdano il servizio dell’ufficio postale. I sindaci devono subito intraprendere contatti con gli amministratori di Poste Italiane, fornendo la disponibilità dei loro comuni nel mettere a disposizione locali idonei per ospitare gli uffici che si intendono sopprimere”.

Già, perché Poste Italiane ne fa una mera questione di costi-ricavi: gli affitti dei locali e le gestioni degli stessi, fanno propendere, dove i volumi di lavoro sono sotto una certa soglia, per la loro chiusura. “Poste Italiane non fa ragionamenti filantropici e nemmeno di riequilibri territoriali, ma puramente conti ragionieristici – afferma Divina – Bene! Lo abbiamo capito anche noi, ma non siamo disponibili a far mancare servizi di base a paesi o sobborghi come Meano o Cadine, che rappresentano comunità già penalizzate dalla loro localizzazione periferica, ma che contano un numero di abitanti non trascurabili. Ora che si conoscono le linee guida di Poste Italiane, si facciano, pertanto, le proposte in grado di attutirne i disagi per i cittadini penalizzati dal taglio dei servizi. Dal canto mio – conclude Divina – interesserò il Ministro competente per frenare i disastri del concessionario postale nazionale”.