Megaimpianti fotovoltaici nelle campagne, in Veneto mai più

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Fototeca UE impianto fotovoltaico FV
Fototeca UE campo fotovoltaico FVSoddisfazione di Coldiretti polesana per la nuova legge regionale volta a difendere i terreni agricoli

La nuova legge regionale approvata dal Consiglio che mette uno stop alla realizzazione di impianti fotovoltaici a terra è salutata con favore dalla Coldiretti polesana: “è finita l’era dei grandi impianti fotovoltaici su terreno agricolo e delle speculazioni collegate al consumo indiscriminato di suolo col paravento delle energie rinnovabili, che tanti problemi hanno creato in Polesine, dall’aumento dei costi dei terreni coltivabili, alla deturpazione del paesaggio rurale, all’impermeabilizzazione di intere campagne, senza, peraltro, portare benefici concreti ai cittadini in termini di risparmio sulle spese di energia”.

Il presidente di Coldiretti Rovigo, Mauro Giuriolo, commenta con soddisfazione l’approvazione definitiva (con 28 sì, due no e un astenuto) della delibera che individua come non-idonee alla costruzione di impianti solari fotovoltaici con potenza superiore a 6 KW le aree interessate da produzioni agricole di qualità (tutti i territori ricompresi nei disciplinari Dop e Igp), biologiche e tradizionali, oltre alle aree di elevata utilizzazione agricola secondo il Ptrc (Piano territoriale regionale di coordinamento).

“E’ una delibera ampiamente sollecitata e fortemente voluta dalla Coldiretti – aggiunge Giuriolo – alla quale siamo arrivato dopo l’ennesimo tentativo di invasione del nostro territorio, con gli impianti solari previsti nei comuni di Pincara, Fiesso, Castelguglielmo ed Adria, per i quali la Direzione urbanistica della Regione Veneto era partita addirittura con le procedure di esproprio che hanno, giustamente, sollevato la protesta degli agricoltori coinvolti. Ma la parte governativa della Regione – spiega Giuriolo – ha finalmente voluto difendere l’agricoltura, comprendendo che Coldiretti non è contro le energie rinnovabili, ma a favore delle imprese agricole, quelle che vivono di reddito agricolo e che usano la terra come strumento di lavoro: uno strumento che non è un vuoto sulle carte geografiche, ma è ambiente, tradizione, conservazione del territorio, cibo sano per tutti”.

“Ora ci auguriamo – conclude Giuriolo – che gli uffici regionali, che sono stati così solleciti ad avviare le procedure proprio prima delle festività natalizie, dando trenta giorni ai coltivatori interessati per rendersi conto della situazione e poter reagire, nonostante tutte le festività che ci stavano in mezzo; ci auguriamo che questi uffici, ora siano altrettanto solleciti nel bloccare quelle stesse procedure”.