La sòla di Letta: ci tocca pagare l’IMU 2013

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giuseppe-bortolussi-ilnordestSaltate le coperture per la prima rata, scatta la “clausola di salvaguardia” che aumenta l’imposizione su alcolici, birra ed energia. Cgia. “Imprese, beffate due volte”

Scatta la sòla di Letta: dopo la beffa della seconda rata aboltia per tanti, ma non per tutti (in particolare per quei contribuenti i cui comuni di residenza hanno innalzato l’aliquota minima della gabella più odiata dagli italiani), ora si scopre che ai contribuenti toccherà pagare pure gran parte della prima rata, in quanto le coperture individuate dal governo non si sono verificate tali.

Il risultato è che a partire dal 1 dicembre scattano le coperture contenute nella cosiddetta “clausola di salvaguardia”, ovvero aumenti degli anticipi fiscali a carico delle aziende, oltre ad una raffica di aumenti alle accise su alcolici, gas metano ed energia elettrica.

La decisione ha fatto imbestialire le aziende e la Cgia critica pesantemente la delibera ministeriale. “Salta la copertura della prima rata dell’Imu perché la pubblica amministrazione non salda i suoi debiti nei confronti delle imprese? Allora a pagare il conto saranno queste ultime che, per gli anni di imposta 2013 e 2014, si vedranno aumentare di 1,5 punti percentuali gli acconti fiscali Ires e Irap.  Insomma, oltre al danno la beffa”. E’ molto duro il commento del segretario della categoria Giuseppe Bortolussi, in merito al provvedimento che il Ministero dell’Economia ha fatto scattare. Sul fronte delle coperture, il Governo ha stabilito che nel caso in cui l’Erario entro il 30 novembre non fosse riuscito a incassare 925 milioni di euro di maggiori entrate derivanti dall’Iva versata dalle imprese a seguito dell’impegno della pubblica amministrazione di pagare 7,2 miliardi di euro di debiti scaduti e altri 600 milioni di euro dalla sanatoria rivolta ai concessionari dei giochi, sarebbe scattata la cosiddetta “clausola di salvaguardia”, che, puntualmente, è arrivata. Dei 7,2 miliardi di euro che la Pa doveva saldare alle imprese ne sono stati pagati solo 2, mentre dalla sanatoria risulterebbe che l’Erario ne abbia incassati poco più della metà. Pertanto, il Ministero dell’Economia, al fine di garantire la copertura del gettito mancante, ha dato luogo ad un provvedimento che ha stabilito l’aumento degli acconti Ires e Irap in capo alle società di capitali e alle banche, nonché all’incremento, a partire dal 2015, delle accise sul gas, sull’energia elettrica e sulle bevande alcoliche.

“Con una crisi di liquidità che si fa sempre più pesante – conclude Bortolussi – come si può chiedere alle imprese questo ulteriore sforzo che per la parte eccedente al 100% altro non è che un prelievo forzoso? In uno Stato di diritto chi non onora i suoi debiti dovrebbe essere punito; in Italia, invece, chi non paga la fa franca e impone addirittura un appesantimento fiscale nei confronti dei propri creditori”.