Bilancio di fine anno di Unindustria Pordenone

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Unindustria-PN-Luigi-CAMPELLO-Michelangelo-AGRUSTI-Paolo-CANDOTTI-ilnordestAgrusti: «il 2014 sarà l’anno delle decisioni difficile, specie all’inizio»

Il rilancio del sistema economico produttivo provinciale può passare attraverso la messa in atto di soluzioni capaci di compendiare le positive esperienze costruite nel più recente passato con strumenti fortemente innovativi del sistema di relazioni per la competitività tra mondo dell’impresa, sindacale ed anche istituzionale.

L’obiettivo è creare le condizioni necessarie alla prima ripresa e al ridisegno dell’architettura di un territorio in estrema difficoltà affinché possa diventare attrattivo ai protagonisti economico – finanziari nazionali e internazionali. Un progetto straordinario compendiato nel “Laboratorio per una nuova competitività industriale”, documento suddiviso in due fasi che sarà presentato il 18 gennaio prossimo e di cui presidente di Unindustria Pordenone Michelangelo Agrusti e il direttore Paolo Candotti, hanno offerto qualche breve anticipazione.

«Il 2014, soprattutto l’inizio – ha detto Agrusti – sarà il tempo delle decisioni difficili, nel 2013 siamo stati attraversati da uno shock senza precedenti, tutti i settori – indistintamente – hanno patito i devastanti effetti della crisi. Unindustria ha predisposto alcune risposte rapide e in grado, a parer nostro, di contrastare l’idea del declino inesorabile». Il progetto centrale, accanto ad alcune iniziative che sostengono su fronti squisitamente commerciali e indipendenti da esso il settore del legno arredo (la già annunciata Valitalia e un’azione di push in Russia tramite un retail network) è quella di creare un’area altamente competitiva che si proponga sui mercati internazionali come luogo in cui è conveniente produrre e vivere, dove lavoro e altri fattori altamente strategici, quali ad esempio la formazione, siano elemento di competitività».

Alla stesura del documento, ha precisato ancora Agrusti, hanno contribuito alcune personalità del mondo dell’economia e del diritto in affiancamento al direttore e al responsabile del Centro studi di Unindustria Pordenone, Luigi Campello: Tiziano Treu, Innocenzo Cipolletta, Maurizio Castro e Riccardo Illy, «un contributo operativo importante da chi ha aderito alla nostra idea di confezionare un piano sia emergenziale sia strategico che affrontasse la situazione a prescindere da interventi legislativi». Le ragioni di questo agire, secondo Agrusti, stanno anche nel condizionamento che le risposte delle istituzioni potrebbero subire dal clima di incertezza politica e finanziaria del momento: «ci possiamo basare esclusivamente sul quadro normativo in vigore, agiremo pertanto in questa direzione. Vogliamo creare le condizioni affinché le nuove generazioni abbiano un accesso rapido e sicuro al lavoro, alla vita. Mettendo in campo tutte le volontà senza cedere al pessimismo si potranno creare effettive condizioni di rilancio». Di cui dovrà beneficiare, trasversalmente, l’intera economia locale: «le aziende morte nel silenzio, soprattutto le piccole, sono molte, ecco perché la nostra è una proposta di sistema che non riguarda solo le crisi più eclatanti».

La prima parte del documento «fotografa – ha spiegato Candotti – l’evoluzione della crisi in tutto il suo percorso storico ed è rivolta alla gestione delle emergenze e al nuovo patto territoriale. Occorre passare da uno status relazionale passivo – seppur positivo – a una fase in cui ci si concentrerà sul rilancio competitivo delle nostre aziende. La seconda è composta da sei linee guida contenenti proposte ed azioni concrete rivolte sia alle imprese e alla loro capacità di rimettersi in gioco sia all’attore pubblico per focalizzare misure di sostegno e rilancio della competitività. Il nostro contributo al tavolo di concertazione avviato dalla Regione». Luigi Campello ha infine sottolineato come la crisi del sistema coincida in senso lato anche a quella di «energia: ci siamo tutti fermati in attesa di cosa non lo so – ha osservato l’ex direttore generale Electrolux Italia – arroccati su quello che ci resta e senza più la voglia di rimetterci in gioco e investire. Vogliamo dare una scossa altrimenti non se ne esce».