Obbligo POS per tutti i piccoli imprenditori e professionisti: Confartigianato Verona interviene preso il Governo

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pos con bancomat 1Bissoli: «il costo delle transazioni elettroniche può arrivare ad annullare il guadagno e persino a causare una perdita»

Il 30 giugno 2014, com’è ormai noto, diverrà obbligatoria l’adozione di apparecchiature POS per accettare pagamenti in moneta elettronica, come previsto dal “Decreto Milleproroghe”, nelle transazioni di importo superiore ai 30 euro per l’acquisto di prodotti o la prestazione di servizi.

L’obbligo è parte di un provvedimento, il Decreto Legge n. 179/2012, che mira ad agevolare la diffusione della moneta elettronica in Italia. «Obiettivo condivisibile – interviene Andrea Bissoli, presidente di Confartigianato Verona – per attenuare rischi connessi alla gestione dei contanti, ma che presenta, al momento, non pochi problemi per le modalità applicative legate alla mancanza di gradualità nell’introduzione e ad una errata valutazione di sostenibilità. Come avevamo promesso: la nostra battaglia per evitare ripercussioni a danno delle piccole imprese artigiane è ancora in corso».

Il primo risultato venne ottenuto con la proroga dell’entrata in vigore di tale obbligo, inizialmente fissata al 28 marzo 2014, per ricavi 2013 pari ad almeno 200.000 euro, e al 30 giugno per tutti gli altri, ma, come detto è stato poi superato, dalla proroga per tutti al 30 giugno scattata col “Decreto Milleproroghe”.

«Confartigianato ha da subito sollevato obiezioni fondate – aggiunge Bissoli -, ripetutamente espresse sulle modalità di applicazione del provvedimento, sia intervenendo sui ministeri dello Sviluppo economico e dell’Economia e delle Finanze, sia in sede di audizione parlamentare, anche nell’ambito di Rete Imprese Italia. Così com’è regolamentato, l’obbligo di accettare pagamenti elettronici comporta, per le imprese (ma anche per i cittadini) un considerevole aggravio di costi, soprattutto per quei soggetti economici dal volume di fatturato molto basso o la cui attività prevede margini di redditività molto ridotti; ci sono alcune categorie di imprese per le quali il costo aggiuntivo delle transazioni elettroniche annulla, di fatto, il guadagno dell’operatore, fino ad arrivare addirittura, in alcuni casi, a causare una perdita economica».

Poiché la legge istitutiva prevede che, con uno o più decreti del ministro dello Sviluppo economico, di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze, sentita la Banca d’Italia, possano essere disciplinati gli eventuali importi minimi, le modalità e i termini, anche in relazione ai soggetti interessati, di attuazione della disposizione, «Confartigianato – afferma il presidente Bissoli – ha richiesto con forza i seguenti correttivi: l’innalzamento dell’importo minimo oltre il quale si applica l’obbligo di accettare pagamenti elettronici (almeno 50 euro); mantenere una gradualità nell’estensione dell’obbligo, prevedendo fino al 30 giugno 2015 l’esclusione dei soggetti il cui fatturato dell’anno precedente sia inferiore ai 500.000 euro, per abbassare poi tale soglia a 250.000; l’esclusione totale dal provvedimento dei settori di attività a basso margine di redditività, individuati attraverso apposito tavolo tra Mise, MEF e parti sociali; l’abbattimento dei costi di gestione, attraverso accordi promossi dai ministeri competenti, dal sistema bancario e dalle associazioni imprenditoriali, prevedendo eventuali sgravi anche sotto forma di credito di imposta».

L’auspicio della Confederazione artigiana è che, prima della scadenza del termine del 30 giugno, intervenga un nuovo decreto ministeriale che tenga conto di un mondo piccolo imprenditoriale che, ad esempio, da una verifica che Confartigianato Veneto sta portando avanti presso numerosi istituti bancari, potrebbe arrivare a spendere quasi 400 euro l’anno di commissioni e gestione del servizio, anche senza mai usare lo strumento.