Provincia di Trento, approvato il bilancio di previsione 2015

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Trento-Palazzo della Provincia Autonoma di Trento-front 1Dopo 50 ore di dibattito e 2.000 emendamenti via libera alla spesa di 4.397 milioni di euro, in calo rispetto al 2014

Dopo una lunga maratona consiliare fatta di oltre 50 ore di sedute e di episodi rocamboleschi dovuti alla stanchezza e alla sciatteria della maggioranza finita “sotto” su emendamenti predisposti dalle opposizioni, il Consiglio della provincia di Trento ha approvato la legge di bilancio 2015 che prevede entrate per 4.397 milioni di euro, dei quali effettivamente disponibili a seguito delle clausole di salvaguardia del “patto di stabilità” solo 3.970 milioni di euro.

Un bilancio in calo rispetto al 2014, quando erano disponibili a bilancio 4.517 milioni di euro (realmente disponibili 4.143 milioni di euro), anche a causa dei continui tagli imposti al bilancio dell’autonomia dal governo romano per finanziare l’equilibrio di bilancio nazionale, tagli che a seguito dei recenti accordi con il governo ammonteranno per oltre 900 milioni all’anno per i prossimi cinque anni.

La “Finanziaria” trentina contiene risparmi fiscali a favore di cittadini ed imprese per 339 milioni di euro, grazie all’applicazione al minimo delle aliquote previste sui tributi propri che avrebbero potuto ammontare a 686 milioni di euro. Un risparmio che il presidente della giunta Ugo Rossi auspica «possa essere indirizzato verso lo sviluppo dell’economia e la crescita del sistema», visto che le finanze provinciali ora si alimentano solo del gettito fiscale prodotto dall’economia locale

Le agevolazioni introdotte comprendono, oltre ad uno sgravio Irap di 256 milioni di euro rispetto alla tariffa massima applicabile (4,82%), la riduzione al 9% dell’imposta sull’Rc auto (rispetto al 16%) e la riduzione del 20% della tassa automobilistica per i veicoli superiori a euro 5.

Fra le scelte di campo della nuova manovra, oltre a quelle già citate sul versante fiscale, gli investimenti nella scuola – con il Progetto trilinguismo ma anche con un sempre più forte impegno nel rapporto scuola-lavoro – e nell’innovazione. Uno sforzo importante dovrà essere fatto anche nella ricerca, che deve collegarsi in maniera più diretta con il mondo delle imprese e contribuire alla definizione del nuovo modello di sviluppo del trentino, unitamente ad un pacchetto di facilitazioni per le imprese che si vorranno insediare in Trentino. Per le famiglie sono disponibili 120 milioni di euro su temi come la casa, la conciliazione famiglia-lavoro, il lavoro e lo studio. Nel maggio 2015 arriverà la nuova imposta di soggiorno, ma anche il Fondo alberghi e il Fondo paesaggio. Con la Finanziaria è stato inoltre introdotto un nuovo tributo di natura immobiliare, ribattezzato “imposta semplice”, che assorbirà l’IMU e la TASI e così chiamata perché semplificherà la vita di cittadini e imprese che non dovranno più calcolare da soli gli importi dovuti (cosa che può produrre errori che poi si pagano) dato che saranno i comuni a garantire che la cifra calcolata sia corretta, sgravando quindi il contribuente di qualsiasi altra responsabilità se non quella di fare il versamento.

Complessivamente, le spese correnti assorbono il 63,9% del bilancio (2.839 milioni di euro), mentre per gli investimenti sono disponibili 1.160 milioni di euro (26,4%), in calo di 144 milioni rispetto al 2014. Di qui la volontà di rossi di spingere per aumentare l’efficienza della “macchina” provinciale riducendo il peso della burocrazia a tutto vantaggio della crescita.

La finanziaria 2015 della provincia di Trento si chiude comunque con un aspetto ben diverso rispetto al momento della sua presentazione, con parecchie retromarce da parte della maggioranza di centro sinistra autonomista. Tra queste, il congelamento dell’introduzione del ticket aggiuntivo sulle prestazioni specialistiche (10 euro) e sui medicinali (1 euro a ricetta) a carico dei contribuenti co reddito superiore ai 40.000 euro per un gettito atteso di 3,6 milioni di euro, il taglio del 40% della parte variabile degli stipendi dei dirigenti pubblici che ha scatenato la rabbiosa reazione degli interessati, costringendo la giunta ad un frettoloso ritiro, alla riforma della sanità ad iniziare dal nodo dei servizi disponibili sul territorio.