“NO” di Tosi all’entrata degli spagnoli di Abertis in Serenissima

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«Intervenga il Governo per evitare l’invasione». A vendere sono Intesa Sanpaolo e Astaldi che hanno ricevuto un’offerta irrinunciabile

 

Autostrada BS PD logo 5 cm 300 dpiDopo tanti tentativi finiti nel nulla, per la vendita della quota di maggioranza relativa (il 44,%%) dell’Autostrada Brescia-Padova detta anche “Serenissima” attualmente in mano alla banca Intesa Sanpaolo e al gruppo di costruzioni  Astaldi sembra essere giunta la volta buona. Gli spagnoli di Abertis, realtà leader nella gestione di autostrade nelle penisola iberica e nel resto d’Europa, hanno fatto l’offerta maggiore, sbaragliando altri pretendenti quali Atlantia, gruppo Toto, F2i, gli australiani di Macquarie offrendo circa 500 milioni di euro.

Agli spagnoli ora tocca, per tre mesi, la trattativa in esclusiva per arrivare alla vendita, Sempre che di mezzo non ci si metta la politica, che ha già iniziato a scalpitare. Il “farista” e sindaco di Verona (oltreché presidente proprio di Autostrada Brescia Padova Spa) Flavio Tosi ha chiesto al Governo Renzi di far valere l’interesse nazionale in tema di gestione e di proprietà di strutture fondamentali per l’economia nazionale. La posizione di Tosi è arcinota: «io non ce l’ho con gli stranieri a prescinder. Dico solo che quando un flavio tosi 2bene strategico passa sotto il controllo estero è un problema, perché chi compre tende a fare gli interessi propri e non quelli del nostro Paese e del territorio. Questo vale a maggior ragione per settori strategici quali l’energia, le telecomunicazioni e le autostrade. Quando questo accade in Francia e nella stessa Spagna, basta vedere come si comportano i loro governi».

Se l’acquisizione di Serenissima (che porta in dote anche l’A31, per la quale s’intravvede anche a breve lo sblocco del completamento del tratto Nord) da parte di Abertis andasse in porto, i soci pubblici che in Tosi hanno oggi la loro massima rappresentazione andrebbero sicuramente in minoranza, in quanto gli spagnoli faranno valere con maggiore determinazione il peso delle loro azioni. E lo stesso Tosi dovrebbe dire addio ad una poltronissima riccamente remunerata con i relativi benefit.

Comunque vada l’operazione, rimane il fatto che fino ad ora nessuno aveva fatto un’offerta economica di questa portata, tanto che tutta l’infrastruttura autostradale A4 e A31 valorizzerebbe attorno al miliardo di euro. Un valore che fa gola anche ai tanti enti locali azionisti di A4 che ben volentieri si libererebbero delle loro piccole quote per fare cassa in modo da alimentare gli investimenti sui loro territori. Ma non è detto che trovino mercato per vendere, una volta che il passaggio della quota di controllo nelle mani di Abertis andasse in porto, visto che il valore strategico delle loro azioni diverrebbe pressoché nullo. Difficile che anche alcuni enti pubblici in condizioni economiche migliori decidano di ingrossare la loro partecipazione. 

Comunque vada, la Serenissma rimane una gallina dalle uova d’oro, specie alla luce degli ultimi rincari tariffari concessi dal Governo che ne hanno fatto una delle autostrade più care d’Italia. Essa ha ricavi per 561 milioni di euro con un utile netto nel 2014 di oltre 33 milioni di euro, che potrebbero esser anche migliori se la società fosse gestita con più efficienza e meno dispersioni dal ramo principale di attività (solo recentemente sono stati azzerati i debiti causati dagli investimenti sballati nel settore telecomunicazioni di Infracom).

Si vedrà se Renzi avrà la voglia di mettersi di traverso al mercato e agli spagnoli per fare un piacere alla pattuglia di “Faristi” presenti in Parlamento (che potrebbero essere utili per puntellare una maggioranza sempre più traballante). Di sicuro, A4 Serenissima si trova ad essere il “vaso di coccio” tra i “vasi di ferro”, rappresentati da Autobrennero e Autovie Venete: per queste due ultime concessionarie, il Governo Renzi si è impegnato a fondo per garantire la proroga trentennale delle relative concessioni con l’escamotage della società “in house” posseduta quasi totalmente da enti pubblici. Cosa che non si è potuto fare per A4 Serenissima, visto che la presenza dei privati nella compagine azionaria è decisamente maggioritaria. Per la Serenissima, l’ancora di salvezza è rappresentato dallo sblocco del completamento verso Nord della Valdastico, cosa che le aprirebbe la prospettiva della proroga fino al 2016. Le trattative con una riottosa provincia di Trento sembrano essersi messe sulla giusta via, specie dopo che la regione Veneto ha congelato la prospettiva di realizzare l’autostrada della Valbrenta che avrebbe scaricato il traffico proveniente dalla Pedemontana in via di completamento proprio sulla Valsugana e sul Trentino, creando non pochi problemi. Ma non è detto che tutto fili liscio, visto che nel PD trentino ci sono fortissimi malumori verso il completamento della Valdastico Nord.

Per salvare capra e cavoli, sarebbe stato più utile creare quella holding autostradale del NordEst, di cui si è sempre vagheggiato, ma mai concretizzato per mere questioni di campanile e per la paura di perdere leve di gestione di potere, entro cui fare confluire Autobrennero, Serenissima e Autovie Venete, creando così il secondo polo autostradale nazionale dopo Atlantia, realtà che avrebbe potuto facilmente approdare alla Borsa per raccogliere quel capitale necessario per assicurare gli investimenti al potenziamento della rete e per la riduzione degli attuali debiti. Ancora una volta, le questioni di poltrone e le miopie della politica locale hanno avuto la meglio sulle visioni più alte di strategia  e di ricadute positive per il sistema del NordEst.