Haydn e Schumann per il V concerto della Stagione sinfonica della Fondazione Arena di Verona

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fondazione arena di verona Marco Boemi
Al Teatro Ristori Marco Boemi dirige l’Orchestra scaligera

 

fondazione arena di verona Marco BoemiSabato 27 febbraio (ore 20.30; replica domenica 28 febbraio, ore 17.00) è in programma il quinto appuntamento della Stagione sinfonica della Fondazione Arena di Verona al Teatro Ristori: il Maestro Marco Boemi dirige Ouverture, Scherzo e Finale per orchestra op. 52 in mi maggiore di Robert Schumann e il Concerto per tromba e orchestra in mi bemolle maggiore di Haydn, con solista Massimo Longhi. Conclude la Sinfonia n. 4 op. 120 in re minore, sempre di Schumann. 

Nel 1841 Schumann concentra la sua attenzione sulla musica per orchestra, componendo in maniera febbrile numerose Sinfonie, tra cui Ouverture, Scherzo e Finale per orchestra op. 52 in mi maggiore; il compositore tedesco ne inizia la stesura il 12 aprile e dopo appena quattro giorni aveva già composto e orchestrato l’Ouverture, inizialmente destinata a essere una composizione a sé stante. Ben presto però Schumann decide di aggiungervi altri due movimenti e ultimandone la stesura l’8 maggio. Il 6 dicembre, al Gewandhaus di Lipsia, Ferdinand David ne dirige la prima esecuzione. Il titolo consiste nella semplice elencazione dei tre movimenti, perché non poteva essere equiparata a nessun genere musicale tradizionale per struttura e carattere. Come per altre composizioni sinfoniche, Schumann modella la partitura secondo lo spirito, tipicamente romantico, profondamente intriso di lirismo e fantasia, ma cercando al tempo stesso di superare la tendenza ad un’architettura leggera e instabile che ne era la conseguenza, servendosi di  reminiscenze tematiche che danno coerenza ai vari movimenti.

Composto nel 1796 dopo il rientro a Vienna dal secondo soggiorno londinese, il Concerto per tromba e orchestra di Franz Joseph Haydn viene pensato ad hoc per il trombettista di corte Anton Weidinger, l’ideatore della tromba a chiavi. Weidinger non era solo un virtuoso rinomato ma anche un innovatore della tecnica del suo strumento: aveva infatti realizzato un ingegnoso sistema di chiavi grazie al quale il clarino in mi bemolle (così era propriamente chiamato allora lo strumento) poteva ottenere non solo i suoni armonici naturali ma anche quasi tutta la scala cromatica. Haydn sfrutta queste nuove possibilità con estrema dovizia, lasciando grande spazio al solista senza tuttavia rinunciare a dare al Concerto una veste formale equilibrata e compatta, del tutto degna di un congedo dalla musica sinfonica. Il Concerto per tromba è infatti l’ultima composizione esclusivamente orchestrale di Haydn. Dal punto di vista stilistico il Concerto haydniano affonda le proprie radici in pieno Settecento, aprendosi con una tradizionale introduzione dell’orchestra che prepara all’entrata del solista sostenendone i passaggi con grande dinamicità. Nel ruolo solista di questo concerto di grande virtuosismo è protagonista Massimo Longhi, affermato musicista che dal 1993 ricopre il ruolo di Prima Tromba nell’Orchestra della Fondazione Arena di Verona.

A conclusione della serata verrà proposta la Sinfonia n. 4 op. 120 in re minore, sempre di Schumann. Viene composta nella primavera-estate del 1841, in seguito alla decisione del compositore di lasciare la musica per pianoforte solo e il Lied – fino ad allora gli unici generi da lui coltivati – e di dedicarsi alla musica sinfonica, certamente spinto dalla sua irrequietudine romantica che cominciava a fargli sembrare le piccole forme troppo limitate per i suoi ideali. La Sinfonia viene eseguita a Lipsia il 6 dicembre dello stesso anno sotto la direzione di Ferdinand David con esito insoddisfacente, a fianco dell’Ouverture, Scherzo e Finale per orchestra op. 52 in mi maggiore proposta anche in quest’occasione ad apertura del Concerto. La scarsa risposta del pubblico induce l’autore alla «consapevolezza che le opere scritte con tanta precipitazione abbisognavano di rielaborazioni, specie nell’orchestrazione», secondo quanto scrive in una lettera alla moglie Clara. I numerosi interventi si concludono solamente nel 1851 e l’esecuzione della Sinfonia nella forma definitiva avviene a Düsseldorf il 3 marzo 1853, questa volta con grande successo. Nel frattempo Schumann aveva scritto altre due sinfonie e ciò spiega perché questa, composta in realtà per seconda, sia stata catalogata come quarta. Il titolo di Fantasia sinfonica datole inizialmente rivela l’intenzione di Schumann di andare oltre la forma sinfonica tradizionale, perché non soltanto i vari movimenti si saldano l’uno all’altro senza interruzione, ma i temi principali ritornano lungo tutta la partitura. Le sue sinfonie infatti rivelano il continuo impegno per conciliare una fantasia illimitata e un’immaginazione febbrile con le esigenze formali e costruttive imposte da forme complesse e grandiose.