Fincantieri stima ricavi in rialzo del 4-6% nel 2016

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Previsto il ritorno all’utile a fine anno. Bono: «l’azienda si conferma solida». In potenziamento i cantieri del NordEst di Marghera e Monfalcone

 

fincantieri costruzione navale 5Per Fincantieri il 2015 è stato l’anno della svolta, grazie anche alla ripresa del settore crocieristico. Per l’amministratore delegato Giuseppe Bono «la crisi delle crociere è stata una delle più terribili della storia che ha mietuto 50.000 posti di lavoro in tutta Europa è ormai alle spalle». Nonostante la congiuntura negativa, i risultati di Fincantieri nell’ultimo quadriennio hanno sostanzialmente tenuto e, già a partire dalla fine del 2016, il gruppo triestino prevede di tornare all’utile anche grazie alle nuove stipula di contratti, tra cui quello appena siglato con Norwegian Cruise Line Holdings che vale 422 milioni di euro, mentre a Venezia si vara la nuova nave appartenente a Holland Ameria Line del gruppo Carnival.

In attesa dell’utile che tornerà nel 2017, per il 2016 i conti del gruppo prevedono ricavi in crescita del 4-6% rispetto al 2015 e un Ebitda margin pari a circa il 5%, dopo aver mandato in archivio un bilancio 2015 ancora in chiaroscuro per utili e marginalità (entrambi negativi), ma che registra invece livelli record sia per gli ordini, a quota 10,08 miliardi di euro, sia per il carico di lavoro a 15,7 miliardi (più 3 miliardi di “soft backlog”). 

Il piano industriale 2016-2020  di Fincantieri appena presentato vede ancora preminente la costruzione navale grazie alla ripresa sostenuta del settore crocieristico che promette di portare a 30,6 milioni i crocieristi nel 2020 (contro i 22,1 milioni del 2014). Oltre il 90% dei ricavi previsti in crescita fino al 50% da qui al 2020, con una media annua del 10%, «è coperto da contratti e “memorandum of agreement” già sottoscritti nel settore cruise – chiarisce Bono – per via dell’importante carico di lavoro già acquisito che comprende 5 navi da crociera in consegna nel 2016 (3 prototipi nel primo semestre e una nel quarto trimestre)». 

Per sostenere l’impegno, l’azienda sta lavorando sia all’adeguamento produttivo dei cantieri a NordEst di Monfalcone e Marghera per realizzare navi di maggiori dimensioni sia a implementare ulteriori sinergie con i cantieri rumeni di Vard. «Se non ci fosse stata la possibilità di sfruttare la sponda rumena – spiega ancora Bono – non avremmo potuto prendere nuovi ordini. In questo modo, il cantiere di Tulcea ci aiuterà a ridurre il sovraccarico che si andrebbe altrimenti a generare, quindi non a discapito dei cantieri italiani». 

Nel 2015 l’utile netto è statonegativo per 175 milioni (a fronte dei 67 milioni di fine 2014) soprattutto a causa di ciò che resta dell’offshore petrolifero con la controllata Vard. «Nessuno poteva prevedere il persistente calo del prezzo del petrolio che ha abbattuto il settore – commenta Bono – e noi auspichiamo che, con la ripresa della domanda, stimata a partire dal 2018, l’offshore ricominci a macinare numeri e commesse». La soluzione imposta è la razionalizzazione delle attività con la concentrazione della struttura produttiva in Europa e la chiusura del sito produttivo brasiliano di Niteroi: «la situazione del Brasile è nota – prosegue Bono – e noi stiamo mettendo in atto una serie di correttivi che ci consentano di continuare a operare. Siamo disposti a rimanere ma solo se le condizioni economico-finanziarie non comporteranno ulteriori costi». 

Quanto alle altre attività, nel militare il gruppo intende sfruttare l’esperienza maturata per acquisire nuovi programmi. Quanto al settore dei sistemi, componenti e servizi, si punta a rafforzare la crescita dei segmenti tradizionali e del post vendita militare.