Lavoro, a rischio povertà 9,3 milioni di italiani

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Secondo un’indagine di Unimpresa, cresce l’area di disagio sociale. I disoccupati sono in aumento di 179mila unità. Cammarata: «situazione drammatica, imprese non adeguatamente supportate a creare nuova occupazione»

protesta manifestazionelavoratori precariAppena smaltiti i festeggiamenti per la rielezione al vertice del partito, il segretario del Pd Matteo Renzi deve affrontare con serietà e determinazione il tema della crescita dela disoccupazione e del lavoro precario.

Secondo un’analisi effettuata da Unimpresa, sono oltre 9,3 milioni gli italiani non ce la fanno e sono a rischio povertà: è sempre più estesa l’area di disagio sociale che non accenna a restringersi. Dal 2015 al 2016 altre 105.000 persone sono entrate nel bacino dei deboli in Italia: si tratta di 9.347.000 soggetti in difficoltà. Crescono in particolare gli occupati-precari: in un anno è aumentato il lavoro non stabile per 28.000 soggetti che vanno ad allargare la fascia di italiani a rischio. Ai “semplici” disoccupati vanno aggiunte ampie fasce di lavoratori, ma con condizioni precarie o economicamente deboli che estendono la platea degli italiani in crisi. Si tratta di un’enorme “area di disagio”: agli oltre 3 milioni di persone disoccupate, bisogna sommare i contratti di lavoro a tempo determinato, sia quelli part time (803.000 persone) sia quelli a orario pieno (1,71 milioni); vanno poi considerati i lavoratori autonomi part time (803.000), i collaboratori (328.000) e i contratti a tempo indeterminato part time (2,67 milioni). Questo gruppo di persone occupate – ma con prospettive incerte circa la stabilità dell’impiego o con retribuzioni contenute – ammonta complessivamente a 6,27 milioni di unità. Il totale dell’area di disagio sociale, calcolata dal Centro studi di Unimpresa sulla base dei dati Istat, alla fine del 2016 comprendeva dunque 9,34 milioni di persone, in aumento rispetto al 2015 di 105.000 unità (+1,14%).

Il deterioramento del mercato del lavoro non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Una situazione di fatto aggravata dalle agevolazioni offerte dal “Jobs Act” che hanno visto favorire forme di lavoro non stabili. Di qui l’estendersi del bacino dei “deboli”. 

«Non sono bastati gli interventi dei governi che si sono passati il testimone in questi anni a ridare slancio al mercato del lavoro. Facciamo i conti, e i numeri non mentono, con una situazione drammatica che è destinata a peggiorare – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Maria Concetta Cammarata -. Finita la droga degli incentivi contributi, le imprese sono rimaste senza aiuti, vanno aiutate di più ora non sono adeguatamente supportate». tabella area disagio sociale 30 apr 2017