Pubblica amministrazione: secondo la Cgia gli sprechi ammontano a quasi 29 miliardi di euro

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Mentre nella “manovra” appena presentata al Parlamento ci sono mance preelettorali per tanti, mancano del tutto i tagli alla spesa inutile e spesso clientelare

euro soldi taglio forbice biglietti 50Il moloch degli sprechi e delle inefficienze che si annidano nella pubblica amministrazione italica continua ad aumentare e, secondo l’ultima stima elaborata dall’Ufficio studi della Cgia, sfiora ormai i 29 miliardi di euro l’anno.

Tra quelli presenti nel trasporto pubblico locale, nella sanità, nelle misure economiche a sostegno delle persone meno abbienti e nella quota di spesa pubblica indebita denunciata dalla Guardia di Finanza, le uscite che l’amministrazione pubblica italiana potrebbe risparmiare, consentendo ai contribuenti esangui un taglio delle imposte di pari importo, hanno raggiunto, secondo gli esperti dell’Associazione artigiani di Mestre, una soglia molto preoccupante. 

L’analisi della Cgia si sostanzia in una elencazione di inefficienze con i relativi effetti economici; questi dati sono estrapolati da studi e analisi realizzate da istituti autorevolissimi che ci permettono di comprendere come la nostra macchina pubblica presenti, in alcuni ambiti, delle “distorsioni” ingiustificabili.

«Nella legge di Bilancio del 2018 – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo – la gran parte dei 2,9 miliardi di euro della revisione della spesa si concentrerà sulla riprogrammazione di alcuni trasferimenti alle Ferrovie dello Stato e sul depotenziamento del fondo per le esigenze indifferibili. Insomma, ancora una volta s’interverrà riducendo soprattutto i servizi ai cittadini, senza intaccare seriamente la spesa pubblica improduttiva». E senza disinnescare la “bomba” delle clausole di salvaguardia legate all’incremento dell’Iva, che viene rinviato al 2019.

La Cgia ricorda che il fondo per le esigenze indifferibili assicura interventi urgenti finalizzati al riequilibrio socio-economico e allo sviluppo dei territori, alle attività di ricerca, assistenza e cura dei malati oncologici e alla promozione di attività sportive, culturali e sociali. 

Se si potesse quantificare con precisione anche la spesa riconducibile ai falsi invalidi, a quella riferita a chi percepisce deduzioni/detrazioni fiscali non dovute o alla cattiva gestione del patrimonio immobiliare, molto probabilmente lo Stato, nel suo complesso, potrebbe risparmiare ancora tante altre risorse. Senza contare, sottolinea la Cgia, che la situazione assume una dimensione ancor più  preoccupante se si tiene conto anche dei dati forniti dal Fondo Monetario Internazionale. Questo ultimo sostiene che se l’amministrazione pubblica italica avesse in tutto il Paese la stessa qualità nella scuola, nei trasporti, nella sanità, nella giustizia, etc. etc. che ha nei migliori territori del Paese, il Pil nazionale aumenterebbe di 2 punti (ovvero di oltre 30 miliardi di euro) all’anno. A tutto vantaggio della riduzione dell’enorme debito pubblico (cresciuto sotto l’attenta gestione del duo Renzi-Gentiloni di oltre 100 miliardi di euro) e del maggior benessere per tutti i cittadini.