Galante, Wenjing e Dvořák per il concerto conclusivo della Stagione sinfonica 2012-2013 al Teatro Filarmonico di Verona

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Fondazione arena verona 2013 Francesco Lanzillotta 1
Fondazione arena verona 2013 Francesco Lanzillotta 1In programma la prima assoluta di “Notturno a fine notte” di Carlo Galante

Il dodicesimo ed ultimo appuntamento della Stagione sinfonica 2012-2013 al Teatro Filarmonico è in programma per sabato 4 maggio alle ore 20.00, con replica domenica 5 maggio alle 17.00.

Il Maestro Francesco Lanzillotta torna sul podio dell’Orchestra areniana per dirigere in prima assoluta Notturno a fine notte di Carlo Galante, partitura commissionata dall’Arena di Verona. Segue in prima esecuzione italiana The Rite of Mountains op. 47, concerto per percussioni e orchestra di Guo Wenjing con solista l’applaudito Li Biao, percussionista che ha riscosso al Filarmonico un grande successo la passata stagione. Conclude la Sinfonia n. 9 in mi minore “Dal nuovo mondo” di Antonín Dvořák.

Il concerto apre con l’inedito Notturno a fine notte di Galante. Partitura composta nell’autunno 2012 su commissione della Fondazione Arena di Verona, rimanda a partire dal titolo al mondo della notte, del sonno e dei sogni, temi ricorrenti nel catalogo musicale del compositore. Galante predilige nella sua immaginazione musicale l’evocazione, l’accenno ed il richiamo allusivo rispetto alla narrazione. Nell’ambientazione evocata nel Notturno si contrappongono due dimensioni esistenziali: nella prima parte – l’Andante espressivo e misterioso – dominano le ore notturne come luogo delle visioni oniriche alterate dall’insonnia, in contrapposizione alla “notte metropolitana e contemporanea, in cui il buio si tramuta in ombra e il cielo è acceso dai neon”, luogo affollato da incubi in carne ed ossa. Nella seconda parte – il Ritmico, danzante – il clima si distende armonicamente ma si trasforma, come afferma lo stesso Galante, “in una danza di gelida frenesia, con venature quasi etniche e inquadrata da un ossessivo ritornello vagamente tzigano. Figure musicali icastiche e iterative si trasformano lentamente nel continuum formale, assumendo un carattere quotidiano e ironico”. La conclusione del Notturno riprende la situazione musicale dell’inizio, il misterioso, ma rallenta nel tactus: “un accorato assolo del corno inglese melanconicamente congeda i nostri fantasmi notturni e la notte stessa sembra dileguarsi in sei lievi rintocchi di campana”.

Prosegue la prima esecuzione italiana di The Rite of Mountains op. 47, concerto per percussioni e orchestra del cinese Guo Wenjing, che vede alle percussioni il M° Li Biao, destinatario della composizione. Questo concerto in tre movimenti è stato composto proprio per il grande percussionista cinese Li Biao in memoria del disastroso terremoto che nel 2008 devastò la provincia di Sichuan, terra natale del compositore, seppellendo sotto le macerie oltre settantamila vittime. La strada scelta da Wenjing per questa partitura è quella della commistione linguistica e stilistica tra la musica occidentale e la cultura cinese. Attraverso tutto il primo movimento – Toccata and Elegy for Marimba – le strutture iterative di tipo minimalista sono organizzate in lunghe fasce sonore ed il ruolo del percussionista appare integrato nella compagine strumentale. Nel secondo movimento – Trio and Quartet for one Gong, Toccata for a Group of Gong – la scrittura strumentale si arricchisce di raffinate e minuziose prescrizioni esecutive: al solista è richiesto l’uso di un dihu (grande gong cinese di registro grave), di un gruppo di otto gong cinesi disposti secondo un preciso schema indicato in partitura e di due paia di naobo (cimbali tradizionali cinesi). In conclusione il Recitative for Drums è un vero e proprio finale di concerto, in cui le percussioni fanno riemergere la disperazione e il dolore per le migliaia di vite umane capitolate sotto la spietata forza della natura.

Conclude il concerto la Sinfonia n. 9 in mi minore “Dal nuovo mondo” di Dvořák. A pochi mesi dall’arrivo negli Stati Uniti, dove resta affascinato dagli spirituals che studia e trascrive insieme all’allievo di colore Harry Tacker Burleigh, nel 1893 Dvořák compone l’ultima delle sue nove sinfonie. L’ispirazione gli viene dal poema The song of Hiawatha del poeta statunitense Henry W. Longfellow, soprattutto per l’atmosfera elegiaca del Largo e per la briosità ritmica dello Scherzo. Nella composizione si ritrovano i modelli classici nell’impianto formale, mentre i riferimenti al composito ambiente musicale americano si riducono a qualche tema di sapore popolareggiante, anche se nel complesso l’invenzione melodica appare più vicina al carattere della musica popolare slava che ai canti afroamericani. Il primo movimento è un Allegro molto bitematico, introdotto secondo lo schema sinfonico classico da un Adagio giocato sui colori dei fiati. Ai toni nostalgici e struggenti del Largo si contrappongono poi i ritmi tesi ed inquieti dello Scherzo, che si distendono nei due episodi centrali ispirati a movenze di danza. Corni e trombe infine enunciano il tema principale dell’ultimo movimento, Allegro con fuoco, che ha reso celebre questa pagina sinfonica.