Manifestazione Coldiretti a Trento con focus sul patrimonio boschivo nazionale

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Moncalvo: «valorizzare la filiera legno significa qualificare l’ambiente, migliorare il paesaggio, assicurare almeno 35.000 nuovi posti di lavoro e valorizzare il turismo. Trentino Alto Adige esempio da imitare»

 

assemblea coldiretti trentoTrento è stata la dodicesima tappa del “Tour 2016” di Coldiretti che ha portato l’attenzione sul patrimonio boschivo nazionale alla presenza di migliaia di agricoltori, del ministro all’ambiente Gian Luca Galletti, del viceministro alle Politiche agricole Andrea Olivero e dei vertici dell’organizzazione agricola.

Secondo Coldiretti «è necessario difendere i boschi italiani che a causa del degrado e dell’abbandono sono diventati vere giungle ingovernabili in preda ai piromani con rischi per l’ambiente e la stabilità idrogeologica. L’Italia non è mai stata così ricca di boschi, ma a differenza del passato si tratta di aree senza alcun controllo e del tutto impenetrabili ai necessari interventi di manutenzione e difesa mettendo a rischio la vita delle popolazioni locali». 

Una situazione insostenibile per boscaioli e agricoltori che per la prima volta si sono dati appuntamento a Trento in Trentino Alto Adige, scelto perché ha oltre la metà del territorio coperto dai boschi, per chiedere di trasformare i rischi in opportunità e valorizzare il potenziale ambientale, economico ed occupazionale del bosco in un Paese che importa l’80% del legno che utilizza. In piazza Battisti è presente l’intera filiera, dai taglialegna agli artigiani del “Made in Italy”, ma anche i prodotti del bosco a tavola a rischio di estinzione e le nuove tecnologie per affrontare i boschi più impervi. 

L’allarme incendi non è stato mai così alto con la superficie boschiva che ha raggiunto quest’anno in Italia il massimo storico di sempre a causa del degrado e dell’abbandono che lascia campo libero ai piromani e alle ecomafie, con rischi per l’ambiente e la stabilità idrogeologica. Secondo il dossier che Coldiretti ha presentato a Trento, «un mix esplosivo scatenato dalle previsioni di una estate 2016 torrida che si sommano all’inarrestabile avanzata della foresta, che senza alcun controllo si è impossessata dei terreni incolti e domina ormai con 12 miliardi di alberi, più di un terzo della superficie nazionale, con una densità che la rende del tutto impenetrabile ai necessari interventi di manutenzione, difesa e sorveglianza. Già lo scorso anno – ricorda la Coldiretti – gli incendi gli incendi erano aumentati del 49% mandando in fumo più di 37.000 ettari di bosco». Per Coldiretti «gli incendi provocano danni incalcolabili dal punto di vista ambientale dovuti alla perdita di biodiversità (distrutte piante e uccisi animali) e alla distruzione di ampie aree di bosco che sono i polmoni verdi del paese e concorrono ad assorbire l’anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici. Ogni ettaro di macchia mediterranea – precisa la Coldiretti – è popolato in media da 400 animali tra mammiferi, uccelli e rettili, ma anche da una grande varietà di vegetali che a seguito degli incendi sono andate perse. Nelle foreste andate a fuoco sono impedite per anni anche tutte le attività umane tradizionali del bosco come la raccolta della legna, dei tartufi e dei piccoli frutti, ma anche quelle di natura hobbistica come i funghi che coinvolgono decine di migliaia di appassionati». 

«I boschi – ricorda la Coldiretti – ricoprono peraltro un ruolo centrale come assorbitori e contenitori di anidride carbonica, che è il principale gas ad effetto serra, e sono fondamentali nella mitigazione e nell’adattamento ai cambiamenti climatici in corso. Di fronte ad un fenomeno ormai strutturale bisogna lavorare sulla prevenzione poiché – sostiene la Coldiretti – sono alla mercé dei piromani la maggioranza dei boschi italiani che, per effetto della chiusura delle aziende, si trovano ora senza la presenza di un agricoltore». Secondo il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, «per difendere il bosco italiano occorre creare le condizioni affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli».

Dalla valorizzazione del bosco potrebbero nascere 35.000 nuovi posti di lavoro legati all’aumento del prelievo del legname dai boschi che oggi coprono una superficie record di 10,9 milioni di ettari, praticamente raddoppiata rispetto all’Unità d’Italia quando era pari ad appena 5,6 milioni di ettari. «Ogni anno in Italia si utilizza – afferma Coldiretti – solo il 30% della nuova superficie boschiva il che significa che per 100 nuovi alberi che nascono se ne tagliano appena 30 mentre in Europa si preleva, in media, il 60% della nuova biomassa e in paesi come l’Austria si supera il 90%. Il risultato – spiega la Coldiretti – è che si importa dall’estero più dell’80% del legno necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento per un importo di 3,7 miliardi nel 2015 e un incremento del 6% nel primo trimestre del 2016. Tra l’altro – precisa Coldiretti – l’Italia è il principale importatore mondiale di legna da ardere per un quantitativo di 3,4 miliardi di chili nel 2015 con una tendenza all’aumento del 5% nel primo trimestre del 2016. L’industria italiana del legno è la prima in Europa, ma con legna che arriva da altri paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania a dimostrazione di un grande potenziale economico inutilizzato. Il dato più eclatante è che, mentre ben l’81,3% della superficie forestale nazionale è potenzialmente utilizzabile, la produzione italiana di legname da opera è pari a 2,5 milioni di metri cubi e copre appena il 5% del consumo di legno valutato intorno a 40-45 milioni di metri cubi». 

«Gestire il bosco o meglio coltivare il bosco significa lavorare per la valorizzazione complessiva di un territorio, ma questo non è possibile senza convenienza economica – ha affermato Moncalvo – e ci sono tutte le condizioni per trasformare i rischi in grandi opportunità per la ripresa di un Paese che ha fatto della sostenibilità ambientale un valore aggiunto del “Made in Italy”».

Bosco quasi sempre significa montagna o alta collina: nel giro di vent’anni, le giornate di lavoro in agricoltura nelle montagne italiane si sono praticamente dimezzate, passando da 89 milioni a 47 milioni, con un crollo che ha costretto 320.000 aziende agricole a chiudere i battenti, togliendo un’opportunità di reddito vitale a dipendenti e familiari che lavoravano all’interno delle imprese montane. «In montagna più di un agricoltore su due (53%) – secondo il Dossier di Coldiretti – ha abbandonato l’attività nell’arco di vent’anni, determinando la scomparsa di 2,2 milioni di ettari di superficie agricola, con il territorio esposto al dissesto e “aggredito” dai boschi, secondo le elaborazione sui censimenti Istat. Il rischio concreto è lo spopolamento della montagna anche dalla presenza degli allevamenti, che hanno garantito fino ad ora biodiversità, ambiente e equilibrio socio economico delle aree più sensibili del Paese perché – spiega Coldiretti – quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere l’abbandono e il degrado spesso da intere generazioni. Insieme alla perdita di posti di lavoro e di reddito viene anche a mancare il ruolo insostituibile di presidio del territorio, nel quale la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali. Il risultato – sostiene Coldiretti – è che sono saliti a 7145 i comuni italiani, ovvero l’88,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. Di questi 1.640 hanno nel loro territorio solo aree a derivata propensione a fenomeni franosi, 1607 sono invece i comuni a pericolosità idraulica e 3.898 quelli in cui coesistono entrambi i fenomeni. Le regioni con il 100% dei comuni a rischio idrogeologico sono sette: Valle d’Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Molise e Basilicata. A queste si aggiungono Calabria, provincia di Trento, Abruzzo, Piemonte, Sicilia, Campania e Puglia con una percentuale di comuni interessati maggiore del 90%». 

«Non basta – ha affermato Moncalvo – celebrare il valore del paesaggio negli esami di maturità come è stato fatto giustamente quest’anno ma occorre ricordare che esso dipende soprattutto dall’agricoltura che copre il 55% del territorio italiano e ne disegna in modo profondo le forme e i colori».

Il viceministro alle politiche agricole, Andrea Olivero, presente alla manifestazione di Trento ha presentato il “Collegato agricoltura”, da lungo tempo atteso da chi vive in montagna: «sono lieto di poter annunciare un provvedimento da lungo tempo atteso che è finalmente arrivato, che è il collegato agricoltura. Proprio nell’ambito della forestazione dà al Governo delega per una nuova legge. Questo è un aspetto che attendevamo da molto tempo e che proprio con il presidente della Coldiretti del Trentino è stato predisposto. E’ un provvedimento pensato e immaginato nell’interesse delle nostre montagne e delle nostre aree interne». Secondo Olivero «chi lavora, chi investe per la qualità non nasce dal nulla, ma da investimenti territoriali e deve avere la certezza di poter ottenere il giusto guadagno. Naturalmente anche il tema dell’alimentazione, della buona alimentazione, della grande qualità che noi produciamo è un tema che ritorna nel ragionamento e nella riflessione della Coldiretti e il nostro Governo sta lavorando affinché vi sia più tracciabilità e vi sia la possibilità di avere quindi la giusta retribuzione per chi fa la qualità italiana».

Da parte sua, il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti ha detto a Trento che «sto facendo una battaglia in Europa affinché all’Italia sia riconosciuto un saldo attivo nella riduzione di anidride carbonica che nessuno ha. Se riesco a farmelo riconoscere, poi dovremo riconoscerlo all’agricoltura. Abbiamo una buonissima agricoltura, abbiamo moltissime foreste che assorbono anidride carbonica e noi dobbiamo poter contare nel nostro bilancio fra emissioni e assorbimento anche il nostro grande patrimonio forestale, perché ce l’abbiamo, perché ci costa mantenerlo, perché è un valore che abbiamo. E allora – ha concluso – lo diciamo forte e chiaro all’Europa: noi vogliamo che nel bilancio della CO2, nel nostro limite di emissioni, si tenga conto anche della nostra forte presenza di assorbimento delle nostre foreste, perché è giusto che sia così».

Galletti ha allargato la sua riflessione agli ecoreati: «la legge sugli ecoreati ha avuto un impatto a livello di prevenzione, ma in sei mesi di applicazione se ne sono contati 20.700, ancora troppi. Sono orgoglioso di avere proposto questa legge al Parlamento perché ora chi commette reati paga e anche con la galera. Chi pensa di incendiare i nostri boschi lo perseguirò fino alla fine. Ma non ci sono solo i boschi, ci sono anche le contraffazioni e i reati sull’agroalimentare».

Quanto all’impiego di tanta, troppo chimica in agricoltura, Galletti ha detto che «la nostra agricoltura è di qualità perché usiamo i fitofarmaci come si devono utilizzare. La funzione della scienza in agricoltura è importante». Galletti si è soffermato anche sul ritorno di animali scomparsi, come lupi ed orsi: «mi si è posto ora in alcuni casi il problema dei lupi per l’agricoltura e per i cittadini, e ho predisposto 21 azioni per la prevenzione, studiate con gli scienziati. Una dice che se il numero resterà eccedente, è possibile un prelievo del 5. Io vado fino in fondo perché così la scienza dice di fare. Rispetto gli animali, ma nell’equilibrio tra la convivenza loro e dell’uomo». Galletti ha spiegato di avere consultato «settanta scienziati, tra cui i maggiori esperti in Europa, per porre il problema del rischio estinzione per i lupi. Oggi ce ne sono oltre duemila, e mi è stato spiegato che il rischio è finito, anche se restano da preservare».manifestazioen coldiretti trento piazza battisti