A Treviso nuovo quartiere di lusso difeso da muro alto tre metri

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Polemiche tra gli urbanisti per quello che è considerato un eccesso. Manildo: «tutto regolare, ma chiederemo una mitigazione estetica dell’impatto». Zaia: «è segno dei tempi e della crescente insicurezza»

treviso quartiere bunkerA Treviso nel quartiere di San Bona è sorto un villaggio nuovo di zecca formato da 22 lussuose villette a due piani, con balconi fioriti e piscina, circondato contro gli occhi indiscreti da un muro alto tre metri.

Muro che ha fatto infuriare Italia Nostra: «quel muro non è legittimo, non rispetta i vincoli del regolamento edilizio, è fuorilegge» accusano i protezionisti. Il comune giudato dal sindaco Dem Giovanni Manildo si difende sostenendo che il permesso di costruire era stato concesso circa dieci anni fa dalla precedente amministrazione e che la ditta incaricata aveva chiesto di realizzare solo una protezione antirumore. Le cose sono però andate diversamente e l’attuale giunta di centrosinistra guidata da Manildo guarda a quella barriera con contrarietà.

«Quel muro non è legittimo – dice l’assessore all’edilizia Paolo Camolei – non rispetta i vincoli del regolamento edilizio». A palazzo municipale il disappunto è palese: «Treviso è una città sicura – dicono – e non ha bisogno di alzare muri. Rispettiamo e promuoviamo il diritto alla privacy ma la nostra idea di città non è quella di quartieri fortificati».

Per il momento, le abitazioni “fortificate” sono 22 e quelle vendute sono 20 (tutte a famiglie molto benestanti). Il progetto ne prevede complessivamente 56. I costruttori, Roberto e Remo Berno lo definiscono un “borgo protetto” in stile americano.

Quello in corso d’opera rischia di rimanere un unicum: «non verranno autorizzati altri “fortini” simili in città – dice Manildo – perché Treviso è una città sicura». Dello stesso avviso l’assessore Camolei: «rispettiamo il diritto alla privacy, ma diciamo no a quartieri murati. L’opera è in regola, ma sicuramente la nostra idea di città non è quella di quartieri fortificati o murati». Il comune ha intenzione di chiedere alla ditta costruttrice di intervenire per rendere più verde la struttura, piantumando degli alberi che renderebbero il muro meno impattante.

«E’ un segno dei tempi e della crescente insicurezza. Cinquant’anni fa non ci sarebbe stata recinzione e le chiavi sarebbero rimaste sulla serratura all’esterno» ha commentato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Probabilmente a Treviso sono in tanti a rimpiangere l’epoca – non tanto remota – dell’amministrazione Gentilini, quando la sicurezza urbana era più concreta di oggi.