Italia deferita alla Corte di giustizia comunitaria sul prezzo benzina ridotto in Friuli Venezia Giulia

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Peroni: «siamo convinti delle nostre ragioni». Fedriga: «l’Italia non si pieghi all’ennesimo diktat dei burocrati europei»

carburanti pompa gasolio dieselLa Commissione Ue ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia comunitaria per la mancata applicazione di parte dell’aliquota di accisa nazionale su benzina e diesel acquistati dagli automobilisti residenti in Friuli Venezia Giulia per evitare che gli automobilisti facciano il pieno oltre confine nei distributori della Slovenia e della Carinzia, dove riempire il serbatoio costa decisamente meno che in Italia.

Bruxelles considera questa concessione come una riduzione, e come tale un ostacolo al corretto funzionamento del mercato interno, e una violazione delle norme dell’Ue. Le leggi dell’Unione in materia di tassazione dell’energia prevedono aliquote minime per la tassazione dei prodotti energetici. Differenze sostanziali nei livelli nazionali delle accise potrebbero ostacolare il corretto funzionamento del mercato interno e causare il cosiddetto “turismo del pieno”. I Paesi membri hanno la facoltà di applicare aliquote di accisa nazionali differenziate ai medesimi prodotti solo quando la direttiva sulla tassazione dell’energia lo autorizza esplicitamente. Le riduzioni regionali, come quella concessa dall’Italia, non sono consentite dalla direttiva e costituiscono una violazione del diritto dell’Ue.

La decisione comunitaria ha destato stupore tra gli amministratori regionali. «Siamo convinti delle nostre ragioni, ci rimettiamo con fiducia al giudizio della Corte di giustizia europea» ha detto l’assessore alle finanze del Friuli Venezia Giulia, Francesco Peroni, ribadendo le motivazioni sulle quali si fonda la correttezza dell’operato della Regione. «La Commissione – ha sottolineato Peroni – ha individuato nello sconto una riduzione delle accise, configurando un contrasto con quanto previsto dalla Direttiva comunitaria sulla tassazione dei prodotti energetici». «In realtà – ha spiegato l’assessore regionale all’energia Sara Vito – formalmente e sostanzialmente non si tratta di una riduzione, ma di un contributo al consumatore, non censurabile quindi e adottato nel rispetto della regolamentazione europea sulla materia. Infatti, secondo tutte le opportune motivazioni, anche giuridiche, che abbiamo già fornito in passato, l’agevolazione introdotta dal Friuli Venezia Giulia non viola la concorrenza e – ha concluso – può a nostro giudizio essere ammissibile». 

Più neto il commento del capogruppo alla Camera e segretario della Lega Nord Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: «l’Italia non pieghi la schiena all’ennesimo diktat dei burocrati europei. Sebbene non si tratti di un fulmine a ciel sereno, ci troviamo chiaramente di fronte a un atto di prepotenza dell’Unione Europea che, appellandosi a cavilli giuridici, mira a mettere nuovamente le mani nelle tasche dei nostri cittadini. La questione sollevata sul presunto “turismo del pieno” che si genererebbe in ragione delle agevolazioni in Friuli Venezia Giulia è inoltre una bugia bella e buona: la verità – afferma Fedriga – è che il nostro Paese non trae alcun profitto aggiuntivo da questo regime, se non quello derivante dal trattenimento sul territorio dei soldi dei nostri concittadini che, in presenza di prezzi ulteriormente rialzati, andrebbero a rifornirsi nella vicina Slovenia».

Per Fedriga «senza agevolazioni si andrebbe dunque incontro a un impoverimento del territorio e alla conseguente perdita di numerosi posti di lavoro: una prospettiva da scongiurare con ogni mezzo a nostra disposizione. Ritengo pertanto la posizione dell’Unione Europea del tutto inaccettabile, e invito i Governi nazionale e regionale a opporsi con fermezza a questo ennesimo vergognoso sopruso».