Mediocredito Friuli Venezia Giulia: via libera all’azione di responsabilità individuali e all’aumento di capitale

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La presidente Compagno ascoltata dalla I Commissione consiliare regionale. Mandato per iniziativa giudiziaria dopo inchiesta Banca Italia 

fvg audizione 1 commissione mediocredito cristina compagnoPer il Mediocredito Friuli Venezia Giulia si apre una nuova fase che culminerà nell’aumento di capitale e nell’apertura di un’azione di responsabilità individuale in capo a diversi soggetti per la mala gestio dell’istituto negli anni trascorsi.

La presidente della banca, Cristina Compagno è stata ascoltata in seno alla Prima Commissione del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, affermando, in risposta a una domanda sull’esito dell’ispezione di Banca d’Italia terminata a fine novembre, che «l’inchiesta interna è stata molto complessa. Si sono individuati profili di responsabilità individuali per danni provocati alla banca da parte di soggetti che hanno ricoperto posizioni di rilievo in passato. Il consiglio di amministrazione ha dato mandato affinché si fvg cristina compagno presidente mediocredito fvgproceda a livello giudiziario. L’iter è stato appena avviato: aspettiamo l’indagine giudiziaria per l’eventuale azione di responsabilità, che verrà promossa dall’assemblea dei soci. Non ho altri elementi da comunicare e non faccio nomi e cognomi».

Compagno ha precisato che «è stata fatta una complessa e lunga indagine interna, con professionisti e avvocati indipendenti, e sono stati individuati dei profili di responsabilità individuale nella gestione di alcune operazioni che hanno portato, nella nostra ipotesi supportata dai legali, dei danni alla banca. Il consiglio di amministrazione ha avviato un atto giudiziario dando mandato ai legali di procedere in questa direzione, l’azione è appena stata avviata e riguarda il periodo 2005-2008, quando ci sono state la maggioranza delle operazioni andate in default». 

Nel periodo 2005-2008, Mediocredito ha accumulato un esposizione lorda fiscale pari a oltre 229 milioni di euro, come riportato nella documentazione fornita dalla banca nel corso dell’audizione in Consiglio regionale. Si tratta di oltre metà delle sofferenze che Mediocredito si trova attualmente a dover gestire nell’operazione di cartolarizzazione e ricapitalizzazione finalizzata a risanare l’istituto e reperire un partner industriale per consolidare la propria posizione sul mercato.

Compagno ha anche detto che lascerà la guida dell’istituto bancario regionale dopo l’aumento di capitale previsto per fine giugno, affermando di essersi «messa a disposizione della banca per un mandato di tre anni: non ho mai parlato di due mandati – ha aggiunto -. Siamo in scadenza tutti come organi di governo, ma seguirò le operazioni straordinarie fino all’aumento di capitale e dunque fino all’autorizzazione da parte della Banca d’Italia. Poi tornerò all’università, dove al momento sono in aspettativa senza assegni. Credo – ha aggiunto Compagno – di aver dato quello che potevo dare e, se riusciremo a vincere questa sfida, Mediocredito diventerà un “case study” a livello nazionale. Ce la possiamo fare», ha detto in riferimento all’operazione di cartolarizzazione delle sofferenze, ricapitalizzazione e ricerca di un partner industriale per la banca. 

L’assessore regionale alle Finanze, Francesco Peroni, ha espresso «il ringraziamento del governo della Regione per Cristiana Compagno e tutta la gestione di Mediocredito, che ha gestito anni terribili e responsabilità enormi. La presidente ha dato un’importante lezione di stile e competenza: si tratta di una vera “civil servant”». 

Per la ricapitalizzazione la regione dovrà mettere sul piatto un ulteriore sforzo da 16,4 milioni di euro, che si sommano ai 38,5 milioni di euro già stanziati nell’ultima manovra di bilancio per consentire alla regione Friuli Venezia Giulia di sostenere l’operazione di ricapitalizzazione della banca Mediocredito, nella misura relativa al 54,9% detenuto dall’ente locale nella holding regionale. L’aumento dell’impegno deriva dalla revisione del piano di ricapitalizzazione da parte di Mediocredito, che nell’ultima assemblea dei soci ha ritoccato le stime al rialzo, prevedendo un piano compreso fra 80 e 100 milioni. 

Peroni ha indicato «le tempistiche della ricapitalizzazione entro il 30 giugno, come imposto dalla vigilanza: servirà una legge apposita perché non c’è tempo per aspettare l’assestamento di bilancio». Secondo Peroni, «Mediocredito non può entrare nel mercato se non è in grado di operare come soggetto sano. Curare o non curare l’istituto è una scelta angosciosa, ma la risposta del mercato dice che esiste ancora una possibilità di declinazione pubblica della banca, ovviamente con un’accezione nuova. Dopo la ricapitalizzazione, il risanamento stabile della Banca richiede inoltre la cartolarizzazione delle sofferenze e – ha concluso – un’alleanza bancaria dall’assetto credibile». 

Mediocredito ha affidato agli advisor Equita e Chiomenti la ricerca del nuovo partner industriale, dopo il fallimento dell’accordo con Iccrea, che la stessa compagno ha definito «un flop». Come ha spiegato la presidente, «il primo passo è la pulizia del bilancio dai 394 milioni di deteriorati ereditati dal passato: vogliamo portarli entro l’anno dal 24% al 13,6% del portafoglio. Ciò è funzionale alla sinergia con il partner industriale che verrà identificato».

Le dichiarazioni di Compagno e di Peroni hanno stimolato i commenti da parte delle opposizioni. «Quello descritto oggi dalla presidente Compagno è un percorso in salita e con vento contro, ma è impossibile tratteggiare scenari diversi. Sulla partita di Mediocredito la differenza tra maggioranza e opposizione non ha un solco così profondo» ha detto il capogruppo di Forza Italia, Riccardo Riccardi, secondo cui «l’azionista e legislatore devono chiedersi se oggi, date la condizione della banca e le regole italiane e comunitarie, abbia senso tirare una riga una volta per tutte o se ci sono condizioni per cui la Regione ha ancora l’interesse strategico di tenersi in pancia una banca pubblica. Forse bisognerebbe concentrarsi su altri strumenti perché lo spazio di manovra è limitato e gli sforzi sono ingenti». Mauro Travanut (Mdp) ha a sua volta premesso che «i punti sono stati presentati dalla presidente in modo cristallino, ma mi chiedo oggi quale sia oggi il vantaggio per una piccola impresa che si serve di Mediocredito invece che di altri istituti bancari». Per Elena Bianchi, capogruppo consiliare del M5S, «era assolutamente giustificata l’insistenza con cui in questi primi anni di presenza in Consiglio regionale abbiamo chiesto che si facesse luce sul passivo maturato nel tempo da Banca Mediocredito. Oggi in Commissione abbiamo avuto la prova provata. Rispondendo a una nostra precisa domanda – prosegue Bianchi – ha confermato infatti che, dopo una approfondita indagine interna il consiglio di amministrazione di Mediocredito ha deliberato di agire giudizialmente nei confronti di alcune persone che hanno operato negli anni in cui sono state accumulate sofferenze pesantissime. Speriamo solo che queste responsabilità non vengano attribuite all’usciere di turno. In questa occasione è giusto sottolineare la coerenza dimostrata dalla presidente Compagno. Per la prima volta vediamo un amministratore pubblico, chiamato per puro spirito di servizio a svolgere un compito in questo caso molto gravoso, che concluso il suo mandato, torni a fare la professione di sempre. Ora speriamo che la giunta Serracchiani sappia scegliere il nuovo presidente di Mediocredito con grande oculatezza visto che l’aumento di capitale richiesto dall’istituto bancario alla Regione – conclude – è diretta conseguenza della pessima gestione del passato».