Nadef 2023 arrivano 14 miliardi in deficit con revisione al ribasso delle previsioni

Meloni: «ora basta sprechi». Giorgetti: «numeri ragionevoli, l'Ue capirà». Nuovo debito per fare partire parte delle riforme promesse dal centro destra.

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Nadef 2023

Parte da un rialzo del debito pubblico di circa 14 miliardi la manovra 2024 del governo Meloni: questo lo spazio in deficit ricavato dalle stime fissate dall’esecutivo nella Nadef 2023 approvata dal consiglio dei ministri.

Il documento di programmazione economica del governo Meloni certifica una crescita dell’economia nazionale più debole del previsto, ma che manda rassicurazioni ai mercati e agli investitori, confermando un andamento di riduzione del debito che nell’immediato risale. Una gestione dei conti, assicura Palazzo Chigi, «all’insegna della serietà e del buonsenso».

Gli stessi principi su cui sarà improntata anche la manovra che, assicura il premier Giorgia Meloni, «manterrà gli impegni presi con gli italiani: basta con gli sprechi del passato, tutte le risorse disponibili destinate a sostenere i redditi più bassi, tagliare le tasse e aiutare le famiglie».

La usa come leva il nuovo deficit, grazie alla scelta di alzare l’asticella dell’indebitamento per il prossimo anno. Una scelta che permetterà all’esecutivo di confermare «interventi indispensabili a beneficio dei redditi medio bassi», in particolare il taglio cuneo e misure premiali per la natalità, ma anche «stanziamenti significativi per rinnovo del contratto del pubblico impiego», rivendica il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ottimista in vista del negoziato con Bruxelles.

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«Riteniamo di aver fatto le cose giuste», e di essere nella cornice delle regole europee, assicura Giorgetti: l’obiettivo del 3% non viene rispettato, ma la convinzione è che l’asticella sia stata posta «a un livello di assoluta ragionevolezza. Credo che alla Commissione ci siano delle persone che hanno fatto e fanno politica, e quindi diversamente dai banchieri centrali – aggiunge, con una stoccata alla Bce – che fanno il loro mestiere e decidono in autonomia da altri tipi di considerazione, credo che comprenderanno la situazione».

Il quadro tracciato nella Nadef 2023 rivede al ribasso lo scenario di previsione fissato ad aprile nel Def. Viene ridimensionata innanzitutto la crescita dell’economia nazionale: nel 2023 il Pil si fermerà al +0,8% (dal +1% previsto ad aprile), mentre nel 2024 sarà dell’1,2% (dal +1,5% del Def). Cambiano anche i numerisull’indebitamento: il deficit 2023 schizza al 5,3% (dal 4,5%) interamente per l’effetto del Superbonus 110%. Per il 2024 invece l’asticella del deficit viene alzata sia sul quadro tendenziale (a legislazione vigente) che su quello programmatico, rispettivamente fissati al 3,6 e al 4,3% (da rispettivamente 3,5 e 3,7): il risultato è che la dote per la manovra ricavata in deficit passa da 4,5 a 14 miliardi. Il debito pubblico è «sostanzialmente stabilizzato», assicura Giorgetti.

Il percorso di riduzione del debito pubblico è confermato, dal 140,2% del 2023 al 139,6% nel 2026, nonostante le ripercussioni del Superbonus 110%. «Non diminuisce come auspicato perché il conto da pagare dei bonus edilizi, in particolare il Superbonus 110%, sono i famosi 80 miliardi, ahimè in aumento, in 4 comode rate», spiega Giorgetti, secondo cui senza questo effetto, «il debito sarebbe più basso di un punto percentualeogni anno».

La legge di bilancio 2024 sarà leggera, poco sopra i 20 miliardi. Le prossime settimane saranno cruciali. Entro il 15 ottobre va inviato a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio, mentre entro il 20 ottobre la legge di bilancio deve arrivare alle Camere. La caccia alle risorse è già partita e guarda a tutto tondo, dal Lotto al riordino delle agevolazioni fiscali, fino a un rafforzamento della revisione della spesa (sempre invocata, specie ora che è in predicato di superare i 1.000 miliardi, ma mai convintamente attuata) che potrebbe arrivare a 2 miliardi nel 2024. Difficile invece che si faccia leva sulle privatizzazioni per il debito, almeno in questa legge di bilancio.

Il maggiore margine finanziario della Nadef 2023 servirà per dare un primo avvio alle promesse di riforma fatte dal centrodestra nella campagna elettorale vincente del settembre 2022, a partire dalla conferma del taglio del cuneo fiscale (6 punti per i redditi fino a 35.000 euro e 7 per quelli fino a 25.000), degli aiuti alle famiglie con i redditi medio bassi, e con l’applicazione della delega fiscale con l’obiettivo di ridurre subito l’Irpef a favore del primo scaglione. Anche le risorse per la sanità arriveranno come richiesto, mentre sulle pensioni si può cominciare ad intervenire, ma con il bisturi.

Il viceministro dell’Economia e delle finanze, b, a cui ha fatto eco anche Giancarlo Giorgetti, spiega che si lavora a «una prima rivisitazione delle aliquote Irpef: oggi abbiamo quattro aliquote e vorremo portare in sul’asticella del 23% per portarla a 28.000 euro». Un’ipotesi per la quale servono circa 4 miliardi di euro se ci si aggiunge la detassazione delle tredicesime. Leo insiste anche sull’innalzamento della soglia della tassazioneagevolata per i fringe benefits, «elevandola dai 258 euro ai 3.000 euro, erogati dalle imprese a favore dei loro dipendenti».

Per le pensioni il governo era già da tempo consapevole che non ci si sarebbe potuti spingere troppo in là. Si punta quindi ad innalzare le minime, a prorogareQuota 103” e l’Ape sociale per i lavoratori disagiati, integrandola con un’Ape donna e con un aiuto per i giovani che potranno usare la previdenza integrativa per uscire dal lavoro a 64 anni. Un pacchetto che peserà solo per 1-2 miliardi. Esclusa quindi la costosa (4 miliardi) rivalutazione degli assegni.

Anche per il rinnovo dei contratti del comparto pubblico, che porterebbe via circa 5 miliardi, ci si dovrà accontentare soltanto di una parte, riservata alla sanità. La natalità, tema prioritario per l’esecutivo, ha già sul tavolo della Nadef 2023 una serie di ipotesi: dagli aiuti per le famiglie con almeno 3 figli ai bonus per il secondo figlio, agli sgraviper le mamme che lavorano. Per tutto servirebbero circa 1,5 miliardi.

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