Crisi Electrolux: firmato accordo a Palazzo Chigi. Salvi stabilimenti e niente esuberi

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crisi electrolux roma foto gruppo P.Chigi firma accordo Maroni Errani Serracchiani Zaia Renzi Delrio Guidi 1
crisi electrolux roma foto gruppo P.Chigi firma accordo Maroni Errani Serracchiani Zaia Renzi Delrio Guidi 1Alla firma anche i presidenti Zaia, Serracchiani, Errani e Maroni

Dopo nove mesi di trattative e centinaia di ore di scioperi e presidi, la vertenza Electrolux si è chiusa a Palazzo Chigi con la firma dell’accordo tra istituzioni, sindacati e azienda. L’intesa stabilisce che non ci saranno licenziamenti o esuberi e scongiura la delocalizzazione in Europa dell’Est di parte della produzione della multinazionale svedese dell’elettrodomestico: i quattro stabilimenti italiani di Porcia, Susegana, Solaro e Forlì continueranno a produrre.

L’azienda metterà sul tavolo 150 milioni di investimenti, due terzi dei quali saranno destinati all’innovazione, e potrà utilizzare lo strumento della solidarietà per evitare tagli ai posti di lavoro. I fondi per finanziare la decontribuzione dei contratti arriveranno dal decreto “Lavoro”, appena approvato dalla Camera.

«Dopo Ansaldo energia e Fincantieri abbiamo firmato l’accordo importantissimo su Electrolux», scrive a caldo su twitter, il premier Matteo Renzi che, come da prassi, è stato il primo a firmare il documento, seguito dai ministri Guidi e Poletti, dai presidenti delle regioni interessate (Serracchiani, Zaia, Errani e Maroni) e dai rappresentanti di sindacati e azienda.

Quello su Electrolux «è un accordo significativo e importante, è un nuovo modello di relazioni industriali e preserva tutti i posti di lavoro per tutta la durata del piano – ha detto il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi – . Abbiamo chiesto all’ azienda un piano serio e credibile di investimenti e l’azienda si è impegnata con un investimento di 150 milioni di euro per tutti e quattro gli stabilimenti del gruppo. Sindacati e azienda hanno dimostrato un grande senso di responsabilità in una trattativa che ha avuto momenti anche drammatici». Guidi, dopo aver ripetuto che l’accordo su Electrolux non prevede licenziamenti e esuberi e preserva il mantenimento dei quattro stabilimenti italiani, ha ricordato che «l’azienda era partita con una richiesta di riduzione dei costi per ora lavorata molto severa, perché confrontata con le condizioni del mercato del lavoro polacco. Il governo, sul prerequisito di un piano serio, si è impegnato alla decontribuzione dei contratti di solidarietà e ad un sostegno molto forte e importante sulla quota di innovazione relativi ai 150 milioni euro che l’azienda si impegna ad investire. L’accordo – ha concluso – è stato possibile grazie al grande senso di responsabilità di tutti».

Secondo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, la trattativa sulla vertenza Electrolux, «ha dimostrato che è possibile coniugare la salvaguardia dell’occupazione con gli investimenti strategici. Sono molto soddisfatto per l’esito della lunga trattativa che ha rappresentato un banco di prova per le parti ed anche per il governo il cui impegno è stato assicurato in spirito di piena collaborazione tra ministero dello Sviluppo e ministero del Lavoro».

«La firma dell’accordo su Electrolux rappresenta un grande risultato – ha dichiarato il vicepresidente della Regione Friuli Venezia Giulia ed assessore alle Attività produttive Sergio Bolzonello – Nell’auspicio che ora il voto della maestranze “suggelli” l’accordo raggiunto, ha indicato Bolzonello, la Regione Friuli Venezia Giulia conferma ancora una volta il suo impegno per assecondare la presenza e a lavorare per un “secondo” radicamento del gruppo svedese a Porcia e in Friuli Venezia Giulia. Con lo stesso impegno, la Regione sta lavorando per rendere il proprio territorio attrattivo per tutte le imprese, aumentando i fattori di competitività e di sviluppo».

«I presupposti per chiudere un buon accordo c’erano tutti, è positivo che si sia arrivati ad un’intesa che garantisce che non ci saranno licenziamenti e che saranno difesi i quattro stabilimenti italiani» commenta il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, secondo cui «a fare la differenza è stata la grande condotta dei lavoratori e dell’azienda che è stata disponibile a riscrivere i piani industriali, mentre nei primi tre mesi e mezzo dal governo Letta non arrivato nessun segnale».