Referendum costituzionale, via libera dalla Cassazione

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Si dovrà votare entro 60 giorni. Soddisfazione di Renzi. Brunetta: «ora si voti al più presto contro questa brutta riforma che divide invece di unire»

 

elezioni referendum popolare votazione mano scheda urnaDopo la richiesta avanzata dai parlamentari per l’indizione del referendum costituzionale sulla riforma appena approvata a colpi di maggioranza da parte del centro sinistra, ora pure l’inutile richiesta da parte del comitato del Sì, che ha raccolto le oltre 500.000 firme necessarie (il comitato del No non è riuscito nell’intento) è stata accolta dalla corte di Cassazione nella seduta odierna.

Ora toccherà al governo del premier Matteo Renzi indire la consultazione entro un massimo di 60 giorni e da 50 a 70 giorni per lo svolgimento. Se si accelerassero i tempi, gli italiani potrebbero votare entro i primi giorni di ottobre. Già, se si accelerassero. Ma ci sono anche coloro che frenano, visto che l’esito del risultato è tutt’altro che scontato, con i sondaggi che danno ancora un ampio margine di indecisi dinnanzi a due schieramenti praticamente equivalenti. 

Intanto, il premier Renzi, appena rientrato dalla trasferta a Rio con il suo seguito di parenti e vertici del Coni ancora speranzosi di potere portare i prossimi giochi in Italia, twitta gagliardo che «adesso possiamo dirlo, questo è il referendum degli italiani», immediatamente rimbeccato dal presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, secondo il quale «si sbaglia il premier Matteo Renzi nel ritwittare un messaggio dei Comitati per il Sì. Doveva dire che è un referendum pagato, a tutti gli effetti, dagli italiani». Ciambetti, spiega che «la Corte di Cassazione convalidando le firme raccolte dal Comitato del Sì per l’indizione del referendum costituzionale ha garantito un contributo per le spese elettorali al Comitato promotore di 500.000 euro. Trovo bizzarro che chi si erge a paladino del taglio della spesa alla politica inizi incassando mezzo milione di euro di fondi pubblici, cosa lecita, sia chiaro, perché prevista dalla legge, ma contraddittoria in sedicenti moralizzatori che passano all’incasso. Eticamente parlando siamo davanti a un comportamento censurabile nella sua disinvoltura, che lascia presagire tempi bui se mai vincessero i neocentralisti reazionari. Segnali inquietanti non mancano – conclude Ciambetti -. Il cambio dei direttori dei Tg Rai, ad esempio, è la dimostrazione di quale sia il concetto di pluralismo dei ricostituenti che alla democrazia vogliono sostituire una oligarchia delle élite».

Se dal Comitato del Sì si brinda per il via libera e per il futuro incasso di soldi pubblici, da parte del Comitato del No si affilano le armi. Uno dei più atti sostenitori del “No”, il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta, scrive sui social che «per tutti coloro i quali, forse un po’ distratti da questi primi giorni agostani, dicono che sul referendum costituzionale del prossimo autunno si deve sviluppare un dibattito sul merito, abbiamo a disposizione, già da parecchi mesi, la soluzione. Vadano online a visitare il sito internet del Comitato per il No alla riforma della Costituzione del governo Renzi, fondato dal centrodestra unito: Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia. Nella homepage – spiega Brunetta – troveranno i dieci punti del No del centrodestra unito alle “schiforme”: 1. No perché non si cambia la Costituzione con un colpo di mano di una finta maggioranza; 2. No perché quella italiana era la Costituzione di tutti; 3. No perché il referendum non potrà sanare né compensare un vizio d’origine; 4. No perché la Costituzione deve unire e non dividere; 5. No perché il combinato disposto con la legge elettorale porta a un premierato assoluto; 6. No perché saltano pesi e contrappesi; 7. No perché il nuovo Senato è solo un pasticcio; 8. No perché non funziona il riparto di competenze Stato-Regioni-Autonomie locali; 9. No perché si sostituisce il centralismo al pluralismo e alla sussidiarietà, e si crea inefficienza; 10. No perché non si valorizza il principio di responsabilità».

Brunetta supporta la sua posizione affermando che «nel sito i visitatori potranno inoltre trovare centinaia di documenti analitici, dossier, approfondimenti, focus sui falsi e millantati risparmi della “schiforma” Renzi-Boschi. Diverse le sezioni alle quali accedere, tra le quali quelle dedicate alle adesioni al Comitato, ai sondaggi, alle news e alla rassegna stampa. Consultabili, inoltre, lo statuto e l’atto costitutivo del Comitato presieduto dal presidente emerito della Corte costituzionale, Annibale Marini. Tutto questo per quanto riguarda il merito. All’aspetto strettamente “politico” del referendum confermativo ci ha pensato il presidente del Consiglio (si fa per dire), Matteo Renzi, personalizzando la riforma e l’esito della consultazione, dicendo: “se perdo mi dimetto, se non vince il Sì lascio la politica, dopo di me il diluvio”. Beh, se il premier mai eletto vuole questo, noi non abbiamo assolutamente nulla in contrario. In autunno vincerà il No e Renzi andrà a casa, andrà in esilio in quel di Rignano con i suoi cari, ripristinando la democrazia nel nostro Paese, sospesa da Monti in avanti».